Generali, avanti con la razionalizzazione e focus sulla redditività
Confermati gli investimenti sul core business assicurativo in un anno che si prevede più positivo. Dismissioni confermate, ma senza fretta. Cambiato lo statuto, ma Trieste resta la casa della multinazionale. Il resoconto completo della giornata triestina
30/04/2013
Al via l'assemblea degli azionisti di Generali. La prima che vede alla guida del Leone di Trieste il nuovo group ceo Mario Greco. L'ordine del giorno prevede l'assise ordinaria e una straordinaria. Due temi forti: il rinnovo del cda, che scenderà da 19 componenti a 11 di cui quattro donne, e il cambiamento dello statuto con la sede sociale che sarà una sola a Trieste. A proposito di quest'ultimo punto la prima novità l'ha annunciata il cfo Alberto Minali, annunciando che nell'ottica della razionalizzazione operata dalla gestione Greco, a Trieste ci sarà la tesoreria centralizzata che governerà tutta la cassa del gruppo multinazionale. La capogruppo inoltre non farà attività assicurativa, ma sarà una holding di partecipazioni e svolgerà attività riassicurativa. Al momento dell'avvio dell'assemblea è presente il 47,16% del capitale. La novità è rappresentata da Blackrock che non risultava tra gli azionisti, ma che possiede una quota del 2,84%.
DISMETTERE ASSET PER CRESCERE ORGANICAMENTE E RIDURRE IL DEBITO
"2012 anno di svolta", ha ovviamente detto il group ceo Mario Greco appena ha preso la parola dopo la breve introduzione del presidente Gabriele Galateri di Genola. "Abbiamo affrontato bene - ha continuato - il calo di redditività e di patrimonializzazione e stiamo riacquistando la posizione competitiva per rilanciare la leadership di Generali". Greco ha ricordato poi gli obiettivi: nel 2015 un risultato operativo superiore ai cinque miliardi di euro, metà dei quali dal business danni, oltre due miliardi di free cash flow all'anno e 600 milioni di risparmi a partire dal 2015. Il pay out 2012, che resta a livello del 2011 (20 centesimi per azione) crescerà però progressivamente.
Riguardo agli impegni a breve termine per l'attività in Italia, Greco ha confermato l'investimento di 300 milioni per rafforzare la rete, ma rivendicando la razionalizzazione dei marchi, anche perché l'Italia "resta il mercato più importante" per Generali. "Saremo disciplinati negli investimenti - ha aggiunto il ceo - non investiremo in asset al di fuori dal nostro core business e non ricorreremo agli azionisti per incrementare la nostra posizione patrimoniale e rafforzare la solvency". A questo proposito Greco ha ricordato le mosse già fatte: la vendita dell'israeliana Migdal, la cessione del 12% di Banca Generali e l'avviamento delle cessioni dell'attività riassicurative Usa e di Bsi. "Non svenderemo però gli asset, anche perché non siamo obbligati a vendere in fretta e a vendere male", ha sottolineato Greco. Sotto il segno della "disciplina, semplicità e il focus su obiettivi - ha detto il ceo - siamo partiti con il passo giusto".
Riguardo agli impegni a breve termine per l'attività in Italia, Greco ha confermato l'investimento di 300 milioni per rafforzare la rete, ma rivendicando la razionalizzazione dei marchi, anche perché l'Italia "resta il mercato più importante" per Generali. "Saremo disciplinati negli investimenti - ha aggiunto il ceo - non investiremo in asset al di fuori dal nostro core business e non ricorreremo agli azionisti per incrementare la nostra posizione patrimoniale e rafforzare la solvency". A questo proposito Greco ha ricordato le mosse già fatte: la vendita dell'israeliana Migdal, la cessione del 12% di Banca Generali e l'avviamento delle cessioni dell'attività riassicurative Usa e di Bsi. "Non svenderemo però gli asset, anche perché non siamo obbligati a vendere in fretta e a vendere male", ha sottolineato Greco. Sotto il segno della "disciplina, semplicità e il focus su obiettivi - ha detto il ceo - siamo partiti con il passo giusto".
Nel 2012 sono state prese azioni chiave nel campo dell'innovazione: dai cambiamenti di governance, alla rimozione dell'incertezza sulla joint venture Ghp, costata 2,5 miliardi, la razionalizzazione di asset finanziari e immobiliari, investimenti su marchio e distribuzione. Sono stati poi allineati gli incentivi di tutti i 200 senior manager a quelli degli azionisti.
