Il valore delle temporanee caso morte
Ci sono momenti nella storia di una famiglia, dove il desiderio di proteggere chi amiamo dalle conseguenze di un evento tragico, come una possibile premorienza, diventa indispensabile.
Lo diventa ancora di più quando la quotidianità dell'esistenza di ognuno di noi viene attraversata da una crisi economica globalizzata come quella che stiamo vivendo. Oltre il 40% della gioventù è senza lavoro, migliaia le aziende fallite, negozi chiusi senza possibilità di ripresa, difficile riuscire oggi a risparmiare e quindi "pensare" a un futuro, quale che esso sia: senza tema di smentita, mi sentirei di affermare che questa crisi sia davvero più drammatica di quella che hanno visto i nostri padri nel '29.
In ogni famiglia dovrebbe far capolino la prevenzione e - quindi - il tutelarsi adeguatamente nell'eventualità che la c.d. "entità economica" del nucleo familiare venisse a mancare improvvisamente.
Al danno morale e affettivo, non c'è riparo.
Per il danno economico esiste la possibilità di porvi rimedio.
E' noto che non di rado il sostegno economico, lo zoccolo duro sul quale poggia l'economia familiare, sono ambedue i coniugi.
Il settore assicurativo offre ampio riparo a situazioni tanto diverse quanto terribili.
Esiste la polizza vita "caso morte" (tecnicamente chiamata "temporanea"), contratto che il mercato mette disposizione della collettività previdente, giusto per proteggere il nucleo familiare dall'improvvisa scomparsa del capo famiglia. Ancora più giusto sarebbe, quando si lavora in due, spalmare il rischio su ambedue le teste.
Non è necessario ipotizzare grandi spese annuali: sarebbe sufficiente che il capitale assicurato, ove si verificasse l'evento, potesse garantire almeno quattro/cinque anni del reddito percepito di colui o colei che è venuta a mancare.
Questo non solo metterebbe al riparo dal non dover dipendere da nessuno (suocere, genitori, parenti vari) ma, addirittura, ci sarebbe il tempo per far "riorganizzare" la vita a chi resta. Va anche considerato che, se non si è troppo in là con gli anni, il costo è accessibile a qualsivoglia budget familiare.
Il criterio sarebbe quello di tutelare, di norma, l'età più "pericolosa" dell'assicurato, anche se ciò è un concetto molto aleatorio.
Ad esempio la nascita di un figlio o di più di uno, crea in ogni genitore quel "diverso" senso di responsabilità che induce a riflettere anche sui possibili eventi sconosciuti, che il futuro potrebbe riservarci.
E' anche questo un giusto modo per dare continuità ai progetti che si sono costruiti assieme ai propri cari.
Come già accennato, sarebbe necessario individuare la vulnerabilità finanziaria della famiglia italiana, misurandone il peso e l'evoluzione nel tempo, analizzando e monitorando i profili della famiglia stessa e la loro capacità di gestire i rischi per tutelare i propri standard di vita.
Problema difficile e in parte sconosciuto!
Sarebbe stato utile far conoscere agli italiani, seppur gradualmente già a metà del secolo scorso, grazie alla crescente scolarizzazione, che cosa sono i rischi a cui la vita ci espone e come questi possano essere affrontati mediante prevenzione e mutualità. Se un progetto di cultura generale in tal senso fosse stato portato avanti nel mezzo secolo appena trascorso, ci avrebbe reso individui più responsabili e avremmo sensibilizzato maggiormente la collettività sui concetti di diritto, dovere e - ripeto - responsabilità.
E' corretto riconoscere all'Ania gli sforzi fatti negli ultimi quindici anni per recuperare il tempo perduto e far crescere un indice di penetrazione assicurativo nel ramo vita, a livello nazionale. Certamente oggi è migliore e statisticamente in continuo aumento, ma ancora lontano dai molti Paesi europei.
Giusto per illustrare quanto fatto dalla Confindustria assicurativa, l'inizio dell'anno scolastico 2014/2015 si è aperto (ma non è la prima volta), con il progetto concordato in collaborazione con le migliori Università nostrane, conosciuto come " IO & I RISCHI", (iniziativa di formazione gratuita per le scuole secondarie di I e II livello), raggiungendo il fantastico traguardo di oltre 1000 classi aderenti, con circa 700 scuole e oltre 27000 ragazzi coinvolti.
Il programma dell'Ania, oltre a voler sensibilizzare al problema i giovani affinché assumano un atteggiamento consapevole nei confronti dei rischi a cui la vita li esporrà, pare che abbia anche l'obiettivo di incentivarli a sviluppare il desiderio di saper pianificare il futuro, affrontando i temi di rischio e previdenza con la capacità di comprendere come gestire le proprie risorse finanziarie, grandi o piccole che esse siano.
