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Rami danni, un business davvero appetibile?

I rami danni, si sa, in Italia crescono poco. Per alcune imprese il 2013 si è chiuso con un segno negativo.
La pubblicazione degli ultimi dati di bilancio lo attestano.
A mio parere, la situazione dipende, prima di tutto, da un fatto culturale.
Le associate Ania dovrebbero essere in grado di far intendere alla collettività che assicurarsi " è, e deve essere, un concetto imprescindibile e scevro - spesso - da qualsivoglia scusa per evitarlo.
Così non è e ne abbiamo certezza; è sufficiente dare uno sguardo alle percentuali delle persone non assicurate, escludendo la Rca, poiché obbligatoria.
I numeri sono desolanti se rapportati alle teste a disposizione.
Relativamente pochi gli esseri umani che hanno interesse a tutelare la propria incolumità personale. Questo dato si evince anche per i beni mobiliari ed immobiliari, indipendentemente dal loro valore intrinseco. Tralasciando poi tutto ciò che riguarda le responsabilità civili professionali, datoriali, le calamità naturali e quanto altro.
La crisi economica che incombe sulla nazione ma anche su buona parte dell'Europa, non può essere una scusa valida, e la mancanza di tutele assicurative ne aggrava lo stato.
Non vanno poi sottovalutati, ad esempio, gli oltre tre milioni di automobili che circolano senza la polizza di responsabilità civile.
Quello che non deve sfuggire a nessuno è proprio la mancanza di senso civico. Andrebbe modificato anche il Codice Civile in tal senso e alla sanzione, più o meno salata, andrebbe aggiunta una pena severa. Da ricordare come deterrente.
Gli addetti ai lavori dovrebbero iniziare ad acculturare il cittadino sin dalla più tenera età, praticamente dalle scuole elementari, per far si che gli adulti di "domani" siano in grado di comprenderne l'importanza e non cedere alla populistica tentazione di impostare la propria vita e il proprio lavoro sul "calcolo delle probabilità " che, pur essendo un concetto squisitamente assicurativo, non si attaglia alla quotidianità dell'esistenza (che purtroppo detta le sue leggi senza preavviso).
Se Sparta piange Atene certo non ride.
Anche i gruppi assicurativi europei presentano i dati 2013.
I risultati del ramo danni non sono brillanti.
I maggiori Gruppi hanno avuto incassi sostanzialmente simili a quelli del 2012, lontani da incrementi apprezzabili.
Va però fatta una sostanziale differenza tra il fatturato delle compagnie europee e la nostra nazione.
"Loro" possono in effetti fregiarsi di avere, nei rami danni, un indice di penetrazione di mercato molto alto, contro un'Italia che resta indietro, fanalino di coda delle consorelle europee. Le ultime statistiche italiane ci dicono che sono milioni le abitazioni non assicurate, così come negozi di vari settori merceologici, ma anche le piccole e medie imprese.
Purtroppo le compagnie di assicurazione - per l' italiano - rappresentano tuttora un'entità "astratta", impalpabile che si materializza solo per sfruttarne, all'occasione, i vantaggi .
Su questo argomento, peraltro discusso da decenni e mai risolto, non esistono né carnefici né vittime.
Il mercato nel suo insieme, composto da imprese e reti agenziali, sono corresponsabili.
Possiamo imputare alle compagnie una pessima "comunicazione", che troppo spesso non riesce a centrare il cuore del problema: l'importanza di essere assicurati. Solo nell'ultimo triennio qualcosa si è mosso in positivo, grazie alle lodevoli eccezioni che, purtroppo, raramente vengono copiate. Ciò è strano, visto che tutti copiano tutto !! Prodotti compresi.
L'unico business pubblicitario pare sia dettato dalla Rc Auto, enfatizzato dai media, con campagne pubblicitarie ad hoc che mettono in luce il gioco al massacro dei "prezzi" in una sorta di stariffamento selvaggio, creando una vera giungla d'asfalto commerciale.
Qualcuno avrà la bontà di chiedersi quanti saranno i consumatori che vivono questa scorribanda giornaliera sui prezzi Rca come una sorta di grande imbroglio?
Cosa può pensare un cliente fidelizzato del proprio agente, che espone il medesimo "marchio", e questo viene pubblicizzato sul web a metà prezzo o forse meno? Quale immagine vende l'intermediario ma anche la compagnia sul suo territorio, poiché costretto ad offrire solo "quella" polizza il cui premio imposto dalla propria mandante è grossolanamente più caro?
Mai sorto il dubbio che possa trattarsi di concorrenza sleale?
Perché lamentarsi dei risultati dell'Antitrust?
Agli agenti malgrado tutto, imputiamo la "sindrome da Rc auto: poca passione o anche forse poca conoscenza verso altri rami, tranne le solite eccezioni, buone professionalità ma scarse e sparse a macchia di leopardo sull'italico stivale.
Ricercare le responsabilità di questa situazione imporrebbe un lungo e travagliato discorso.
I risultati dell'ultimo quinquennio, 2013 compreso, sono sotto gli occhi di tutti che, al netto dell'inflazione, sono ancora più tragici.
Pochi sono gli agenti/imprenditori, capaci di analizzare e gestire il proprio portafoglio, cliente per cliente, offrendo, almeno offrendo, tutte quelle coperture assicurative che mancano all'appello. Poche le imprese che sostengono adeguatamente le reti in questo senso. Sorge il ragionevole dubbio che i rami danni, in fondo, non siano del tutto appetibili come business.
Il mix dei vari portafogli agenziali - quando va bene - si attesta al centro-nord su una percentuale attorno al 60% Rca e l'altra parte rami danni e vita. Nel sud la situazione peggiora pur prendendo atto con obiettività della situazione socio-economica.
Una recente indagine di mercato ha messo in luce che oltre l'85% del campione degli assicurati Rca intervistati, hanno dichiarato di non aver mai avuto offerte assicurative che andassero a coprire beni, vita, tutele varie.
Il decremento incassi R.E. è un dato quasi costante per le imprese italiane.
In questo scenario, sarebbe utile concentrarsi sulle tante potenzialità del nostro Paese: l'Italia, in questo settore, potrebbe meritare di essere riscoperta dagli investitori, se non altro perché offre non solo rendimenti interessanti ma potrebbe dare in futuro incrementi produttivi concreti.
Sarebbe sufficiente che le compagnie e gli agenti smettessero di litigare su quasi tutto e decidessero di "attaccare il mercato", che ha tuttora enormi possibilità di crescita, all'unisono, seriamente, nell'interesse di tutte le parti in causa: assicurati, assicurandi, imprese e agenti.


Carla Barin


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