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Previdenza, un “male” necessario!

Parlavamo, in uno degli ultimi blog, di polizze vita e avevamo fatto presente che questo settore non si riferisce solo alle cosiddette temporanee caso morte", partita a poker tra la vita e la morte, peraltro utilissime e a volte risolutorie per situazioni disperate, ma non solo.
Sono però importanti anche i contratti vita per creare una previdenza integrativa (il famoso terzo pilastro), che vada a colmare lacune della previdenza pubblica e ne integri , in modo concreto, la consistenza.

Anche in Italia, dall'inizio degli anni 2000 si è fatto strada il concetto di crearsi una forma di protezione che assomigli ad una pensione integrativa, in altre parole una "rendita vitalizia differita" (termine tecnico) per costituire un capitale/risparmio, con l'opzione alla scadenza di poterlo convertire in rendita.
In altre parole va sottolineata la capacità dell'italiano di comprenderne l'importanza.

Da che mondo è mondo, due pensioni, seppur modeste, sono meglio di una sola: sempre che la prima, tra qualche lustro, venga ancora erogata!
Solo facendo una valutazione a ritroso, volendo riflettere sul mercato vita degli anni 1970/ 80 lo stesso poteva vantare una polizza su ogni undici italiani, contro Germania, Francia, Paesi Bassi che già allora si attestavano su una polizza vita su ogni tre teste. Altra sensibilità verso l'importanza della tutela alla persona, altro pianeta!!

In molte parti d'Europa il culto assicurativo è stato coltivato attentamente, vuoi per una sorta di forma mentis radicata, ma anche grazie a prodotti buoni, accessibili ai vari ceti sociali, distribuzione degli stessi con vendite serie e mirate, tabelle di mortalità rivisitate annualmente.
Esattamente il contrario accadeva nel nostro Paese: le tabelle di mortalità venivano rivisitate a singhiozzo, lentissimamente, per anni nessuno ci metteva mano, quando addirittura il principio di revisione non veniva contrastato.
Prendendo in visione il più recente triennio 2010 /2012 e un campione di 62 compagnie (97% dell'intero settore vita) risulta che i contratti vita giunti alla naturale scadenza hanno un capitale medio di 17.506 euro - di cui 16.875 euro - relativamente a contratti di capitale e 27.814 euro - relativamente a capitale d rendita differita.

Nelle polizze che danno diritto a scadenza a una rendita, la media complessiva dei capitali è di 35.226 euro-. Ultimamente, c'è stato anche un leggero incremento nei capitali che, nell'ultimo anno, sono cresciuti di circa 4000 euro . In crescita anche quello relativo alla rendita, crescita che si aggira attorno ai 2000 euro.
Sempre nell'ultimo triennio i capitali complessivi, rendite comprese, giunti alla loro naturale scadenza del relativi contratti, sono stati di 3.6milioni di euro, a fronte di un ammontare complessivo di 63.3 miliardi di euro . Media ponderale dei tassi di propensione alla rendita sono stati bassi anche se nel 2012 qualcosa si è mosso in crescendo.

Il numero delle polizze giunte a scadenza, a fronte di 208.000 euro - arrivate a fine differimento, solo il 3,78% ha scelto venisse erogata la rendita.
I dati su esposti, valutati a tavolino, mettono in luce una certa volatilità di propensione ad accedere a una pensione. Le ragioni?
Possono essere diverse, dipende dal tipo di contratto, dal premio versato, dall'età di inizio e fine della polizza, da una sicura propensione al risparmio - fine a se stesso - , ma anche da una scarsa cultura assicurativa e fiducia nelle Imprese che gestiscono il settore.
Ignoranza: nella vera etimologia della parola.. Si ignora la valenza di una polizza assicurativa. che viceversa, come dichiarava il grande Einaudi, sono un "male" necessario!

La previdenza integrativa, per ovvie ragioni attuariali e tecniche, andrebbe iniziata da giovani.

Lo scoglio nasce anche dal fatto che quando si è al di sotto dei trent'anni, in molti casi non si è ancora "posizionati" professionalmente.
Questo il primo ostacolo.
Il secondo sarebbe quello di far comprendere alle nuove generazioni che la previdenza pubblica e la relativa assistenza sono, e saranno sempre più grazie ai tempi che corrono e alle leggi che si susseguono, difficilmente raggiungibili.
A prescindere dal voler immaginare il possibile futuro dell'Inps nel 2050, va considerato l'allungamento della vita media (si fanno ipotesi di sopravvivenza dai 98 ai 103 anni).

Dal punto di vista attuariale diventa problematico "spalmare" coefficienti e premi relativi per il raggiungimento di una rendita vitalizia seria. I costi da parte dell'assicurato sarebbero elevati e - quindi - di difficile acceso per milioni di famiglie.
Non va comunque dimenticato che le imprese di assicurazione operanti sul territorio italiano, dal dopo guerra agli anni 2000, non hanno mai voluto tentare una penetrazione del territorio italiano offrendo prodotti decenti con una vendita mirata ai reali bisogni del consumatore.
Il personale produttivo (a parte qualche lodevole rara eccezione) ha venduto polizze vita a "taglio fisso", con caricamenti stratosferici, un tanto al pezzo, senza curarsi se l'assicurato avesse trent'anni o 60.

Per far comprendere la filosofia di quei tempi, diciamo che i produttori cosiddetti "porta a porta" , vendevano NON un contratto vita, con un premio annuale calibrato sulla promessa di un risultato a scadenza, ma una sorta di "libretto" che, in base alla categoria toccata, veniva chiamata "pensione delle casalinghe, artigiani, commercianti, ecc.". Nessuno osava chiamare polizza vitatale libretto! Premi ricorrenti ricevute che si chiamavano "bollini" (e non quietanze) da lire 5.000-, 10.000-,,15.000 , ecc.. Sorvoliamo sulle spiegazioni che - comunque - sarebbe stato doveroso dare all'assicurato, tipo "riscatti" anticipati, premorienza, prestiti, rendita ipotizzata, capitale a scadenza, ecc.

Una sorta di inflazionamento del comparto assicurativo vita e non solo, in quanto questa strategia è andata ad inficiare gravemente la credibilità dell'intero settore, al quale hanno partecipato anche primarie compagnie di bandiera. Solo nel nuovo millennio il modus operandi è cambiato, grazie anche alle stringenti regole imposte dal legislatore. Prima fra tutte " l'adeguatezza" che non permette scappatoie e che l'infrangerla o renderla fantasiosa, potrebbe costare carissimo! Anche dopo lunghi anni dalla stipulazione del contratto.

Se questo comparto vuole uscire dal penultimo posto della classifica europea.. avanti con le regole e i controlli, per tutti !!!



Carla Barin

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