Agenti, esiste ancora la contrattazione collettiva?
Dopo il pronunciamento dell’Antitrust sulla questione del plurimandato, le organizzazioni sindacali si stanno riposizionando. Come riaprire un dialogo con l’Ania, che sembra non essere più interessata a riprendere, con le rappresentanze sindacali, i lavori sulla contrattazione collettiva a livello nazionale? Ecco gli ostacoli che la categoria degli agenti dovrà superare al più presto
09/07/2014
L'anno scorso, di questi tempi, si parlava della ripresa del dialogo tra agenti e Ania, dopo sette anni di proverbiale gelo. A fine luglio ci sarebbe stato il primo incontro ufficiale per riaprire la trattativa e provare a rinnovare, o riscrivere, l'accordo nazionale: la base della contrattazione collettiva. Le reazioni uscite da quel primo ammiccamento erano state, tutto sommato, positive: l'Ania parlava apertamente di un colloquio avvenuto in un clima cordiale e costruttivo". Per le rappresentanze degli agenti l'aggettivo "cordiale" andava bene, anche se sul "costruttivo" c'erano dei dubbi.
Gli incontri continuarono nell'autunno 2013, ma in un clima di attesa del pronunciamento dell'Antitrust in merito al ricorso presentato da Sna contro alcuni accordi tra singole imprese e reti, o gruppi agenti, che avrebbero limitato la diffusione del plurimandato. A ottobre, un uomo chiave di Ania, nonché direttore generale di Unipol- Sai, Franco Ellena, aveva parlato esplicitamente di "libertà per tutti": liberi gli agenti, ma anche le compagnie di cercare nuovi canali distributivi, più capillari, meno costosi, più smart. Intanto, a gennaio di quest'anno, era scoppiato il caso dell'Fpa: il fondo pensione agenti, un tempo fiore all'occhiello della categoria, che si era scoperto debole e con un pesante disavanzo prospettico. A questo punto il tavolo con l'Ania per il salvataggio di Fpa diventava prioritario, tanto più che, dicevano dall'Ania, senza un pronunciamento definitivo dell'Agcm, non si sarebbe potuto parlare di accordi su base nazionale.
UN EFFETTO DOMINO
Insomma, tutto fermo fino alla fine di maggio, quando l'Antitrust ha chiuso la procedura contro le compagnie accettando gli impegni presi, nell'ottica di aumentare la concorrenza nella distribuzione. La sentenza ha innescato l'effetto domino: mentre il principale sindacato degli agenti, Sna, rivendicava la vittoria, Anapa e Unapass erano più critiche. Ma soprattutto, l'associazione nata 18 mesi fa, spostava l'attenzione sulla questione del rinnovo dell'accordo, chiedendo di riaprire velocemente il tavolo con l'Ania.
L'associazione delle compagnie, in modo straniante per la sua perentorietà, ha fatto sapere, durante l'assemblea dello scorso primo luglio, che non c'è più spazio per la contrattazione collettiva tra agenti e imprese, paventando un futuro prossimo in cui l'operatore del call center sostituirà l'intermediario anche sotto il profilo della consulenza. Si tratta, evidentemente, di un momento molto complesso per gli agenti italiani, che si trovano a dover affrontare anche altre sfide: dalla concorrenza degli altri canali, all'Oria, al rinnovo del contratto dei dipendenti di agenzia.
Gli incontri continuarono nell'autunno 2013, ma in un clima di attesa del pronunciamento dell'Antitrust in merito al ricorso presentato da Sna contro alcuni accordi tra singole imprese e reti, o gruppi agenti, che avrebbero limitato la diffusione del plurimandato. A ottobre, un uomo chiave di Ania, nonché direttore generale di Unipol- Sai, Franco Ellena, aveva parlato esplicitamente di "libertà per tutti": liberi gli agenti, ma anche le compagnie di cercare nuovi canali distributivi, più capillari, meno costosi, più smart. Intanto, a gennaio di quest'anno, era scoppiato il caso dell'Fpa: il fondo pensione agenti, un tempo fiore all'occhiello della categoria, che si era scoperto debole e con un pesante disavanzo prospettico. A questo punto il tavolo con l'Ania per il salvataggio di Fpa diventava prioritario, tanto più che, dicevano dall'Ania, senza un pronunciamento definitivo dell'Agcm, non si sarebbe potuto parlare di accordi su base nazionale.
UN EFFETTO DOMINO
Insomma, tutto fermo fino alla fine di maggio, quando l'Antitrust ha chiuso la procedura contro le compagnie accettando gli impegni presi, nell'ottica di aumentare la concorrenza nella distribuzione. La sentenza ha innescato l'effetto domino: mentre il principale sindacato degli agenti, Sna, rivendicava la vittoria, Anapa e Unapass erano più critiche. Ma soprattutto, l'associazione nata 18 mesi fa, spostava l'attenzione sulla questione del rinnovo dell'accordo, chiedendo di riaprire velocemente il tavolo con l'Ania.
