Centro Einaudi, la ripartenza sarà incerta
Secondo l'ultima edizione del rapporto sull'economia globale, realizzato insieme a Intesa Sanpaolo, le conseguenze della pandemia si faranno sentire ancora a lungo
L'Italia si avvia alla ripartenza con molta incertezza. Nonostante la fiducia dei primi mesi e le risorse messe a disposizione dall'Unione Europea, l'uscita dall'emergenza coronavirus non sarà affatto facile. E i segni della pandemia si faranno sentire ancora a lungo. “La ripresa non sarà semplice, nonostante i 191,5 miliardi di euro del recovery plan europeo”, si legge nelle pagine della 25esima edizione del Rapporto sull'economia globale e l'Italia, realizzato dal Centro Einaudi in collaborazione con Intesa Sanpaolo e presentato questa mattina a Torino.
Lo studio evidenzia in particolare le ripercussioni che la pandemia ha avuto (e sta tuttora avendo) sul nostro tessuto sociale e produttivo. La quota dei Neet, ossia i giovani che non studiano, non lavorano e non seguono corsi di aggiornamento professionale, è arrivata per esempio a sfiorare il 22%. L'evoluzione delle abitudini sociali, a cominciare dalla digitalizzazione, ha poi determinato una richiesta di nuove competenze che l'attuale forza lavoro rischia di non poter garantire: il risultato che ora, secondo i dati del rapporto, 1,5 milioni di occupati potrebbero non solo non ritrovare il proprio posto di lavoro, ma anche finire a ingrossare le fila della disoccupazione perché sprovvisti delle competenze adesso richieste dal mercato.
Lo scenario appare dunque segnato da una certa fragilità. E non soltanto in Italia. Una stima della Banca Mondiale ha parlato di una perdita di 300 milioni di posti di lavoro e 12-15mila miliardi di dollari in tutto il mondo. Il Pil globale è calato lo scorso anno del 5,2%, mettendo a segno il peggior risultato degli ultimi ottant’anni. E sempre la Banca Mondiale ha annunciato che entro il 2021 le persone in condizione di povertà assoluta cresceranno di almeno 150 milioni di unità.
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