Congresso Sna, Demozzi confermato presidente
Al voto solo una lista guidata dal numero uno del sindacato. Accordo sfumato all'ultimo per un Esecutivo Nazionale composto anche da rappresentanti di altre anime presenti nell'organizzazione, che a loro volta hanno rinunciato a presentare una candidatura alternativa, per agevolare l'unità della categoria di fronte ai problemi degli agenti
29/07/2014
Claudio Demozzi è stato rieletto alla presidenza del Sindacato nazionale agenti con 264 voti su 354 agenti che si sono espressi. Le schede nulle sono state 58, mentre le bianche 32. Gli aventi diritto presenti erano 409. È stata presentata una sola lista, quella appunto del presidente uscente, che però non è riuscita a unificare tutte le anime del sindacato, in primis quella guidata da Roberto Salvi.
Durante la prima giornata del congresso di Ferno (Varese), lunedì 28 luglio, erano state intraprese alcune trattative per cercare di presentare un'unica lista, capitanata comunque da Claudio Demozzi, ma che fosse espressione delle due principali correnti, cioè quella del presidente e quella che fa rifermento a Salvi. Poi il nulla di fatto, niente accordo sui nomi da inserire in lista e il ritiro del gruppo di Salvi, che rinuncia a presentare una candidatura alternativa, nonostante, assicurano gli interessati, i nomi ci fossero già.
Ecco quindi la squadra dell'Esecutivo Nazionale, eletta dall'assise: Claudio Demozzi (presidente), Elena Dragoni (vice presidente vicario), Corrado Di Marino (vice presidente), Alberto Testa, Andrea Lucarelli, Tiziana Belotti, Paolo Bullegas, Giuseppe Rapa, Michele Languino, Francesco Libutti, Agnese Mazzoleni, Angela Occhipinti.
Una scelta nel segno della continuità quindi, ma anche della necessità. Il congresso non ha fatto nulla per nascondere l'esistenza di una minoranza interna di cui, tuttavia, si è persa l'occasione di pesare con i voti. Demozzi si riconferma così a capo del sindacato, ma non centra l'obiettivo di coinvolgere nella sua azione tutte le correnti che coesistono nello Sna.
La presentazione di una lista unitaria, una sorta di grosse coalition formatasi prima delle urne cui dare semplicemente l'imprimatur plebiscitario, avrebbe certamente consentito al presidente e al suo rinnovato Esecutivo di presentarsi più forte ai tavoli che attendono gli agenti a settembre: il salvataggio del Fondo pensione, il tentativo di stilare un nuovo accordo nazionale con le compagnie e il rinnovo del contratto nazionale con i dipendenti di agenzia. La linea di Demozzi, improntata alla fermezza nella trattative su tutti i tavoli, non è comunque sconfessata dalla minoranza interna: sia Roberto Salvi, sia Umberto D'Andrea, che hanno trattato fino all'ultimo per la creazione della lista unitaria, pur nell'amarezza di non essere riusciti a esprimere una linea comune, hanno dichiarato esplicitamente il loro assenso alla politica di Demozzi: "il problema sta nei metodi - ha detto Salvi, durante il suo intervento rivolgendosi direttamente al presidente, presente in prima fila -, non sono d'accordo con il metodo che usi. Su questo ho chiesto riflessioni che evidentemente non sono state sufficienti. Il rischio è che si vada ancora a escludere le tante anime del sindacato. Abbiamo provato a stilare una lista alternativa, abbiamo verificato che avesse il consenso ed effettivamente ce l'aveva, ma abbiamo deciso, alla fine, di non presentarla per non spaccare il congresso. Siamo venuti per cercare l'unità: questo era il progetto originale".
Dalle posizioni alternative a quelle di Demozzi è emersa la richiesta di un ascolto vero, di mettere in discussione il metodo in determinate circostanze.
È indubbio che l'assise convocata in sessione straordinaria abbia espresso in tutte le sue componenti un desiderio di compattezza, per dimostrarsi più forti di fronte agli interlocutori (soprattutto Ania). Anche dai sostenitori di Demozzi è arrivato l'appello a non sprecare le intelligenze e le capacità interne allo Sna, a partire da Salvi e dalle minoranze. Secondo Francesco Pavanello, presidente di Fpa, Demozzi resta "uno dei migliori leader sindacali, ma con dei limiti. Bisogna stargli vicino - ha detto -, senza trascurare le altre risorse interne a causa di divisioni incomprensibili. Non deragliamo dalla giusta politica".
Un dissenso contenuto, quindi, sia nei toni sia nei fatti. C'è chi ha ricordato come Demozzi abbia reso più forte la categoria perché l'ha imposta come interlocutore stabile delle istituzioni e chi, invece, ha sottolineato che dal 2011 al 2013 Sna ha perso oltre 1000 iscritti. Lo stesso Demozzi ha riconosciuto i suoi errori e i suoi limiti, rivendicando però il coraggio di aver imposto una linea di fermezza nell'esclusivo interesse della categoria: "ho un limite - ha detto - mi spazientisco di fronte a posizioni che non fanno gli interessi degli agenti. Ho proposto al prossimo Esecutivo di prendere l'onore e l'onere di usare meglio di me la pacatezza e la disponibilità. Miglioreremo anche sotto questo aspetto".
Demozzi chiama alla mobilitazione di tutti, su tutti i fronti: a partire della questione dell'Fpa, dichiarando la proposta dell'Ania indecente. Riguardo all'unità sindacale, da alcuni invocata e presentata come un fallimento della gestione di Demozzi, il presidente ha precisato di "non poter vendere l'illusione di una fusione con chi non condivide le nostre idee". Tuttavia, Demozzi ha respinto l'accusa di non voler confrontarsi, di aver isolato lo Sna: per questo ha ricordato la presenza al congresso dell'anno scorso, a Bussolengo, sia di Ania, sia di Antitrust, sia del ministero dello Sviluppo economico.