Si è parlato poco di distribuzione. Solo due accenni fatti dal group ceo Mario Greco. Uno riguardo il ruolo di Bruno Scaroni, figlio del consigliere Paolo Scaroni, nonché ad di Eni. "L'ingegnere Bruno Scaroni - ha detto Greco - è responsabile del progetto di distribuzione nella nuova organizzazione italiana. La sua assunzione è avvenuta il primo marzo 2013 e nel suo curriculum figurano importanti esperienze in Goldman Sachs, McKinsey e in Zurich".
Infine, oltre ad aver confermato gli investimenti in Italia per la rete, Generali fa sapere che sono 245 gli immobili di proprietà allocati alle agenzie per un controvalore di 7,9 milioni, suddivisi tra tra Generali, Ina Assitalia e Alleanza Toro.
Con il 98,88% a favore, lo 0,15% contrario e lo 0,17% astenuto, è stato approvato il bilancio 2012. Eletto, senza sorprese, il nuovo cda per il triennio 2013-2016, composto da Gabriele Galateri di Genola, Mario Greco, Francesco Gaetano Caltagirone, Vincent Bollorè, Lorenzo Pellicioli, Clemente Rebecchini, Paolo Scaroni, Ornella Barra, Alberta Figari, Sabrina Pucci e Paola Sapienza (minoranze Assogestioni).
"Non vendo asset perché sono napoletano, ma vendo perché sono un manager serio". Questo ha dichiarato Greco, durante la sessione delle risposte alle domande degli azionisti. Uno slogan provocatorio, in risposta a una delle solite digressioni un po' folkloristiche di qualche socio di minoranza, che il ceo ha avuto modo di approfondire ampiamente. "Dobbiamo avere capitale - ha detto Greco -. Il capitale non è sufficiente ora perché è stato impiegato per acquistare asset non redditizi. Ecco perché dobbiamo razionalizzare prima di poter tornare ad acquistare". Generali paga 750 milioni all'anno su 12 miliardi di debiti. "Il rischio - ha concluso - è che le agenzie di rating ci puniscano per colpa del debito".
"Bsi ci costa troppo a livello di capitale e solvency - ha spiegato Greco rispondendo a chi gli chiedeva spiegazioni sulla necessità di vendere la banca svizzera italiana - è un'attività fuori dal perimetro assicurativo". Come del resto anche altre partecipazioni. Il Leone di Trieste avrà mire di espansione ma organiche. "Dobbiamo far fruttare l'acquisizione delle minoranze dell'est - ha sottolineato il ceo -. Svilupperemo il business a est e in America Latina".
"Non vendo asset perché sono napoletano, ma vendo perché sono un manager serio". Questo ha dichiarato Greco, durante la sessione delle risposte alle domande degli azionisti. Uno slogan provocatorio, in risposta a una delle solite digressioni un po' folkloristiche di qualche socio di minoranza, che il ceo ha avuto modo di approfondire ampiamente. "Dobbiamo avere capitale - ha detto Greco -. Il capitale non è sufficiente ora perché è stato impiegato per acquistare asset non redditizi. Ecco perché dobbiamo razionalizzare prima di poter tornare ad acquistare". Generali paga 750 milioni all'anno su 12 miliardi di debiti. "Il rischio - ha concluso - è che le agenzie di rating ci puniscano per colpa del debito".
"Bsi ci costa troppo a livello di capitale e solvency - ha spiegato Greco rispondendo a chi gli chiedeva spiegazioni sulla necessità di vendere la banca svizzera italiana - è un'attività fuori dal perimetro assicurativo". Come del resto anche altre partecipazioni. Il Leone di Trieste avrà mire di espansione ma organiche. "Dobbiamo far fruttare l'acquisizione delle minoranze dell'est - ha sottolineato il ceo -. Svilupperemo il business a est e in America Latina".
Gli altri mercati esteri su cui Generali si concentrerà sono la Cina e l'India. Soprattutto la Cina: "In Cina il business è eccellente - ha detto Greco - e abbiamo relazioni con China National Petroleum, e oltre un milione di clienti. È uno dei mercati di riferimento per il nostro futuro. Io andrò tra tre settimane in Cina. L'India è un partner primario che sta cambiando velocemente. È un mercato che seguiamo, anche se non sta dando soddisfazioni ancora chiare. Il Vietnam è un Paese con 80 milioni di persone, una grande crescita, grande dinamismo: abbiamo molto interesse e rispetto, ma è un mercato che sta nascendo in questi giorni. Infine non abbiamo piani per l'Africa e non contiamo di svilupparne".
