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Ivass, semaforo rosso per Cblie

La compagnia irlandese non può assumere nuovi affari. Sul fronte opposto, è appena stata riabilitata Onix Asigurari

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Dal 19 febbraio Cbl Insurance Europe (Cblie) non potrà più sottoscrivere nuove polizze in Italia. L’Ivass ha reso noto che per la compagnia assicurativa irlandese, abilitata a operare nel nostro Paese in regime di stabilimento in alcuni rami danni (tra cui quello Cauzioni) è in vigore “il divieto di assunzione di nuovi affari con effetto immediato, fino a nuovo avviso”.  Cbl Insurance Europe è una sussidiaria interamente controllata da Cbl corporation limited, compagnia costituita e domiciliata in Nuova Zelanda. L’Autorità di vigilanza irlandese, in un comunicato, ha precisato che “Cblie continua a operare, e le polizze in essere continuano a restare in vigore”.
Per una compagnia che riceve il semaforo rosso c’è n’è un’altra che è stata riabilitata. Si tratta della romena Onix Asigurari. L’Ivass, il 20 dicembre 2013, aveva emanato un provvedimento di divieto di assunzione di nuovi affari. Tale provvedimento, tuttavia, ha perso efficacia dal 17 gennaio di quest’anno, in seguito alla comunicazione dell’autorità romena che ha concluso positivamente l’iter di verifica presso gli azionisti.
Va ricordato che Onix aveva presentato un ricorso (poi rigettato dalla Corte di giustizia Ue) contro il divieto dell’Ivass di stipulare contratti in Italia. Assicuratore di diritto romeno, Onix Asigurari ha svolto la propria attività anche in favore di diverse istituzioni pubbliche italiane nel ramo cauzioni. Secondo l’Ivass, però, la società era sostanzialmente sotto il controllo di un cittadino italiano che non poteva svolgere l’attività in quanto condannato per un delitto ai danni dello Stato, nonché radiato dal Rui per mancato possesso dei requisiti finanziari minimi. La scelta della Romania come sede sociale, questa la tesi dell’Ivass, sarebbe stata dovuta proprio alla volontà di sottrarsi alla legislazione italiana, continuando a esercitare in Italia in virtù del principio della libera prestazione dei servizi. L’Ivass aveva quindi riscontrato un rischio per gli assicurati, e in primo luogo per gli enti pubblici italiani. La Onix aveva però contestato il divieto, presentando ricorso prima al Tar del Lazio e poi al Consiglio di Stato. Successivamente la causa è approdata davanti ai giudici Ue.
Nel novembre 2016 l’avvocatura generale della Corte Ue aveva stabilito che l’Ivass  può vietare a una compagnia di altro Paese comunitario di stipulare contratti in Italia se ci sono rischi per gli assicurati, senza violare le norme Ue sulla libertà di stabilimento. Nelle sue conclusioni, l’avvocato generale Yves Bot aveva dato ragione all’Ivass proponendo un’interpretazione della Terza direttiva assicurazione non vita, al fine di evitare situazioni di abuso del diritto alla libera prestazione dei servizi. Questa prevede una procedura d’urgenza che consente agli Stati membri di vietare, in via preventiva, a una certa compagnia assicuratrice straniera la conclusione di nuovi contratti assicurativi quando c’è l’esistenza di un rischio per gli assicurati. Per questa ragione, e indipendentemente dalla mancanza delle condizioni per operare sul mercato, l’avvocato generale aveva concluso che Onix poteva essere destinataria di misure restrittive da parte dell’Ivass.

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