"Abbiamo enormi difficoltà di fronte a noi - ha dichiarato in conclusione Demozzi -; davanti a questi problemi, o siamo uniti oppure ci triturano. I nostri avversari sono più forti, organizzati e con interessi opposti a noi".
Durante la prima giornata del congresso di Ferno (Varese), lunedì 28 luglio, erano state intraprese alcune trattative per cercare di presentare un'unica lista, capitanata comunque da Claudio Demozzi, ma che fosse espressione delle due principali correnti, cioè quella del presidente e quella che fa rifermento a Salvi. Poi il nulla di fatto, niente accordo sui nomi da inserire in lista e il ritiro del gruppo di Salvi, che rinuncia a presentare una candidatura alternativa, nonostante, assicurano gli interessati, i nomi ci fossero già.
Ecco quindi la squadra dell'Esecutivo Nazionale, eletta dall'assise: Claudio Demozzi (presidente), Elena Dragoni (vice presidente vicario), Corrado Di Marino (vice presidente), Alberto Testa, Andrea Lucarelli, Tiziana Belotti, Paolo Bullegas, Giuseppe Rapa, Michele Languino, Francesco Libutti, Agnese Mazzoleni, Angela Occhipinti.
Una scelta nel segno della continuità quindi, ma anche della necessità. Il congresso non ha fatto nulla per nascondere l'esistenza di una minoranza interna di cui, tuttavia, si è persa l'occasione di pesare con i voti. Demozzi si riconferma così a capo del sindacato, ma non centra l'obiettivo di coinvolgere nella sua azione tutte le correnti che coesistono nello Sna.
La presentazione di una lista unitaria, una sorta di grosse coalition formatasi prima delle urne cui dare semplicemente l'imprimatur plebiscitario, avrebbe certamente consentito al presidente e al suo rinnovato Esecutivo di presentarsi più forte ai tavoli che attendono gli agenti a settembre: il salvataggio del Fondo pensione, il tentativo di stilare un nuovo accordo nazionale con le compagnie e il rinnovo del contratto nazionale con i dipendenti di agenzia. La linea di Demozzi, improntata alla fermezza nella trattative su tutti i tavoli, non è comunque sconfessata dalla minoranza interna: sia Roberto Salvi, sia Umberto D'Andrea, che hanno trattato fino all'ultimo per la creazione della lista unitaria, pur nell'amarezza di non essere riusciti a esprimere una linea comune, hanno dichiarato esplicitamente il loro assenso alla politica di Demozzi: "il problema sta nei metodi - ha detto Salvi, durante il suo intervento rivolgendosi direttamente al presidente, presente in prima fila -, non sono d'accordo con il metodo che usi. Su questo ho chiesto riflessioni che evidentemente non sono state sufficienti. Il rischio è che si vada ancora a escludere le tante anime del sindacato. Abbiamo provato a stilare una lista alternativa, abbiamo verificato che avesse il consenso ed effettivamente ce l'aveva, ma abbiamo deciso, alla fine, di non presentarla per non spaccare il congresso. Siamo venuti per cercare l'unità: questo era il progetto originale".
Dalle posizioni alternative a quelle di Demozzi è emersa la richiesta di un ascolto vero, di mettere in discussione il metodo in determinate circostanze.
È indubbio che l'assise convocata in sessione straordinaria abbia espresso in tutte le sue componenti un desiderio di compattezza, per dimostrarsi più forti di fronte agli interlocutori (soprattutto Ania). Anche dai sostenitori di Demozzi è arrivato l'appello a non sprecare le intelligenze e le capacità interne allo Sna, a partire da Salvi e dalle minoranze. Secondo Francesco Pavanello, presidente di Fpa, Demozzi resta "uno dei migliori leader sindacali, ma con dei limiti. Bisogna stargli vicino - ha detto -, senza trascurare le altre risorse interne a causa di divisioni incomprensibili. Non deragliamo dalla giusta politica".
Un dissenso contenuto, quindi, sia nei toni sia nei fatti. C'è chi ha ricordato come Demozzi abbia reso più forte la categoria perché l'ha imposta come interlocutore stabile delle istituzioni e chi, invece, ha sottolineato che dal 2011 al 2013 Sna ha perso oltre 1000 iscritti. Lo stesso Demozzi ha riconosciuto i suoi errori e i suoi limiti, rivendicando però il coraggio di aver imposto una linea di fermezza nell'esclusivo interesse della categoria: "ho un limite - ha detto - mi spazientisco di fronte a posizioni che non fanno gli interessi degli agenti. Ho proposto al prossimo Esecutivo di prendere l'onore e l'onere di usare meglio di me la pacatezza e la disponibilità. Miglioreremo anche sotto questo aspetto".
Demozzi chiama alla mobilitazione di tutti, su tutti i fronti: a partire della questione dell'Fpa, dichiarando la proposta dell'Ania indecente. Riguardo all'unità sindacale, da alcuni invocata e presentata come un fallimento della gestione di Demozzi, il presidente ha precisato di "non poter vendere l'illusione di una fusione con chi non condivide le nostre idee". Tuttavia, Demozzi ha respinto l'accusa di non voler confrontarsi, di aver isolato lo Sna: per questo ha ricordato la presenza al congresso dell'anno scorso, a Bussolengo, sia di Ania, sia di Antitrust, sia del ministero dello Sviluppo economico.
"Abbiamo enormi difficoltà di fronte a noi - ha dichiarato in conclusione Demozzi -; davanti a questi problemi, o siamo uniti oppure ci triturano. I nostri avversari sono più forti, organizzati e con interessi opposti a noi".
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