Solvency II, come la riforma può aiutare la ripresa europea
In un evento in streaming organizzato da Insurance Europe, alti rappresentanti delle istituzioni continentali e top manager assicurativi hanno discusso della revisione della normativa. Preoccupano le proposte di Eiopa, che limiterebbero la capacità degli assicuratori di investire nell’economia reale e proteggere i cittadini
Un’occasione persa, se non peggio. I player del settore assicurativo europeo, riuniti nella federazione delle associazioni nazionali, Insurance Europe, sono preoccupati dalla piega che sta prendendo il processo di revisione di Solvency II. Ieri, la federazione ha pubblicato un position parer in cui ritiene che il parere di Eiopa sulla riforma rappresenti “un’opportunità persa per affrontare in modo appropriato i difetti esistenti”.
Una visione, quella di Eiopa, che, secondo il mercato, ostacolerebbe anche gli obiettivi generali dell’Unione Europea, come il Green Deal, la capital market union e il Next Generation Eu. Insurance Europe pensa che se la forma che assumerà la revisione di Solvency II dovesse essere quella proposta dal regolatore europeo, potrebbe diminuire la capacità di assunzione di rischi degli assicuratori di circa 60 miliardi di euro, cosa che ridurrebbe in modo significativo la capacità degli stessi di investire nell’economia reale. Un impatto sul capitale di quella portata limiterebbe, ad esempio, la capacità d’investimento degli assicuratori per un equivalente di 170 miliardi in equity e di circa 680 miliardi di euro in obbligazioni societarie.
UNA STORIA DI SUCCESSO
Una posizione netta approfondita e discussa in un evento in streaming, organizzato dalla federazione, intitolato Solvency II review: how to get it right and support EU recovery, che ha coinvolto alti rappresentanti delle istituzioni continentali e top manager assicurativi. Il dibattito è stato introdotto da John Berrigan, direttore di Fisma, il servizio che si occupa della stabilità finanziaria presso la Commissione Europea, che è voluto partire da un punto condiviso da tutto il settore: “Solvency II è una storia di successo che vogliamo continui e che siamo ancora in tempo a migliorare”.
Berrigan, tra le varie questioni su cui si è espresso, ha proposto “un nuovo meccanismo europeo comune di protezione dei consumatori in caso di fallimento di una compagnia”, che potrebbe aiutare a mantenere la fiducia nel settore. Questo nuovo meccanismo potrebbe essere parte di una revisione delle regole sul capitale, ma è tuttavia “improbabile che possa entrare in vigore prima del 2025”.
TROPPO CAPITALE RICHIESTO
Secondo Berrigan, non occorre toccare le basi del regime di solvibilità, ma adattare alcuni principi alla nuova realtà, soprattutto pensando alle sfide dell’economia: i tassi negativi a lungo termine, i prodotti a lunghe scadenze e gli investimenti. “L’Unione Europea – ha ricordato – ha target importanti per il Next Generation Eu e il Green Deal, e gli investimenti del settore assicurativo sono una delle chiavi per realizzarli”.
Ma sono proprio su questi temi che si concentra la preoccupazione del comparto. Volatilità, interessi negativi, prodotti a lungo termine insostenibili, richiesta di solvency ratio ancora più conservativi di quelli attuali: “il capitale richiesto è troppo alto e ci impedisce di fare il nostro mestiere”, ha detto Alban de Mailly Nesle, chief risk e investment officer di Axa France.
“Recovery fund e Green Deal – ha continuato – sono gli obiettivi che da soli l’intervento pubblico non riesce a realizzare, ecco perché serve il mercato assicurativo, ma dobbiamo avere le possibilità di agire: senza ridurre il carico di capitale, è impossibile garantire un focus a lungo termine su investimenti e protezione”.
CONTRO LA SVOLTA CONSERVATIVA DI EIOPA
I tassi negativi sono una realtà e Solvency II deve considerarli nel calcolo dell’Scr. La riduzione del risk margin proposto da Eiopa è comunque importante e va nella giusta direzione, “ma dobbiamo fare di più”, ha precisato il top manager francese. “Eiopa pretende che Solvency II sia ancora più conservativa di com’è, ma noi non ne abbiamo bisogno, siamo già i più conservativi nel mondo”, ha chiosato.