In Europa Generali conferma la bontà del ramo danni in Germania, con una crescita del 7%, oltre il mercato, una profittabilità in aumento e un combined ratio al 93% (97% media di mercato). "Siamo soddisfatti e in linea con gli obiettivi 2013", ha ribadito il ceo.
In Europa Generali conferma la bontà del ramo danni in Germania, con una crescita del 7%, oltre il mercato, una profittabilità in aumento e un combined ratio al 93% (97% media di mercato). "Siamo soddisfatti e in linea con gli obiettivi 2013", ha ribadito il ceo.
Sono 14 i milioni investiti da Generali in sponsorizzazioni, in particolare nella MotoGp, con la Ducati. Nell'ottica di razionalizzazione interna sono stati ridotti in termini di valore i contratti di telecomunicazioni e informatica. Per quanto riguarda il parco auto, sono otto le autovetture a disposizione del Leone di Trieste in Italia.
I RAPPORTI CON LE PARTECIPAZIONI ITALIANE
Per quanto riguarda le partecipazioni di Generali in Italia, Greco ha ricordato che i "rapporti più complessi intercorrono con il gruppo Finint e i soci ancora in Agorà (nonostante il Leone sia uscito dal patto di sindacato, ndr). Stiamo cercando di razionalizzare - ha detto - tutti i rapporti cercando benefici a livello contabile".
Generali possiede l'1,99% di Mediobanca con valore di carico di 80 milioni. Il titolo, come noto, è oggetto di un patto di sindacato, per cui non è possibile vendere la quota. L'esposizione è pari a 576 milioni, con interessi per 24 milioni; poi c'è una linea di credito pari a 500 milioni da cui sono derivati 25 milioni di pagamento di interessi. Sono 26 milioni gli interessi attivi nel rapporto con De Agostini, mentre in Lottomatica, partecipazione storica, Generali ha 132 milioni da cui percepisce 3,5 milioni di dividendo. In Intesa Sanpaolo, l'esposizione è di 2,2 miliardi, principalmente tra azioni (585 milioni) e obbligazioni (1,3 miliardi). L'esposizione passiva è di 129 milioni, e il dividendo incassato è pari a 25 milioni. Infine Greco ha confermato che Generali non parteciperà all'aumento di capitale di Rcs.
Per quanto riguarda le partecipazioni di Generali in Italia, Greco ha ricordato che i "rapporti più complessi intercorrono con il gruppo Finint e i soci ancora in Agorà (nonostante il Leone sia uscito dal patto di sindacato, ndr). Stiamo cercando di razionalizzare - ha detto - tutti i rapporti cercando benefici a livello contabile".
Generali possiede l'1,99% di Mediobanca con valore di carico di 80 milioni. Il titolo, come noto, è oggetto di un patto di sindacato, per cui non è possibile vendere la quota. L'esposizione è pari a 576 milioni, con interessi per 24 milioni; poi c'è una linea di credito pari a 500 milioni da cui sono derivati 25 milioni di pagamento di interessi. Sono 26 milioni gli interessi attivi nel rapporto con De Agostini, mentre in Lottomatica, partecipazione storica, Generali ha 132 milioni da cui percepisce 3,5 milioni di dividendo. In Intesa Sanpaolo, l'esposizione è di 2,2 miliardi, principalmente tra azioni (585 milioni) e obbligazioni (1,3 miliardi). L'esposizione passiva è di 129 milioni, e il dividendo incassato è pari a 25 milioni. Infine Greco ha confermato che Generali non parteciperà all'aumento di capitale di Rcs.
TRIESTE RESTA LA CASA DEL LEONE
Cala il sipario alle 14:15 sulla prima assemblea di Mario Greco. Approvato anche il cambio di statuto che cancella la denominazione Trieste sede della direzione centrale, ma solo perché superata dai tempi e dai modelli di business. Generali non sposterà la sede, ha rassicurato il ceo, dopo la minaccia di un socio che ha invocato l'intervento del "capo di Forza Italia, che possiede il 5% di Mediobanca", per impedire a Greco di muovere da Trieste verso Milano. "Trieste è una città che è casa nostra. Le preoccupazioni non sono fondate. Abbiamo cancellato una dizione organizzativa che risale a qualche secolo fa, che non rappresenta una società internazionale e moderna".
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