Digitalizzare la sanità a costo (quasi) zero
La riforma Gelli passa attraverso un complessivo ammodernamento dell'organizzazione delle strutture sanitarie e l’adozione di un sistema di gestione del rischio: passaggio necessario è l’adozione di processi di digitalizzazione delle attività per cui oggi sono previste agevolazioni finanziarie
16/01/2018
“Ѐ necessario passare dalla documentazione sanitaria cartacea, che è da terzo mondo, a quella elettronica”: sono parole pronunciate dall’on. Federico Gelli intervenuto al recente dibattito organizzato da Assiteca sulla sua legge. In altre parole, in attesa dei decreti attuativi di gennaio 2018, l’onorevole esorta esplicitamente il mondo sanitario a vincere l’inerzia attendista avviando quel processo di ammodernamento ed efficientamento strutturale che è presupposto inderogabile per realizzare un adeguato processo di Enterprise risk management (Erm) volto, oltre che al contenimento del rischio, a introdurre nelle strutture sanitarie maggiore efficienza misurabile in termini di riduzione dei costi e aumento dei ricavi.
Ѐ un assunto evidente e non controverso che l’aumento della digitalizzazione porti un beneficio immediato tanto in termini di riduzione del rischio operativo riconducile all’errore umano, quanto in termini di aumento di efficienza operativa ed economica. Non è però altrettanto evidente quale sia l’essenza e lo scopo ultimo di un robusto processo di digitalizzazione. Cerchiamo di fare un po’ di chiarezza.
Puntare a strutture sanitarie più efficienti
Il primo aspetto che deve essere menzionato è che la digitalizzazione non è una meta bensì una tappa intermedia finalizzata a creare i presupposti di un programma di efficientamento. La disponibilità di flussi informativi rende infatti possibile l’automazione di molte componenti della governance aziendale e il monitoraggio in tempo reale di Kri/Kpi a supporto della gestione strategica e operativa. La disponibilità di database organizzati e strutturati permette inoltre la calibrazione di modelli quantitativi di stima che, nel tempo, possono diventare estremamente sofisticati. Entrambi gli aspetti menzionati sono essenziali per la gestione del rischio in sanità e per arrivare alla calmierazione dei premi assicurativi, ovvero per porre in essere “analoghe misure” alla copertura assicurativa. A ciò si aggiunge la possibilità di aumentare la trasparenza del sistema sanitario, che si traduce nella capacità di fornire in tempi rapidi la documentazione sanitaria al paziente che ne faccia richiesta. I limiti di consegna della documentazione sono per altro già chiaramente fissati dalla legge Gelli che all’art. 4 indica il termine massimo in sette giorni. Tale previsione è incoerente con processi e procedure che non utilizzino strumenti di digitalizzazione e, infatti, oggi molte strutture sanitarie sono ampiamente inadempienti in relazione a tale previsione.
Digitalizzare non è solo dematerializzare
Va ora chiarito in che cosa si concreti un progetto di digitalizzazione e la differenza tra dematerializzazione delle informazioni e digitalizzazione. Dematerializzare le informazioni significa eliminare la documentazione cartacea a favore di quella elettronica. Questo porta innegabile valore aggiunto facilitando, ad esempio, operazioni di backup e di condivisione delle informazioni, ma di per sé non ha ricadute positive apprezzabili su processi e procedure. Il pieno valore aggiunto si ha introducendo la digitalizzazione in senso proprio, che si fonda in primis sulla re-ingenierizzazione di processi e procedure aziendali per renderli snelli ed efficienti. In ambito sanitario, quanto sopra traduce la differenza tra cartella clinica informatica e cartella clinica digitale.
Ѐ quindi evidente il legame biunivoco esistente tra progetti di digitalizzazione, che re-ingenierizzano i processi e le procedure aziendali, e progetti di Erm, che fanno perno su dati e informazioni dematerializzate per poter efficientare processi procedure e controlli: un progetto Erm non ha piena efficacia se non accompagnato alla digitalizzazione e, allo stesso modo, un progetto di dematerializzazione perde valore se non inserito in un contesto di ripensamento procedurale con approccio Erm.
Come finanziare l’innovazione
Altro aspetto di rilievo per passare dal piano ipotetico a quello fattivo è la sostenibilità economica dell’intervento da parte delle strutture sanitarie con particolare riferimento a quelle medio – piccole. A tal proposito va ricordato che esistono numerosi strumenti di finanziamento degli investimenti effettuati dalle strutture per il proprio efficientamento resta quindi solo da individuare, caso per caso, la combinazione di strumenti ottimale sulla base delle caratteristiche aziendali (posizione geografica, tipologia e forma organizzativa, dimensione aziendale etc…) e del tipo di intervento effettuato (componente consulenziale e informatica dell’attività, comparazione dell’entità dell’intervento con analoghi investimenti effettuati negli anni precedenti, coinvolgimento del personale interno etc…).
