L’assicurazione italiana: prove tecniche di sviluppo
Il settore assicurativo ha cambiato pelle e acquistato un’inedita centralità: merito di un legislatore più aperto ma anche di shock finanziari e normativi che hanno imposto un scatto competitivo. L’Ania prova a guardare ancora oltre, con la consapevolezza che lo scenario economico e finanziario è sempre più in movimento
10/07/2015
Pur in una situazione economica ancora difficile, in cui è complesso persino fare previsioni a tre giorni (lunedì prossimo la Grecia potrebbe essere fuori dall’euro e in Cina potrebbe continuare il crollo dei listini), le assicurazioni in Italia e nel mondo mostrano non solo resilienza, ma anche un certo dinamismo.
Lo dimostrano i tanti numeri esposti da Ania nel corso della presentazione milanese dell’ampio volume, "L’assicurazione italiana 2014-2015", che come ogni anno approfondisce non solo i temi strettamente legati al mondo assicurativo, ma anche alcuni aspetti macroeconomici e finanziari che hanno influenzato (e influenzeranno) il settore dei rischi.
L’appuntamento di Milano segue l’assemblea generale dell’associazione guidata da Aldo Minucci, tenutasi lo scorso 2 luglio a Roma, e solitamente ha un carattere più tecnico e analitico, in confronto all’evento romano che invece è più istituzionale.
Nelle relazioni presentate dai vari responsabili delle aree (Sergio Desantis, attuariato e statistiche; Luigi De Falco, vita e welfare; Umberto Guidoni, auto e Fondazione Ania), dal direttore generale, Dario Focarelli, e nell’intervento-intervista di Minucci, è netta la percezione di una crescente importanza del ruolo del mondo assicurativo nell’economia italiana, ma anche, nel confronto con l’estero, delle peculiarità: l’esplosione del ramo vita, nel risultato e nelle quantità di risparmi raccolti, è un unicum degli ultimi due anni. Contemporaneamente, però, in Italia i rami danni non auto continuano a essere il fanalino di coda in Europa.
LE PREVISIONI IN UN MONDO CHE CAMBIA
Per il 2015, Ania prevede numeri in linea con la crescita degli ultimi anni, anche se cominciano a vedersi i primi segnali di rallentamento.
Il totale dei premi dovrebbe toccare i 156 miliardi di euro, per una crescita dell’8,8% (143 miliardi, +10,6% nel 2014); il ramo vita crescerà del 12%, a fronte di un aumento nel 2014 che era stato del 30%, mentre i rami danni continueranno a calare dell’1,9% (-2,7%) a causa della continua discesa dell’Rc auto (-6,5%), in linea con lo scorso anno. Questi dati, però, dipenderanno da molti fattori, come ha spiegato Focarelli nel suo intervento. In primis dalla crescita della zona euro, prevista (a oggi) all’1,4% per l’anno in corso e al 2,1% per il 2016 (dati Ocse). “Si tratta di scenari di giugno – ha precisato Focarelli – che non tengono conto, se non in modo marginale, della crisi ellenica”. L’Italia porterà il suo contributo con un modesto +0,5%-0,6%, ma il dibattito tra Fmi e Ocse resta aperto sul driver di crescita: saranno i consumi o gli investimenti a trainare il nostro Paese? “Il primo trimestre – ha detto Focarelli – mostra una ripresa della fiducia delle imprese e quindi degli investimenti”.
Ma, si diceva, a livello finanziario le cose stanno già un po’ cambiando. Fino ad aprile, l’azionario cresceva tantissimo e le immissioni di liquidità della Bce favorivano tassi bassi e calo della volatilità. Poi l’umore finanziario è cambiato: il rendimento dei bond governativi è leggermente aumentato ed è ripresa la volatilità sulle piazze. “Nel 2014 – ha ricordato Focarelli – gli italiani hanno venduto bond e acquistato polizze (vita, ndr) e fondi comuni a un ritmo di quattro miliardi di euro al mese. In totale sono circa 520 i miliardi di euro detenuti dalle famiglie in polizze, pari al 13% del patrimonio personale: la stessa cifra presente nei depositi bancari. Questo fa delle assicurazioni i principali investitori istituzionali: la cosa ci inorgoglisce e ci dà grandi responsabilità”.
LA STAGIONE DEL DIALOGO CON IL GOVERNO
Un’industria, quindi, con una solidità patrimoniale molto forte che acquista sempre più centralità nelle dinamiche economiche del Paese. L’incidenza del settore sul Pil è stata dell’8,9% nel 2014 (prima della Germania ma dopo Francia e Uk) e dovrebbe attestarsi al 9,6% nel 2015, grazie alla crescita del vita (i rami danni restano al 2%). “I temi della salute, del welfare, delle catastrofi naturali stanno diventando un terreno di interlocuzione continua con i governi che si sono succeduti in questi ultimi tre anni: è stato un significativo cambiamento”, ha sottolineato il presidente di Ania, Aldo Minucci. Anche in conseguenza di questa nuova stagione di dialogo, le assicurazioni hanno potuto incanalare, nel 2014, 12 miliardi di euro in investimenti alternativi che hanno finanziato l’economia reale. È un piccolo passo rispetto ai 600 miliardi di riserve ma è stato possibile grazie alla normativa che sta evolvendo. “Nel ramo vita – ha spiegato Minucci – le compagnie dovranno diversificare sempre di più gli investimenti e inserire una quota maggiore di rischiosità nei portafogli: è necessario che i clienti capiscano che la componente di rischio è essenziale per mantenere i rendimenti del mondo assicurativo, storicamente appetibili”.
Discorso a parte, come sempre, merita l’Rc auto. Nel 2014 le compagnie hanno incassato un miliardo e 300 milioni di premi in meno, un calo del 6,5% che si riconfermerà uguale quest’anno, e che segue quello del 7% del 2013. “I premi – ha ribadito Minucci – calano costantemente dal 2012, ma la frequenza sinistri, per la prima volta, da gennaio a marzo è tornata a salire. Lo ripetiamo ancora: senza una rapida approvazione del ddl Concorrenza e di alcuni storici correttivi nei risarcimenti e nella gestione del sinistro, la dinamica di riduzione dei premi potrebbe arrestarsi”.
SCOMPAIONO LE ASIMMETRIE INFORMATIVE
A conclusione del pomeriggio, si è tenuta una breve tavola rotonda a cui hanno partecipato Anthony Bradshaw, dg di Allianz Italia; Maurizio Cappiello, dg di Axa Italia e Philippe Donnet, ad di Generali Italia. Tra l’arrivo di Solvency II, la rivoluzione tecnologica e il ridisegno della distribuzione, il prossimo anno le compagnie saranno chiamate e nuovi impegni.
“Non può più esistere un business dove vi siano asimmetrie informative tra venditore e cliente”, ha sentenziato Bradshaw. “La trasparenza – ha continuato – deve guidare il rapporto assicuratore e assicurato”.
Una trasparenza che passa anche dalla conoscenza e dall’uso dei dati. Secondo Generali, per esempio, le informazioni e la tecnologia permettono già una nuova relazione con i clienti, basata sui contatti mirati. “Bisogna vedere il cliente – ha detto Donnet – quando è importante farlo: i big data ci dicono quando lo è”.
Ma il contatto principale resta l’intermediario classico, a cui però si chiede sempre più professionalità e capacità di fornire vera consulenza. “Nel mercato dell’offerta – ha concluso Cappiello –, stiamo trasformando le nostre reti attraverso la tecnologia e la formazione. Tecnologia per i servizi e formazione per la consulenza”.
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