L'associazione delle compagnie, in modo straniante per la sua perentorietà, ha fatto sapere, durante l'assemblea dello scorso primo luglio, che non c'è più spazio per la contrattazione collettiva tra agenti e imprese, paventando un futuro prossimo in cui l'operatore del call center sostituirà l'intermediario anche sotto il profilo della consulenza. Si tratta, evidentemente, di un momento molto complesso per gli agenti italiani, che si trovano a dover affrontare anche altre sfide: dalla concorrenza degli altri canali, all'Oria, al rinnovo del contratto dei dipendenti di agenzia.
I PROBLEMI DELLA RIVALSA E DEI DATI DEI CLIENTI
"Ci troviamo in un mercato con molti più competitori rispetto al passato - sottolinea Massimo Congiu, presidente di Unapass -; saremo fragili se questo mercato nei prossimi anni non aumenterà i suoi volumi, soprattutto nel ramo danni non auto". Tuttavia, difficilmente questo potrà accadere solo con una diffusione più pervasiva del plurimandato. "Ci sono - continua Congiu - almeno due tra i diversi impegni vincolanti accettati dall'Antitrust che dal punto di vista dell'interesse degli agenti sono fortemente lesivi: la contrattazione su base aziendale della rivalsa e liquidazione e quello sulla proprietà dei dati". La posizione di Sna è nota: le compagnie hanno dovuto interrompere pratiche contrattuali lesive della libertà imprenditoriale dell'agente, per questo il provvedimento avrà effetti positivi, anche sull'andamento dei prezzi e sul livello del servizio. Ma i più critici rispetto a tutto l'impianto venuto fuori dalla sentenza dell'Agcm sono i rappresentanti di Anapa. L'associazione, presieduta da Vincenzo Cirasola, muove dall'assunto che i gruppi assicurativi che dominano il mercato Rc auto sono solo cinque e, nei fatti, nessuno consente il reciproco plurimandato ai rispettivi agenti: "com' è possibile - si chiede Cirasola - che si diffonda il plurimandato nell'Rc auto anche a seguito dell'indagine svolta? Noi riteniamo che in futuro, proprio grazie alla delibera dell'Antistrust, gli agenti monomandatari aumenteranno e i pluri diminuiranno".
DALL'ANIA PORTE CHIUSE
Le conseguenze a breve termine della decisione dell'Autorità si sono viste in assemblea Ania, o almeno l'interpretazione del presidente Aldo Minucci non è certo stata quella che gli agenti si attendevano. Tuttavia, Sna è ottimista, reputando la posizione dell'Ania temporanea e superabile, anche perché marginalizzerebbe l'Ania stessa. Un giudizio netto arriva invece da Unapass, che definisce la strategia dell'associazione delle imprese "di corto respiro", e che Congiu respinge energicamente: "d'altronde - precisa - è anche nell'interesse del sistema delle imprese affrontare le questioni con gli intermediari in un quadro di riferimenti generali, piuttosto che gestirlo in 200 modi differenti". Se davvero Ania chiuderà ancora le porte alle rappresentanze collettive degli agenti, fa sapere Anapa, significherà che è stata fortemente indebolita la stessa legittimazione sindacale che deriva proprio dalla titolarità alla negoziazione sindacale di un accordo collettivo. Una deriva pericolosa, secondo Cirasola, che rischia di condurre alla contrattazione one-to-one, "tanto amata dalle singole imprese e che rappresenterebbe la fine dei principi associativi di un'intera categoria". Per questo l'associazione chiede ancora a gran voce di riscrivere insieme all'Ania e alle altre organizzazioni un accordo collettivo completamente nuovo, che non faccia più riferimento all'Ana 2003, "ma sia scritto sulla base di regole moderne e attuali, sempre nell'ottica della cornice/quadro".
FPA, VERSO IL COMMISSARIAMENTO?
Il futuro paventato da Minucci, dove un call center e un monitor potranno sostituire l'agente, potrebbe far passare in secondo piano le altre questioni che si presenteranno davanti agli intermediari nei prossimi mesi. A breve, si spera, riprenderà il confronto tra Sna, Unapass, Anapa e Ania sul fondo pensione, su cui "per il momento - ricorda Congiu - non c'è un preciso accordo tra le parti se non la volontà comune di salvaguardare le pensioni, quelle in corso e quelle future". Se da un lato Anapa parla di "trito balletto delle responsabilità" e di una situazione di "immobilismo", dall'altro Sna non nasconde l'insoddisfazione verso le condizioni poste dell'Ania e la volontà di trattare a oltranza, seppur con la prospettiva di un commissariamento. Infine, sullo sfondo, gli agenti dovranno essere pronti a cambiare casa. L'Oria, l'organismo di diritto privato che prenderà il posto dell'Ivass nella vigilanza e nella tenuta del registro, è lì all'orizzonte, con la cosiddetta vigilanza piramidale che conferisce nuove responsabilità agli intermediari di primo livello. Secondo Congiu, il ministero dello Sviluppo economico, titolare dello statuto di Oria, è andato oltre lo spirito della delega della legge istitutiva. "Spero che - conclude - la convergenza su cui le rappresentanze degli agenti e dei broker hanno avanzato le proposte di modifica possa essere tenuta nella giusta considerazione dal Mise affinché questo organismo nasca nelle migliori condizioni".
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