Ddl Bilancio, l’Ania chiede al governo misure condivise
La presidente Maria Bianca Farina, ricevuta in audizione in Parlamento, ha fatto presente alcune perplessità, in particolare sull’articolo 11 del provvedimento: il settore assicurativo, ha detto, è quello più impattato dal disegno di legge
L’Ania chiede lo stralcio della norma contenuta nel ddl Bilancio in cui si prevede che a partire dal 2025 l’imposta di bollo sulle comunicazioni periodiche alla clientela per le polizze vita dei rami III e V sia dovuta annualmente e versata dalle compagnie di assicurazione. Ad affermarlo è stata la presidente Maria Bianca Farina, parlando in audizione presso le commissioni congiunte Bilancio di Camera e Senato.
“In questa complessa situazione – ha detto Farina – tutti dobbiamo fare la nostra parte. L’industria assicurativa ha sempre rappresentato un pilastro di stabilità e supporto per il Paese, sostenendo cittadini e imprese nei momenti di difficoltà e contribuendo a rendere realizzabili le decisioni di politica economica con impegno e responsabilità. Davvero facciamo fatica a comprendere – ha aggiunto – perché il nostro sia stato il settore maggiormente impattato dal ddl in esame; ciò a maggior ragione se consideriamo che solo ora il ramo vita sta uscendo da una congiuntura fortemente negativa e che, nei rami danni, registriamo risultati modesti, quando non negativi”.
Le osservazioni dell’Ania partono citando gli interventi di revisione e limitazione delle detrazioni Irpef per le polizze Tcm, invalidità permanente, Ltc e per le polizze property legate ai rischi calamità, un giro di vite sugli incentivi che “non è giustificato, dato che colpisce sia le coperture degli individui con finalità previdenziali e/o assistenziali”, sia “gli incentivi per la protezione del patrimonio abitativi”.
Il nodo dell’articolo 11
Ad ogni modo l’associazione “con grande senso di responsabilità” ha avanzato proposte “volte a correggere l’articolo 11 senza però modificarne l’impatto stimato sui conti pubblici”.
L’articolo in questione prevede “interventi pesanti a carico esclusivo del comparto assicurativo”. In particolare, come accennato all’inizio, il governo interviene sulle modalità di versamento dell’imposta di bollo sulle comunicazioni periodiche alla clientela emesse dalle imprese di assicurazioni relativamente alle polizze vita dei rami III e V. “Si tratta di una misura che, a differenza di altre contenute nel ddl, non è stata condivisa preliminarmente con l’industria colpita e, soprattutto, che per una componente significativa ha carattere permanente”, ha detto Farina.
La norma prevede al comma 1 che a partire dal 2025 l’imposta di bollo sia dovuta annualmente, ma il relativo ammontare deve essere versato ogni anno non già dagli assicurati, come avviene per tutti gli altri strumenti finanziari (dai depositi bancari ai fondi comuni), ma dalle imprese di assicurazione. Soltanto alla scadenza del contratto o al momento del riscatto l’importo anticipato (che è infruttifero) sarà “computato in diminuzione della prestazione erogata”. La misura prevista al comma 1 “ha carattere permanente perché, a meno che le compagnie non interrompano l’offerta di questi prodotti, avranno sempre un credito infruttifero nei confronti degli assicurati, che con le attuali cifre è pari a 2,5 miliardi”, ha fatto notare la presidente di Ania. Se poi il business dovesse crescere del 10% all’anno, come è avvenuto negli ultimi dieci anni, “il debito degli assicurati e (il nostro corrispondente credito) arriverebbe a superare i cinque miliardi di euro nel 2034 e rimarrebbe tale, sempre a parità di nuova produzione, fino alla chiusura dell’attività di commercializzazione di questi prodotti da parte delle compagnie assicurative”.
Il successivo comma 2 interviene sull’importo dell’imposta di bollo maturato fino al 31 dicembre 2024 relativamente alle comunicazioni periodiche riferite a contratti assicurativi in essere alla medesima data. Per tale importo viene previsto un meccanismo di versamento, sempre a carico delle imprese di assicurazione e analogo a quello del comma 1, secondo le seguenti modalità: 50% nel 2025; 20% nel 2026; 20% nel 2027; 10% nel 2028.Nella relazione tecnica è stimato essere pari a 1.883 milioni l’importo del bollo maturato e, quindi, l’impatto sui conti pubblici del 2025 stimato in 970 milioni deriverebbe in larghissima parte dall’effetto delle previsioni del comma 2.
“Le nostre stime dell’impatto sono più elevate: in particolare, il valore del predetto stock alla fine del 2024 sarebbe nell’ordine dei 2.500 milioni” ha ricordato Farina.
La misura abbia un carattere temporaneo
Nelle interlocuzioni con il Governo – ha aggiunto – e lo ripetiamo ora, abbiamo chiesto che la misura abbia davvero un carattere temporaneo, limitandosi all’anticipo di quanto dovuto dagli assicurati al fisco per gli anni trascorsi dei contratti attualmente in vigore. Si tratta di un anticipo che – lo ripetiamo – noi stimiamo essere nell’ordine dei 2,5 miliardi, valore ampiamente superiore a quanto cifrato nella relazione tecnica”.
Farina ha inoltre sottolineato che le compagnie assicurative operanti nei rami vita da ormai oltre vent’anni risultano “obbligate a un’anticipazione infruttifera di liquidità, particolarmente onerosa, in favore dell’Erario a causa del credito maturato, e con complesse e incerte modalità di recupero, per l’imposta sulle riserve matematiche (Irm), che ha raggiunto un ammontare, di 9,7 miliardi”. Per questi motivi, considerato che il semplice recupero dello stock del bollo accumulato al 31 dicembre 2024 permetterebbe al governo di ricevere una cifra largamente superiore a quella stimata nella relazione tecnica in ciascuno dei prossimi quattro anni, l’Ania chiede di valutare lo stralcio del meccanismo previsto, a regime, dal comma 1.
In alternativa, “dovrebbe essere reso chiaro che, almeno con riferimento al meccanismo previsto dal comma 1, l’ammontare corrispondente all’imposta di bollo versato annualmente dall’impresa di assicurazione debba essere computato in diminuzione della prestazione spettante al beneficiario. Ciò – ha concluso Farina – si potrebbe ottenere riducendo le riserve matematiche senza richiedere provvista specifica all’assicurato.
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