Un documento per invocare l'unità sindacale
Dodici presidenti di gruppi aziendali uniti per richiedere, ancora una volta, il ritorno all'ascolto e al dialogo con le rappresentanze di categoria. E promuovono la creazione di un nuovo modello associativo più inclusivo e rappresentativo delle priorità per gli agenti
01/06/2012
Una forte amarezza e una profonda delusione. Sono stati questi i sentimenti preponderanti nella riunione del 30 maggio dei gruppi agenti aziendali, tenutasi a Bologna.
Come evidenzia un documento sottoscritto da dodici presidenti di gruppo (Giovanni Trotta, Allianz Lloyd Adriatico; Federico Serrao, Augusta; Alessandro Lazzaro, Axa Italia; Pierangelo Colombo, Aviva; Letterio Munafò, Carige; Bruno Coccato, Cattolica; Vincenzo Cirasola, Generali; Luigi Mingozzi, Italiana Assicurazioni; Giuseppe Consoli, Itas; Francesco Bovio, Milano Assicurazioni; Roberto Arena, Vittoria; Enrico Ulivieri, Zurich), l'insoddisfazione per la strategia con cui sono state affrontate le liberalizzazioni da parte di Sna e Unapass è ormai più che palese.
Da tale insoddisfazione nasce la scelta, da parte dei dodici rappresentanti dei gruppi agenti, di non partecipare più ad alcuna riunione dei comitati e di mettere in campo una strategia volta a realizzare un'autentica unità sindacale", attraverso "un progetto per un nuovo modello associativo, più moderno, che incorpori ogni risorsa intellettuale", scelta indistintamente tra gli iscritti di Sna, Unapass, gruppi agenti, e che coinvolga anche i non iscritti ad alcun sindacato.
Le caratteristiche di questo "nuovo modello" prospettato dai gruppi sarebbero "compattezza e rappresentatività": due specifiche che mancano attualmente alle rappresentanze di categoria. I presidenti rifiutano quindi quelle che chiamano "le logiche dello scontro nei confronti dell'Ania", che Sna e Unapass avrebbero perpetrato per anni, scegliendo invece un ritorno al dialogo "per riprendere una costruttiva dialettica di confronto".
I gruppi agenti, inoltre, rimproverano ai vertici dei due sindacati, soprattutto, di non aver saputo, si legge nel comunicato, "individuare una strategia sin dall'inizio comune e tesa a evitare che, per l'ennesima volta, norme legislative si riversassero esclusivamente sugli agenti".
Un punto su tutti interessa ai gruppi agenti: l'articolo 34, quello sulla pluripreventivazione. I presidenti contestano alle associazioni di categoria di non aver agito nell'ottica di abrogare l'articolo, ma solo per modificarlo; nonostante la "disponibilità totale" da parte loro ad aderire, "a qualsiasi azione di protesta e mobilitazione" messe in campo da Sna o Unapass.
Questa strategia, che i presidenti di gruppo non esitano a definire la causa di un'autentica "debacle", è il frutto principalmente di una mancanza di unità che va "a discapito dalle attuali e reali tensioni e priorità avvertite dagli agenti di assicurazione". I gruppi agenti, d'altra parte, sottolineano come i vari appelli lanciati in questi mesi siano stati ignorati dai vertici di Sna e Unapass, rinunciando così, dicono, "all'apporto politico e intellettuale" degli associati. L'accusa dei presidenti è forte perché mette in dubbio "l'adeguatezza" delle attuali guide sindacali a gestire gli "straordinari cambiamenti del settore". Insomma quasi una mozione di sfiducia, e certamente una forte richiesta all'apertura di una nuova fase di ascolto e di dialogo.
Come evidenzia un documento sottoscritto da dodici presidenti di gruppo (Giovanni Trotta, Allianz Lloyd Adriatico; Federico Serrao, Augusta; Alessandro Lazzaro, Axa Italia; Pierangelo Colombo, Aviva; Letterio Munafò, Carige; Bruno Coccato, Cattolica; Vincenzo Cirasola, Generali; Luigi Mingozzi, Italiana Assicurazioni; Giuseppe Consoli, Itas; Francesco Bovio, Milano Assicurazioni; Roberto Arena, Vittoria; Enrico Ulivieri, Zurich), l'insoddisfazione per la strategia con cui sono state affrontate le liberalizzazioni da parte di Sna e Unapass è ormai più che palese.
Da tale insoddisfazione nasce la scelta, da parte dei dodici rappresentanti dei gruppi agenti, di non partecipare più ad alcuna riunione dei comitati e di mettere in campo una strategia volta a realizzare un'autentica unità sindacale", attraverso "un progetto per un nuovo modello associativo, più moderno, che incorpori ogni risorsa intellettuale", scelta indistintamente tra gli iscritti di Sna, Unapass, gruppi agenti, e che coinvolga anche i non iscritti ad alcun sindacato.
Le caratteristiche di questo "nuovo modello" prospettato dai gruppi sarebbero "compattezza e rappresentatività": due specifiche che mancano attualmente alle rappresentanze di categoria. I presidenti rifiutano quindi quelle che chiamano "le logiche dello scontro nei confronti dell'Ania", che Sna e Unapass avrebbero perpetrato per anni, scegliendo invece un ritorno al dialogo "per riprendere una costruttiva dialettica di confronto".
I gruppi agenti, inoltre, rimproverano ai vertici dei due sindacati, soprattutto, di non aver saputo, si legge nel comunicato, "individuare una strategia sin dall'inizio comune e tesa a evitare che, per l'ennesima volta, norme legislative si riversassero esclusivamente sugli agenti".
Un punto su tutti interessa ai gruppi agenti: l'articolo 34, quello sulla pluripreventivazione. I presidenti contestano alle associazioni di categoria di non aver agito nell'ottica di abrogare l'articolo, ma solo per modificarlo; nonostante la "disponibilità totale" da parte loro ad aderire, "a qualsiasi azione di protesta e mobilitazione" messe in campo da Sna o Unapass.
Questa strategia, che i presidenti di gruppo non esitano a definire la causa di un'autentica "debacle", è il frutto principalmente di una mancanza di unità che va "a discapito dalle attuali e reali tensioni e priorità avvertite dagli agenti di assicurazione". I gruppi agenti, d'altra parte, sottolineano come i vari appelli lanciati in questi mesi siano stati ignorati dai vertici di Sna e Unapass, rinunciando così, dicono, "all'apporto politico e intellettuale" degli associati. L'accusa dei presidenti è forte perché mette in dubbio "l'adeguatezza" delle attuali guide sindacali a gestire gli "straordinari cambiamenti del settore". Insomma quasi una mozione di sfiducia, e certamente una forte richiesta all'apertura di una nuova fase di ascolto e di dialogo.
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