BancoBpm, Cattolica chiede 500 milioni di euro di risarcimento
Arriva la risposta di Verona dopo l’annuncio della banca di esercitare il diritto di opzione per rilevare le quote delle joint venture bancassurance
23/12/2020
Il contenzioso era nell’aria. La scorsa settimana era arrivato l’annuncio di BancoBpm di esercitare il diritto di opzione per rilevare le partecipazioni detenute da Cattolica in Vera Vita e Vera Assicurazioni (pari al 65% del capitale delle due joint venture). Un’operazione dettata dalla convinzione di Banco Bpm che l’ingresso di Generali abbia comportato un cambio di controllo della società. Ora arriva la lettera di contestazione della compagnia veronese indirizzata a Banco Bpm e all’attenzione dell’ad Giuseppe Castagna. Cattolica giudica l’operazione come “priva di ogni fondamento” e “priva di qualsiasi effetto giuridico”: per questo la compagnia chiede a Banco Bpm fino a 500 milioni di euro di danni.
Cattolica contesta innanzitutto il tema del cambio di controllo nella compagnia assicurativa come argomento alla base delle decisione di Banco Bpm di esercitare la call. Generali, si legge nella missiva, “non determina, oggi e comunque non essendoci previsioni né tantomeno accordi per il futuro, la maggioranza in assemblea né in alcun modo, neanche perapprossimazione, la maggioranza in consiglio di amministrazione”. Per leggere la news completa, clicca qui.
Quanto riconosciuto in via parasociale, e poi in parte tradotto in alcune clausole statutarie, continua la lettera, “non comporta neanche minimamente un’influenza dominante sulla gestione di Cattolica in capo ad Assicurazioni Generali, ma solo una rafforzata tutela della stessa come investitore assai rilevante”.
Inoltre, rileva Cattolica, “il contratto tra noi intercorso dispone che la call non puo' essere esercitata ove vi sia una trasformazione di Cattolica appunto in Spa”. Sul valore della call inoltre Cattolica contesta che la cifra a lei riconosciuta dal Banco Bpm sia “di soli” 335,77 milioni: “avete ricevuto due anni fa 755.450.501,00 euro – riporta la lettera – importo al quale deve altresì aggiungersi il versamento della scrivente società ai fini dell’aumento di capitale in Vera Vita spa per 32.500.000 euro, e ora vorreste liberarvi di ogni impegno con la nostra società riprendendovi quanto allora dato, sulla base di un inesistente titolo di call option, locupletando una differenza di ben 452.180.501 euro”.
Cattolica inoltre quantifica in circa 50 milioni di euro l’ammontare dovuto per il mancato raggiungimento dei target originato dall'uscita di Banco Bpm e aggiunge: “tale iniziativa ha causato alla società rilevantissimi danni sia nella quotazione del titolo sia sotto l’aspetto reputazionale di cui comunque vi chiederemo conto, riservandoci la relativa puntuale quantificazione”.
Cattolica contesta innanzitutto il tema del cambio di controllo nella compagnia assicurativa come argomento alla base delle decisione di Banco Bpm di esercitare la call. Generali, si legge nella missiva, “non determina, oggi e comunque non essendoci previsioni né tantomeno accordi per il futuro, la maggioranza in assemblea né in alcun modo, neanche perapprossimazione, la maggioranza in consiglio di amministrazione”. Per leggere la news completa, clicca qui.
Quanto riconosciuto in via parasociale, e poi in parte tradotto in alcune clausole statutarie, continua la lettera, “non comporta neanche minimamente un’influenza dominante sulla gestione di Cattolica in capo ad Assicurazioni Generali, ma solo una rafforzata tutela della stessa come investitore assai rilevante”.
Inoltre, rileva Cattolica, “il contratto tra noi intercorso dispone che la call non puo' essere esercitata ove vi sia una trasformazione di Cattolica appunto in Spa”. Sul valore della call inoltre Cattolica contesta che la cifra a lei riconosciuta dal Banco Bpm sia “di soli” 335,77 milioni: “avete ricevuto due anni fa 755.450.501,00 euro – riporta la lettera – importo al quale deve altresì aggiungersi il versamento della scrivente società ai fini dell’aumento di capitale in Vera Vita spa per 32.500.000 euro, e ora vorreste liberarvi di ogni impegno con la nostra società riprendendovi quanto allora dato, sulla base di un inesistente titolo di call option, locupletando una differenza di ben 452.180.501 euro”.
Cattolica inoltre quantifica in circa 50 milioni di euro l’ammontare dovuto per il mancato raggiungimento dei target originato dall'uscita di Banco Bpm e aggiunge: “tale iniziativa ha causato alla società rilevantissimi danni sia nella quotazione del titolo sia sotto l’aspetto reputazionale di cui comunque vi chiederemo conto, riservandoci la relativa puntuale quantificazione”.
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