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Banche, credito e diritti dei clienti

Si parla molto in Italia - ma anche in Europa - delle banche e del loro comportamento non sempre ortodosso nei confronti del credito". E si parla anche e soprattutto della loro totale assenza di partecipazione e aiuto all'economia e alla risalita della produttività, rifiutandosi di fare ciò per cui istituzionalmente sono nate: "vendere" denaro. Questo nei confronti delle piccole e medie imprese, artigiani, commercianti, ma anche delle famiglie, che sono ben 24 milioni.

E' un atteggiamento di quasi totale chiusura: no fidi, prestiti, mutui. L'atteggiamento, da qualche anno a questa parte, vale per ogni settore. Le loro "concessioni" al credito sono rare per coloro che vorrebbero acquistare una casa (visto che gli affitti, malgrado la crisi, restano alti e per molti italiani inaccessibili e a fondo perduto.

Gli istituti di credito, come tutti sappiamo, hanno avuto nell'ultimo decennio e continuano ad avere per le "loro" vicissitudini economico/societarie tra un commissariamento e l'altro "generosi" aiutini un po' da tutti i Governi che si sono succeduti, ma anche dalle Banche Centrali, non solo in Italia.
La loro politica, ancora oggi, a parte qualche rara eccezione, è di chiusura. Negano pervicacemente di aprire al credito, bloccati dall'ansia di questa lunga deflazione che non dà segni di speranza. Senza contare le migliaia di aziende che, anche per questa ragione, sono fallite creando disoccupazione, disperazione e povertà acclarata.

Però..c'è un però!
Le " banche", quelle rare volte che accedono alla richiesta di vendere denaro, concedere un fido, svolgere in altre parole il ruolo per cui sono nate, a che condizioni lo fanno? Molte di esse applicano interessi al limite dell'usura. Avete capito bene, parlo di usura.

E' argomento conosciuto e non vìolo alcun segreto d'ufficio: l'anno scorso un imprenditore del nord-est, al quale era stato perentoriamente richiesto il "rientro" immediato dal fido (in quanto valutato dall'istituto di credito cliente non più affidabile, per le gravi difficoltà economiche in capo alla piccola azienda da lui gestita), da solo, armato unicamente della sua cocciutaggine e dalla volontà di non affogare nel mare magnum dello strapotere dei colossi bancari, non ha ceduto il passo alla richiesta di "rientro" e ha deciso di dichiarare guerra!!
Ha richiesto una perizia "econometrica" sui suoi conti correnti, scoprendo..udite.udite. che i tassi "passivi" applicati dagli istituti di credito con i quali lavorava, erano bel oltre la soglia dalla quale si definisce il cosiddetto "tasso di usura"!! Decide quindi di portare in Tribunale le banche, vince la causa e ottiene un ristoro economico di tutto rispetto, per migliaia di euro.

Questo episodio è di per sé sorprendente in quanto, riconosciamolo pure, più o meno tutti siamo abituati a considerare le banche delle quali ci serviamo come una sorta di "sepolcro imbiancato", dalle quali si accetta tutto. Non sono molti, infatti, coloro che vanno a discutere di spese per la tenuta del conto, bonifici, tassi e balzelli vari. Immaginiamo il direttore dell'agenzia come una sorta di "mostro sacro", soprattutto per quei milioni di italiani che vivono sul piccolo fido, la carta di credito revolving, ecc., ecc., riconoscendogli, nostro malgrado, "anche" il potere di rovinarti o aggiustarti la vita..

Questa storia a lieto fine, utile non solo all'imprenditoria italiana ma anche ai comuni cittadini che devono istituzionalizzare il "controllo" sull'operato altrui (e che operato...), racconta della possibilità concreta di riuscire a opporsi a ciò che appare non molto corretto da parte del proprio istituto di credito, facendo valere quello che si considera un diritto, abdicando ad assurdi timori reverenziali.

Come? Avvalendosi ad esempio dell'Arbitro bancario e finanziario, delle Associazioni dei Consumatori (utili e molto agguerrite).
E' sicuramente concreta e terribile la crisi economica che incombe da alcuni anni non solo sull'Europa, che non aiuta il settore del "credito" - come dimostrato da una recentissima indagine condotta su 300 filiali bancarie (maggio 2014) - e che ha messo in luce, drammaticamente, come l'usura (applicazione di interessi passivi superiori ai limiti imposti da Bankitalia) sia una piaga molto usata e attuale.

Se i tassi del contratto di finanziamento esorbitano dalla norma, questi non devono essere pagati. Il cliente dovrà versare alla banca solo la quota "capitale" (sentenza di Cassazione n° 350 del 2013). Si può richiedere, ovviamente, la restituzione degli interessi non dovuti e il "blocco" sui pagamenti futuri.
Il consiglio è sempre quello di conservare gli estratti conto dai quali si possono evincere tutti i movimenti, compreso spese ed interessi eventualmente pagati. Se non fossero stati conservati, in caso di necessità, è utile richiederli alla propria banca, che ha l'obbligo di fornire copia conforme all'originale, entro 90 giorni.

La mia raccomandazione?
Non vi distraete.. Ogni " fido" viene venduto a caro prezzo.. Anzi, carissimo!

Carla Barin

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