Passi avanti sul fronte della "previdenza", malgrado la crisi finanziaria che incombe, si sono fatti. Sarebbe sufficiente valutare i risultati degli incassi "vita" (ovviamente non solo temporanee) al 30 settembre u.s., che sono stati eccezionali.
Questo sta a indicare una presa di coscienza da parte dei cittadini italiani, che non ha riscontro con il passato. Aiutati, va detto, anche da una maggiore trasparenza delle compagnie nell'illustrazione dei prodotti, delle garanzie e delle clausole.
Ritornando alla polizza "caso morte", essa è utilissima nell'eventualità comune di un mutuo immobiliare (quindi polizza a premio decrescente) o di un credito al consumo. Il contratto assicurativo seguirà il piano di ammortamento, decresce come capitale e come premio pagato. Diversamente la polizza sarà a premio costante nel caso in cui, come detto all'inizio, si voglia proteggere gli eredi al verificarsi del decesso dell'assicurato, prima della scadenza del contratto.
Al termine del contratto, ove tutto sia andato bene, la polizza si estingue e i premi pagati restano acquisiti dalla compagnia di assicurazione.
Una sorta di partita a poker tra la vita e la morte!
La polizza temporanea, nella sostanza, copre il rischio di premorienza dell'assicurato, qualunque ne sia la causa, senza limiti territoriali. Esistono delle carenze se l'assicurato non si sottopone a visita medica che, se si supera un capitale di certo rilievo, diventa obbligatoria.
E' compreso anche il suicidio, con due anni di franchigia, giusto per far rinsavire, nell'arco di questi 24 mesi, almeno si spera, colui o colei che stipula la polizza con l'intenzione malsana di lasciare un capitale al beneficiario prescelto, che, preciso, nell'arco della durata del contratto, può essere cambiato senza grandi problemi. Con un'appendice alla polizza base l'impresa prende e dà atto della modifica.
Sarebbe bene riflettere su quanto scriviamo.
Sappiamo tutti che il costo della polizza poggia sull'età dell'assicurato: più si alza, maggiore saranno le probabilità di un sinistro, maggiore sarà il premio e, per alcune compagnie, essere o NON essere fumatori potrebbe fare una piccola differenza.
Carla Barin
Lo diventa ancora di più quando la quotidianità dell'esistenza di ognuno di noi viene attraversata da una crisi economica globalizzata come quella che stiamo vivendo. Oltre il 40% della gioventù è senza lavoro, migliaia le aziende fallite, negozi chiusi senza possibilità di ripresa, difficile riuscire oggi a risparmiare e quindi "pensare" a un futuro, quale che esso sia: senza tema di smentita, mi sentirei di affermare che questa crisi sia davvero più drammatica di quella che hanno visto i nostri padri nel '29.
In ogni famiglia dovrebbe far capolino la prevenzione e - quindi - il tutelarsi adeguatamente nell'eventualità che la c.d. "entità economica" del nucleo familiare venisse a mancare improvvisamente.
Al danno morale e affettivo, non c'è riparo.
Per il danno economico esiste la possibilità di porvi rimedio.
E' noto che non di rado il sostegno economico, lo zoccolo duro sul quale poggia l'economia familiare, sono ambedue i coniugi.
Il settore assicurativo offre ampio riparo a situazioni tanto diverse quanto terribili.
Esiste la polizza vita "caso morte" (tecnicamente chiamata "temporanea"), contratto che il mercato mette disposizione della collettività previdente, giusto per proteggere il nucleo familiare dall'improvvisa scomparsa del capo famiglia. Ancora più giusto sarebbe, quando si lavora in due, spalmare il rischio su ambedue le teste.
Non è necessario ipotizzare grandi spese annuali: sarebbe sufficiente che il capitale assicurato, ove si verificasse l'evento, potesse garantire almeno quattro/cinque anni del reddito percepito di colui o colei che è venuta a mancare.
Questo non solo metterebbe al riparo dal non dover dipendere da nessuno (suocere, genitori, parenti vari) ma, addirittura, ci sarebbe il tempo per far "riorganizzare" la vita a chi resta. Va anche considerato che, se non si è troppo in là con gli anni, il costo è accessibile a qualsivoglia budget familiare.
Il criterio sarebbe quello di tutelare, di norma, l'età più "pericolosa" dell'assicurato, anche se ciò è un concetto molto aleatorio.