È sulla stessa linea, con ancora più nettezza, Allegra van Hövell-Patrizi, chief risk officer del gruppo Aegon, secondo cui una svolta conservativa impedirebbe al settore di offrire prodotti adeguati ai cittadini, mettendo a rischio la stabilità delle nostre società. “Esiste una volatilità artificiale che non si risolve con il volatility adjustment (Va) così com’è, anche con i correttivi già apportati”, ha spiegato van Hövell-Patrizi, aggiungendo che “il Va non riflette il quadro attuale, meno volatile di anni fa, inglobando una volatilità artificiale che sovrastima interest risk e spread risk”.
Ci si chiede cosa accadrebbe qualora la volatilità reale schizzasse come durante le crisi finanziaria e dei debiti pubblici. “Proporre una stretta conservativa che lo renderebbe ancora meno efficace sarebbe dannoso per tutti”, ha sottolineato van Hövell-Patrizi.
ALLA RICERCA DELLA PROPORZIONALITÀ
Dove invece Eiopa va nella direzione giusta è la revisione del principio di proporzionalità, che in Solvency II non è abbastanza enfatizzato. Ne sono convinti Didier Millerot, capo della divisione insurance presso Fisma, e Lionel Corre, direttore della divisione insurance del Tesoro francese. Quest’ultimo ha chiarito che la proporzionalità in Solvency II c’è in teoria, ma non funziona a livello pratico: “ci sono molte difficoltà a trasformare la proporzionalità in una pratica – ha detto – a causa di due principali barriere: occorre che ci sia più automaticità e che il calcolo dell’Scr si adegui alle necessità del principio di proporzionalità.
Ma – ha messo in guardia Corre – non possiamo neanche dividere il mercato in due, dove piccole realtà sono poco controllate e le grandi imprese invece sono iper-regolate”. La risposta potrebbe trovarsi nel terzo pilastro, nel reporting, lavorando per alzare la qualità di quello annuale e ricalibrando quello trimestrale.
UN DIFFICILE BILANCIAMENTO
Anche dalla politica si sono alzate voci contrarie alla svolta conservativa di Eiopa. Secondo Markus Ferber, deputato europeo del Partito Popolare e vice presidente della sotto-commissione agli affari fiscali, “le proposte di Eiopa sulle long-term garantees (Ltg) possono uccidere il settore, invece che renderlo più sano”.
Occorre essere più equilibrati, ha detto Ferber, “ed Eiopa non è stata grado di trovare questo bilanciamento”. Andiamo incontro a una crisi inedita, l’Unione Europea è a un punto di svolta storico e le compagnie assicurative devono essere messe nelle condizioni di lavorare e contemporaneamente le persone devono essere protette: “dobbiamo cercare una risposta win win”, ha concluso il deputato.
UNA VIGILANZA PIÙ COESA
A chiudere l’interessante dibattito è stata chiamata Irene Tinagli, parlamentare europea nelle fila dei Socialisti e Democratici e a capo dell’Econ, che è intervenuta con un videomessaggio incentrato sulle priorità per il futuro dell’Europa. Tinagli ha messo ai primi posti la capital market union e la protezione dei cittadini, spiegando che “la revisione di Solvency II è una parte importante di questo processo”.
Gli interventi sulle Ltg sono “essenziali per allineare gli investimenti delle compagnie agli obiettivi politici dell’Unione Europea”. In questo senso, ha sottolineato, “eliminare la volatilità artificiale è vitale per tutti”. Per quanto riguarda la protezione, la libertà di offrire prodotti assicurativi adeguati alla realtà “è fondamentale per un mercato sano”, ma quando il livello e la qualità della vigilanza non sono omogenei tra gli Stati membri “diventa un problema”. Ecco perché, ha concluso, occorrono “nuovi poteri di supervisione, collaborazione e scambio d’informazioni tra le autorità, con l’obiettivo di rinforzare la convergenza degli organi di vigilanza”.
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