Il focus di Sace sulla situazione libica
Dopo la vittoria liberale, l'economia è in ripresa trainata dal petrolio, ma rimane il problema sicurezza
19/07/2012
A pochi giorni dalle prime elezioni libere dopo sessant'anni di dittatura e alla vittoria del fronte liberale, l'ufficio studi di Sace propone una fotografia della situazione politico-economica della Libia che restituisce luci e ombre.
Il primo dato eclatante è che la coalizione guidata dell'ex primo ministro ad interim Jibril controlla 39 degli 80 seggi riservati ai partiti, rispetto ai 17 assegnati ai Fratelli Mussulmani, una performance, quella dei partiti islamici, in netta controtendenza rispetto agli altri paesi della primavera araba, in primis Tunisia ed Egitto. Gli equilibri complessivi dell'Assemblea sono tuttavia ancora incerti e molto dipenderà dall'orientamento dei 120 canditati indipendenti. Una vera e propria incognita è rappresentata dalle istanze federaliste, visto che dalla caduta del regime, attivisti della regione orientale della Cirenaica hanno rivendicato una maggiore autonomia amministrativa e giudiziaria. La conclusione del processo di transizione è prevista nel 2013 con le elezioni parlamentari e presidenziali e con la promulgazione della nuova costituzione.
Da un punto di vista economico invece, dopo la battuta d'arresto determinata dalla guerra civile, nel 2012 il Pil libico è tornato a crescere, grazie soprattutto alla ripresa del business petrolifero e al forte sostegno alla domanda interna da parte della spesa pubblica. Il governo continuerà a destinare per tutto quest'anno circa 21 miliardi di euro alle spese correnti (mantenimento dei sussidi alimentari ed energetici, salari pubblici), contro i 12 miliardi previasti per i progetti di ricostruzione, su un budget totale di 44 miliardi.
Posto che secondo le autorità locali il settore petrolifero tornerà ai livelli pre-crisi entro la fine del 2012, le priorità nel medio termine riguarderanno il potenziamento delle infrastrutture, lo sviluppo del settore finanziario e la riduzione della dipendenza dall'oil&gas.
Nel frattempo prosegue la graduale rimozione delle sanzioni internazionali, mentre permangono alcune restrizioni, in particolare in ambito europeo, nei confronti di individui ed entità libiche.
Sul fronte sicurezza, la situazione sembra più delicata e instabile. Nonostante le elezioni si siano svolte complessivamente in modo regolare, il permanere di tensioni regionali e tribali alimenta scontri ed episodi di violenza che hanno interessato anche uffici governativi, infrastrutture chiave come l'aeroporto di Tripoli e obiettivi stranieri come le missioni diplomatiche e della Croce Rossa. Settori strategici come quello degli idrocarburi non sono immuni da tali fragilità e risentono della mancanza di un adeguato consolidamento delle forze di sicurezza nazionali. Le funzioni di ordine pubblico sono infatti attualmente gestite a livello locale e regionale da parte di gruppi e milizie non interamente sotto il controllo delle autorità centrali. Il tema della sicurezza dipende anche dall'ampia diffusione di armi tra la popolazione e dall'implementazione di politiche di disarmo e di reintegro delle milizie nella società civile.
Il primo dato eclatante è che la coalizione guidata dell'ex primo ministro ad interim Jibril controlla 39 degli 80 seggi riservati ai partiti, rispetto ai 17 assegnati ai Fratelli Mussulmani, una performance, quella dei partiti islamici, in netta controtendenza rispetto agli altri paesi della primavera araba, in primis Tunisia ed Egitto. Gli equilibri complessivi dell'Assemblea sono tuttavia ancora incerti e molto dipenderà dall'orientamento dei 120 canditati indipendenti. Una vera e propria incognita è rappresentata dalle istanze federaliste, visto che dalla caduta del regime, attivisti della regione orientale della Cirenaica hanno rivendicato una maggiore autonomia amministrativa e giudiziaria. La conclusione del processo di transizione è prevista nel 2013 con le elezioni parlamentari e presidenziali e con la promulgazione della nuova costituzione.
Da un punto di vista economico invece, dopo la battuta d'arresto determinata dalla guerra civile, nel 2012 il Pil libico è tornato a crescere, grazie soprattutto alla ripresa del business petrolifero e al forte sostegno alla domanda interna da parte della spesa pubblica. Il governo continuerà a destinare per tutto quest'anno circa 21 miliardi di euro alle spese correnti (mantenimento dei sussidi alimentari ed energetici, salari pubblici), contro i 12 miliardi previasti per i progetti di ricostruzione, su un budget totale di 44 miliardi.
Posto che secondo le autorità locali il settore petrolifero tornerà ai livelli pre-crisi entro la fine del 2012, le priorità nel medio termine riguarderanno il potenziamento delle infrastrutture, lo sviluppo del settore finanziario e la riduzione della dipendenza dall'oil&gas.
Nel frattempo prosegue la graduale rimozione delle sanzioni internazionali, mentre permangono alcune restrizioni, in particolare in ambito europeo, nei confronti di individui ed entità libiche.
Sul fronte sicurezza, la situazione sembra più delicata e instabile. Nonostante le elezioni si siano svolte complessivamente in modo regolare, il permanere di tensioni regionali e tribali alimenta scontri ed episodi di violenza che hanno interessato anche uffici governativi, infrastrutture chiave come l'aeroporto di Tripoli e obiettivi stranieri come le missioni diplomatiche e della Croce Rossa. Settori strategici come quello degli idrocarburi non sono immuni da tali fragilità e risentono della mancanza di un adeguato consolidamento delle forze di sicurezza nazionali. Le funzioni di ordine pubblico sono infatti attualmente gestite a livello locale e regionale da parte di gruppi e milizie non interamente sotto il controllo delle autorità centrali. Il tema della sicurezza dipende anche dall'ampia diffusione di armi tra la popolazione e dall'implementazione di politiche di disarmo e di reintegro delle milizie nella società civile.
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