Cyberbullismo, cresce la preoccupazione in Europa
I fenomeni di violenza su internet si moltiplicano e colpiscono vittime sempre più giovani. Arag ha presentato uno studio internazionale
08/07/2016
“Modelli di comportamento incentrati sulla sistematica violazione dei diritti personali sono dimostrati, appresi e applicati attraverso il cyberbullismo e la cyber-violenza”. È questa sentenza pronunciata da Paul-Otto Fassbender, ceo del gruppo Arag, a commento dello studio commissionato dall’assicuratore attivo nel ramo della tutela legale, sul fenomeno del bullismo su internet.
I risultati dell’Arag Digital Risks Survey, questo il titolo della ricerca, rivelano che la diffusione del cyberbullismo è connessa con la crescente digitalizzazione della società, che a sua volta comporta la necessità di affrontare nuovi rischi. Arag ha quindi chiesto a un gruppo di esperti internazionali di delineare la questione, comprendendo nell’indagine Gran Bretagna, Italia, Paesi Bassi, Norvegia, Polonia, Spagna e Stati Uniti. Il cyberbullismo è stato definito una bomba a orologeria su internet, pronta a esplodere.
I bambini e adolescenti sono le categorie più esposte ai rischi più gravi perché non hanno spesso gli strumenti intellettuali per elaborare ciò che accade loro. L’84% degli esperti intervistati da Arag considera i potenziali effetti negativi difficile da calcolare. L’esposizione di queste categorie è costante perché le connessioni sono dovunque e quindi la tipologia di attacchi arriva da fonti sempre diverse, lasciando bambini e adolescenti sostanzialmente senza un rifugio sicuro.
Stupirà in parte sentirlo dire, ma anche in ambito business il cyberbullismo sta aumentando a ritmo sostenuto, tanto che la quasi totalità degli studiosi dell’argomento intervistati sostiene che il fenomeno aumenterà progressivamente, a livello internazionale, anche nelle aziende. In questo caso gli esperti suggeriscono l’emanazione di una cyberbullyng law che permetta di coprire anche il cyberbullismo in ambito business.
Più in generale, invece, una delle risposte che si possono dare è attivare la possibilità di richiesta d’aiuto sui social network. I provider dovrebbero installare obbligatoriamente un pulsante Sos, a disposizione delle persone che si sentono indifese ed esposte ad attacchi: ogni episodio di bullismo dovrebbe essere segnalato ai provider, in maniera rapida e chiara.
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