Le liberalizzazioni nella Rca
Le perplessità dell’Ania sulle proposte, circolate in questi giorni, che riguardano la struttura del risarcimento diretto, la lotta alle frodi e la distribuzione di prodotti assicurativi
19/01/2012
A cura di Massimo Treffiletti
Responsabile Area sinistri auto Ania
Quando si parla di liberalizzazioni, il pensiero corre subito a provvedimenti che consentano al cittadino l’acquisizione di beni servizi a condizioni più vantaggiose grazie ad una maggiore concorrenza fra gli operatori del settore. Quest’idea, applicata ai servizi bancari e assicurativi, dovrebbe produrre un unico risultato: l’abbassamento dei costi bancari e delle polizze assicurative. Ma stiamo veramente andando in questa direzione?
Tra le proposte del Governo che stanno circolando in questi giorni in materia di liberalizzazioni rientrano vari interventi in materia di assicurazione r.c. auto e disposizioni sulla distribuzione assicurativa.
Dando per acclarato che il particolare momento socio-economico che stiamo vivendo, non può che trovare tutti concordi rispetto ad interventi normativi finalizzati a produrre vantaggi effettivi ai consumatori, nella materia della rc auto, già liberalizzata dal 1994, gli unici interventi possibili sono quelli che consentano di escludere i costi impropri dei risarcimenti garantendo al danneggiato un giusto risarcimento e all’assicurato un premio assicurativo economicamente sostenibile.
I fattori critici che causano costi eccessivi dei risarcimenti (14,5 miliardi di euro all’anno) sono purtroppo sempre gli stessi e sono ormai noti sia alle Istituzioni che all’opinione pubblica:
- l’assenza di strumenti efficaci per combattere le frodi;
- l’abnorme numero dei danni alla persona di lievissima entità di origine speculativa;
- il ritardo nell’emanazione della disciplina per il risarcimento dei danni alla persona di più grave entità;
- le norme tecnicamente sbagliate come quella che ha alterato il sistema bonus/malus;
- i danni gonfiati dalle carrozzerie;
- le incertezze normative e giurisprudenziali che hanno minato il sistema di risarcimento diretto;
- le carenze ed i ritardi della giustizia civile.
Al di là delle suddette aree di intervento, che rappresentano le uniche e possibili liberalizzazioni nella rc auto, destano invece perplessità le proposte circolate in questi giorni relative ad interventi sulla struttura del risarcimento diretto, sulla lotta alle frodi e sulla distribuzione di prodotti assicurativi.
Le modifiche alla procedura di risarcimento diretto prevedono l’esclusione dalla procedura dei danni alla persona di lieve entità subiti dal conducente ed una revisione del meccanismo di rimborso forfetario, con attribuzione all’ISVAP della competenza nella fissazione dei forfait (quasi a delegittimare il Comitato Ministeriale che se ne è occupato in questi anni) .
L’impostazione ipotizzata dal Governo appare illogica, burocratica ed inutile rispetto agli obiettivi di contenimento del costo dei sinistri e dei premi assicurativi.
Anziché rivisitare i criteri risarcitori delle lesioni lievissime che non risultino strumentalmente accertabili (unico sistema per ridurre le speculazioni sul colpo di frusta cervicale), si ritiene che affidare la gestione del danno alla persona all’assicuratore del veicolo responsabile anziché all’assicuratore diretto possa comportare dei vantaggi in termini di costo del risarcimento.
Se tale provvedimento dovesse andare in porto la realtà sarà ben diversa e, all’assenza di risparmi sui costi di liquidazione del sinistro, che verrebbero peraltro gravati da maggiori oneri aggiuntivi derivanti dal sicuro aumento del contenzioso si aggiungerebbero probabili disservizi all’utenza derivanti da una doppia gestione del danno (Assicuratore diretto per i danni al veicolo e assicuratore di rc per i danni alla persona).
Anche in tema di repressione delle truffe, le proposte del Governo sembrano più ispirate alla pura burocrazia che al senso pratico a cui occorrerebbe fare riferimento quando si parla di lotta alle frodi.
Nel disegno di legge non si legge infatti una sola riga che affronti i veri problemi che il settore ha più volte evidenziato:
- creazione di un’agenzia pubblica dotata di poteri investigativi sulle frodi assicurative;
- superamento degli ostacoli posti dalla normativa sulla privacy alle indagini che le imprese assicuratrici devono porre in essere per scoprire tentativi di frode;
- tempi dei processi penali dove la prescrizione rappresenta l’esito più probabile di ogni processo.
Lasciano infine increduli le proposte volte ad impedire alle imprese assicuratrici la distribuzione diretta di prodotti e servizi. Si tratterebbe di un provvedimento inaccettabile che non si riscontra in nessun altro settore merceologico.
Vietare la vendita diretta dei propri prodotti danneggerebbe milioni di italiani che oggi acquistano, con soddisfazione, le polizze sui siti internet delle imprese di assicurazione. Verrebbe così vanificata la più significativa innovazione nelle modalità di offerta dei prodotti assicurativi che negli ultimi anni ha determinato un forte aumento della concorrenza.
Con questi presupposti viene veramente da chiedersi se dietro al termine liberalizzazioni non si nasconda la parola burocrazia.
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