In estrema sintesi le principali opportunità di finanziamento sono:
Ѐ un assunto evidente e non controverso che l’aumento della digitalizzazione porti un beneficio immediato tanto in termini di riduzione del rischio operativo riconducile all’errore umano, quanto in termini di aumento di efficienza operativa ed economica. Non è però altrettanto evidente quale sia l’essenza e lo scopo ultimo di un robusto processo di digitalizzazione. Cerchiamo di fare un po’ di chiarezza.
Puntare a strutture sanitarie più efficienti
Il primo aspetto che deve essere menzionato è che la digitalizzazione non è una meta bensì una tappa intermedia finalizzata a creare i presupposti di un programma di efficientamento. La disponibilità di flussi informativi rende infatti possibile l’automazione di molte componenti della governance aziendale e il monitoraggio in tempo reale di Kri/Kpi a supporto della gestione strategica e operativa. La disponibilità di database organizzati e strutturati permette inoltre la calibrazione di modelli quantitativi di stima che, nel tempo, possono diventare estremamente sofisticati. Entrambi gli aspetti menzionati sono essenziali per la gestione del rischio in sanità e per arrivare alla calmierazione dei premi assicurativi, ovvero per porre in essere “analoghe misure” alla copertura assicurativa. A ciò si aggiunge la possibilità di aumentare la trasparenza del sistema sanitario, che si traduce nella capacità di fornire in tempi rapidi la documentazione sanitaria al paziente che ne faccia richiesta. I limiti di consegna della documentazione sono per altro già chiaramente fissati dalla legge Gelli che all’art. 4 indica il termine massimo in sette giorni. Tale previsione è incoerente con processi e procedure che non utilizzino strumenti di digitalizzazione e, infatti, oggi molte strutture sanitarie sono ampiamente inadempienti in relazione a tale previsione.
Digitalizzare non è solo dematerializzare
Va ora chiarito in che cosa si concreti un progetto di digitalizzazione e la differenza tra dematerializzazione delle informazioni e digitalizzazione. Dematerializzare le informazioni significa eliminare la documentazione cartacea a favore di quella elettronica. Questo porta innegabile valore aggiunto facilitando, ad esempio, operazioni di backup e di condivisione delle informazioni, ma di per sé non ha ricadute positive apprezzabili su processi e procedure. Il pieno valore aggiunto si ha introducendo la digitalizzazione in senso proprio, che si fonda in primis sulla re-ingenierizzazione di processi e procedure aziendali per renderli snelli ed efficienti. In ambito sanitario, quanto sopra traduce la differenza tra cartella clinica informatica e cartella clinica digitale.
Ѐ quindi evidente il legame biunivoco esistente tra progetti di digitalizzazione, che re-ingenierizzano i processi e le procedure aziendali, e progetti di Erm, che fanno perno su dati e informazioni dematerializzate per poter efficientare processi procedure e controlli: un progetto Erm non ha piena efficacia se non accompagnato alla digitalizzazione e, allo stesso modo, un progetto di dematerializzazione perde valore se non inserito in un contesto di ripensamento procedurale con approccio Erm.
Come finanziare l’innovazione
Altro aspetto di rilievo per passare dal piano ipotetico a quello fattivo è la sostenibilità economica dell’intervento da parte delle strutture sanitarie con particolare riferimento a quelle medio – piccole. A tal proposito va ricordato che esistono numerosi strumenti di finanziamento degli investimenti effettuati dalle strutture per il proprio efficientamento resta quindi solo da individuare, caso per caso, la combinazione di strumenti ottimale sulla base delle caratteristiche aziendali (posizione geografica, tipologia e forma organizzativa, dimensione aziendale etc…) e del tipo di intervento effettuato (componente consulenziale e informatica dell’attività, comparazione dell’entità dell’intervento con analoghi investimenti effettuati negli anni precedenti, coinvolgimento del personale interno etc…).
In estrema sintesi le principali opportunità di finanziamento sono:
- contributi europei – Industry 4.0: finalizzati alla crescita tecnologia mediante lo strumento dell’iper ammortamento
- contributi nazionali – bonus ricerca 2015-2020: finalizzati all’innovazione procedurale e di strumenti mediante credito d’imposta per attività di ricerca e sviluppo
- contributi regionali – fondo perduto: fondi stanziati di volta in volta dalle regioni a beneficio delle aziende del territorio con condizioni di accesso variabili.
- costo monetario complessivo del progetto 170 mila euro, di cui 140 mila euro per consulenza e 30 mila euro per strumenti informatici
- personale aziendale impegnato nel progetto: n° 130 giorni di personale dirigenziale (direttore di area) e n° 100 giorni di personale operativo qualificato.
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