Processo Fonsai, tutto da rifare
La corte d’appello di Torino ha ammesso la domanda di incompetenza territoriale. Condanne annullate, si ripartirà a Milano dal primo grado
12/03/2019
Torino non ha la competenza territoriale: bisogna traslocare a Milano. Dovrà ripartire da zero il processo sulla gestione Ligresti di Fondiaria Sai, che ha messo sotto la lente della magistratura i bilanci del 2010 della compagnia. Questa mattina la corte d’appello del capoluogo piemontese ha accolto l’eccezione sollevata dai difensori, dichiarando l’incompetenza territoriale. Annullate, dunque, le condanne in primo grado per falso in bilancio e aggiotaggio emesse nei confronti dell’ormai defunto Salvatore Ligresti, ex patron di Premafin (holding di controllo della compagnia assicurativa), di sua figlia Jonella, nonché dell’ex amministratore delegato Fausto Marchionni, e del revisore contabile Riccardo Ottaviani. Ora il processo dovrà quindi ripartire nuovamente dal primo grado, questa volta presso il tribunale di Milano.
Le indagini su Fondiaria Sai risalgono al 2013. L’accusa per i Ligresti era di falso in bilancio e aggiotaggio. Secondo gli investigatori, gli accusati avevano ridotto le riserve della compagnia senza informarne i soci e provocando un passivo di 800 milioni di euro.
Le condanne erano arrivate nel 2016. A Salvatore Ligresti era stata inflitta una pena di sei anni di reclusione; per sua figlia Jonella cinque anni e otto mesi; Marchionni e Ottaviani, erano stati condannati rispettivamente a cinque anni e tre mesi e due anni e sei mesi, mentre l’ex vicepresidente Antonio Talarico e l’altro revisore dei conti, Ambrogio Virgilio erano stati assolti: per questi ultimi, i giudici di appello hanno confermato la decisione, ritenendo inammissibile il ricorso presentato dalle parti civili. Anche UnipolSai era stata condannata a risarcire le 2.343 parti civili costituite. Il danno doveva essere stabilito da un giudice civile, ma la stima dei consulenti era di almeno 256 milioni di euro.
Le indagini su Fondiaria Sai risalgono al 2013. L’accusa per i Ligresti era di falso in bilancio e aggiotaggio. Secondo gli investigatori, gli accusati avevano ridotto le riserve della compagnia senza informarne i soci e provocando un passivo di 800 milioni di euro.
Le condanne erano arrivate nel 2016. A Salvatore Ligresti era stata inflitta una pena di sei anni di reclusione; per sua figlia Jonella cinque anni e otto mesi; Marchionni e Ottaviani, erano stati condannati rispettivamente a cinque anni e tre mesi e due anni e sei mesi, mentre l’ex vicepresidente Antonio Talarico e l’altro revisore dei conti, Ambrogio Virgilio erano stati assolti: per questi ultimi, i giudici di appello hanno confermato la decisione, ritenendo inammissibile il ricorso presentato dalle parti civili. Anche UnipolSai era stata condannata a risarcire le 2.343 parti civili costituite. Il danno doveva essere stabilito da un giudice civile, ma la stima dei consulenti era di almeno 256 milioni di euro.
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