Ad esempio la nascita di un figlio o di più di uno, crea in ogni genitore quel "diverso" senso di responsabilità che induce a riflettere anche sui possibili eventi sconosciuti, che il futuro potrebbe riservarci.
E' anche questo un giusto modo per dare continuità ai progetti che si sono costruiti assieme ai propri cari.
Come già accennato, sarebbe necessario individuare la vulnerabilità finanziaria della famiglia italiana, misurandone il peso e l'evoluzione nel tempo, analizzando e monitorando i profili della famiglia stessa e la loro capacità di gestire i rischi per tutelare i propri standard di vita.
Problema difficile e in parte sconosciuto!
Sarebbe stato utile far conoscere agli italiani, seppur gradualmente già a metà del secolo scorso, grazie alla crescente scolarizzazione, che cosa sono i rischi a cui la vita ci espone e come questi possano essere affrontati mediante prevenzione e mutualità. Se un progetto di cultura generale in tal senso fosse stato portato avanti nel mezzo secolo appena trascorso, ci avrebbe reso individui più responsabili e avremmo sensibilizzato maggiormente la collettività sui concetti di diritto, dovere e - ripeto - responsabilità.
E' corretto riconoscere all'Ania gli sforzi fatti negli ultimi quindici anni per recuperare il tempo perduto e far crescere un indice di penetrazione assicurativo nel ramo vita, a livello nazionale. Certamente oggi è migliore e statisticamente in continuo aumento, ma ancora lontano dai molti Paesi europei.
Giusto per illustrare quanto fatto dalla Confindustria assicurativa, l'inizio dell'anno scolastico 2014/2015 si è aperto (ma non è la prima volta), con il progetto concordato in collaborazione con le migliori Università nostrane, conosciuto come " IO & I RISCHI", (iniziativa di formazione gratuita per le scuole secondarie di I e II livello), raggiungendo il fantastico traguardo di oltre 1000 classi aderenti, con circa 700 scuole e oltre 27000 ragazzi coinvolti.
Il programma dell'Ania, oltre a voler sensibilizzare al problema i giovani affinché assumano un atteggiamento consapevole nei confronti dei rischi a cui la vita li esporrà, pare che abbia anche l'obiettivo di incentivarli a sviluppare il desiderio di saper pianificare il futuro, affrontando i temi di rischio e previdenza con la capacità di comprendere come gestire le proprie risorse finanziarie, grandi o piccole che esse siano.
Passi avanti sul fronte della "previdenza", malgrado la crisi finanziaria che incombe, si sono fatti. Sarebbe sufficiente valutare i risultati degli incassi "vita" (ovviamente non solo temporanee) al 30 settembre u.s., che sono stati eccezionali.
Questo sta a indicare una presa di coscienza da parte dei cittadini italiani, che non ha riscontro con il passato. Aiutati, va detto, anche da una maggiore trasparenza delle compagnie nell'illustrazione dei prodotti, delle garanzie e delle clausole.
Ritornando alla polizza "caso morte", essa è utilissima nell'eventualità comune di un mutuo immobiliare (quindi polizza a premio decrescente) o di un credito al consumo. Il contratto assicurativo seguirà il piano di ammortamento, decresce come capitale e come premio pagato. Diversamente la polizza sarà a premio costante nel caso in cui, come detto all'inizio, si voglia proteggere gli eredi al verificarsi del decesso dell'assicurato, prima della scadenza del contratto.
Al termine del contratto, ove tutto sia andato bene, la polizza si estingue e i premi pagati restano acquisiti dalla compagnia di assicurazione.
Una sorta di partita a poker tra la vita e la morte!
La polizza temporanea, nella sostanza, copre il rischio di premorienza dell'assicurato, qualunque ne sia la causa, senza limiti territoriali. Esistono delle carenze se l'assicurato non si sottopone a visita medica che, se si supera un capitale di certo rilievo, diventa obbligatoria.
E' compreso anche il suicidio, con due anni di franchigia, giusto per far rinsavire, nell'arco di questi 24 mesi, almeno si spera, colui o colei che stipula la polizza con l'intenzione malsana di lasciare un capitale al beneficiario prescelto, che, preciso, nell'arco della durata del contratto, può essere cambiato senza grandi problemi. Con un'appendice alla polizza base l'impresa prende e dà atto della modifica.
Sarebbe bene riflettere su quanto scriviamo.
Sappiamo tutti che il costo della polizza poggia sull'età dell'assicurato: più si alza, maggiore saranno le probabilità di un sinistro, maggiore sarà il premio e, per alcune compagnie, essere o NON essere fumatori potrebbe fare una piccola differenza.
Carla Barin
© RIPRODUZIONE RISERVATA