La constatazione amichevole mette in difficoltà un italiano su due
I più informati sono i torinesi, mentre veronesi e fiorentini vanno nel panico
06/09/2012
In caso di incidente stradale, le parti in causa sono tenute a compilare la cosiddetta constatazione amichevole" ovvero il Cai, un modulo prestampato in cui vanno inserite le principali coordinate dell'incidente, i dettagli delle singole automobili e i dati personali dei soggetti coinvolti. Sulla carta tutto molto semplice, ma a seguito di un sinistro le cose sembrano complicarsi, almeno per il 50% degli italiani che ammette di trovarsi in seria difficoltà.
Da un'indagine svolta dal Centro studi e documentazione di Direct Line, emerge infatti che un terzo dei nostri connazionali, in preda all'ansia, finisce per sbagliare o dimenticare alcuni dati, il 7% chiama un famigliare per chiedere aiuto, il 7% fa appello alla polizia stradale, mentre il 6% del campione, sbagliando, pensa sia sufficiente limitarsi a trascrivere solo la targa dell'auto.
Eppure si tratta un documento fondamenatle per il riconoscimento dell'accaduto e vincolante per le parti coinvolte. Il Cai infatti serve alle compagnie assicurative per certificare la dinamica dell'incidente e i dati immessi non possono essere modificati a posteriori, neanche giustificando l'assenza di lucidità del momento. Omettere dei dati o inserire dati imprecisi, può compromettere la giusta determinazione dei fatti, la conseguente attribuzione di responsabilità e tradursi in un allungamento dei tempi.
La ricerca Direct Line offre anche una fotografia regionale dei cittadini più informati in materia di constatazione amichevole, da cui emerge che i più "bravi" sono torinesi (64%), cagliaritani (58%) e bresciani (56%), mentre a Verona (36%), Firenze (35%) e Roma (31%) si trovano gli automobilisti meno esperti. Per quanto riguarda le altre voci del sondaggio, il 12% dei palermitani si affida ad un aiuto da casa, il 13% dei bolognesi si sente più sicuro a chiamare la polizia locale mentre il 23% dei milanesi si fa prendere dal panico.
Da un'indagine svolta dal Centro studi e documentazione di Direct Line, emerge infatti che un terzo dei nostri connazionali, in preda all'ansia, finisce per sbagliare o dimenticare alcuni dati, il 7% chiama un famigliare per chiedere aiuto, il 7% fa appello alla polizia stradale, mentre il 6% del campione, sbagliando, pensa sia sufficiente limitarsi a trascrivere solo la targa dell'auto.
Eppure si tratta un documento fondamenatle per il riconoscimento dell'accaduto e vincolante per le parti coinvolte. Il Cai infatti serve alle compagnie assicurative per certificare la dinamica dell'incidente e i dati immessi non possono essere modificati a posteriori, neanche giustificando l'assenza di lucidità del momento. Omettere dei dati o inserire dati imprecisi, può compromettere la giusta determinazione dei fatti, la conseguente attribuzione di responsabilità e tradursi in un allungamento dei tempi.
La ricerca Direct Line offre anche una fotografia regionale dei cittadini più informati in materia di constatazione amichevole, da cui emerge che i più "bravi" sono torinesi (64%), cagliaritani (58%) e bresciani (56%), mentre a Verona (36%), Firenze (35%) e Roma (31%) si trovano gli automobilisti meno esperti. Per quanto riguarda le altre voci del sondaggio, il 12% dei palermitani si affida ad un aiuto da casa, il 13% dei bolognesi si sente più sicuro a chiamare la polizia locale mentre il 23% dei milanesi si fa prendere dal panico.
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