Il sostegno di Reale Foundation per i profughi arrivati dall’Ucraina
La fondazione di Reale Group promuove un ecosistema virtuoso per sostenere le necessità delle famiglie arrivate a Torino
Reale Foundation scende in campo a favore delle famiglie ucraine giunte in Italia lo scorso 5 marzo, composte principalmente da mamme e bambini malati oncologici, dai 3 ai 17 anni, attualmente in cura presso l’ospedale infantile Regina Margherita di Torino.
In questa prima fase, Reale Foundation, la fondazione corporate di Reale Group, sarà accanto a all'Ospedale Infantile Regina Margherita, CasaOz, Sermig, Ugi, Adisco Sezione Piemonte, in collaborazione con la Regione Piemonte, per fornire una risposta pronta e immediata ai bisogni delle famiglie colpite da questa grave emergenza umanitaria. A occuparsi dei bambini ospedalizzati sono il direttore di Oncoematologia Pediatrica e Centro Trapianti, Franca Fagioli e il suo team medico. Invece, le quattro associazioni, grazie alla loro esperienza e al sostegno di Reale Foundation, accoglieranno le famiglie ucraine dopo le dimissioni dall'ospedale e garantiranno il raccordo con la rete ospedaliera sulle cure a domicilio.
Reale Foundation organizzerà, inoltre, una raccolta di beni di prima necessità all'interno degli spazi del Museo Storico di Reale Mutua, a partire da venerdì 11 marzo e fino al termine del mese. Sono previste ulteriori raccolte che saranno destinate alla popolazione rifugiata nelle tendopoli di Palanca (Moldavia) al confine con l'Ucraina, e in altre città in cui sarà richiesto l'aiuto di Reale Foundation e dei suoi partner.
“Reale Group – ha affermato Luca Filippone, direttore di Reale Mutua – condanna l'uso della violenza e la prevaricazione dei diritti umani in ogni forma. Attraverso Reale Foundation abbiamo agevolato la creazione di una rete di sostegno virtuosa coinvolgendo anche tutte le nostre Persone. Siamo una Mutua e nel contempo una Società Benefit, due elementi alla base di un modello di business che intende generare impatti positivi, misurabili e intenzionali nelle comunità in cui operiamo”.
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