Destinazione Italia, iter in bilico
Il decreto rischia di non essere convertito nei tempi previsti. La preoccupazione è stata espressa dal sottosegretario Simona Vicari nel corso di un convegno Ania-Aida
31/01/2014
Preoccupazione sui tempi che stanno vedendo il Parlamento impegnato nella conversione del decreto Destinazione Italia è stata espressa ieri dal sottosegretario al ministero dello Sviluppo Economico, Simona Vicari (nella foto), nel corso del convegno Prospettive evolutive della normativa in materia di Rc auto, organizzato a Roma da Ania e Aida per trovare un punto d'incontro tra istituzioni e assicuratori.
Esiste - spiega Simona Vicari, sottosegretario al ministero dello Sviluppo Economico - la volontà di alcune lobby di salvaguardare interessi specifici: lo scorso giugno, la commissione di merito ha bloccato, con una risoluzione, la pubblicazione delle tabelle sulle macropermanenti dimostrando che vi sono gruppi di interesse in Parlamento che vogliono mantenere le cose come sono attualmente".
Sulle tabelle insiste l'Ania. "Il decreto legge -conferma Vittorio Verdone, direttore centrale auto, distribuzione e consumatori Ania - contiene molti punti importanti, anche se non tutte le soluzioni sono condivisibili, ma manca un intervento: la tabella per il risarcimento dei danni gravi, una voce che pesa per 5,6 miliardi. Siamo in presenza di un vuoto normativo che, negli ultimi sei anni, ha prodotto un aumento del 31% del costo medio dei sinistri. E, ora, la Cassazione ha introdotto una nuova figura di danno, quella riferita alla perdita del bene vita, con il rischio che si raddoppino i risarcimenti. Non è più procrastinabile l'emanazione della tabella unica nazionale e sui danni mortali va introdotta una disciplina normativa sugli aventi diritto al risarcimento".
Il costo dei diritti
In tema di diritti e risarcimenti interviene anche Giovanni Pitruzzella, presidente dell'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato. "I diritti - conferma - costano e qualcuno questo costo lo deve sostenere. Se si mantiene un livello elevato di risarcimenti nelle lesioni per danni permanenti, ci saranno inevitabilmente dei costi maggiori nelle polizze. Dobbiamo avere consapevolezza di ciò che vogliamo, seguendo una strategia e definendo norme chiare e comportamenti che non cambino a seconda dell'organo giurisdizionale interessato: cosa che lede il fondamentale valore dell'uguaglianza. La riscrittura delle regole e del sistema della responsabilità civile deve andare avanti, senza cedere alla pressione delle lobby".
Gli obiettivi del governo restano
L'alternativa, secondo Vicari, è quella della legge delega al governo "per attuare con grande forza le scelte che vanno fatte. Siamo in Italia e bisogna fare i conti con gli italiani: o si ha la forza politica di dare al governo la legge delega o dobbiamo confrontarci con il parlamento, dove si insidiano sia posizioni pulite che interessi di parte che bloccano la pubblicazione delle tabelle o che auspicano l'adozione di quelle di Milano. Da parte del governo - spiega - esiste massima disponibilità a modificare i metodi, ma assoluta indisponibilità a toccare gli obiettivi. Si tratta di piccole cose, ma il nostro intento non era quello di cambiare tutto, ma solo di intervenire sul fenomeno delle frodi e su questo serve più forza per denunciare certi comportamenti".
Gli sconti imposti
Tra le critiche espresse dall'associazione delle imprese assicuratrici, quella sugli sconti imposti. "Vi sono - spiega Verdone - una serie di disposizioni - in alcuni casi facoltative, in altri obbligatorie - che incidono sull'offerta delle imprese di clausole e servizi con riduzioni di premio obbligatorie nel minimo. Riteniamo questi obblighi di proposta illegittimi e anticoncorrenziali: non si può imporre a una compagnia di proporre condizioni contrattuali sulla base di un obbligo, tra l'altro non foriero di effetti: la stimata riduzione dei prezzi dal 23 al 28% non è fattibile. Nello specifico, se io stimo che una norma può comportare una riduzione del 10% del costo dei danni materiali, devo considerare che il costo dei danni materiali è il 31% del costo di tutti i sinistri, quindi l'effetto sul costo complessivo dei risarcimento non è più del 10%, ma è 3% e l'effetto sulle tariffe è del 2%".
Fermo il governo sul sistema degli sconti: "si tratta - spiega Vicari - di una facoltà per l'assicurazione: i costi della scatola nera sono a carico dell'assicurazione, ma questa non è costretta ad accettare questa strada, così come lo sconto del 7%". Gli sconti non piacciono, ma oggi il Paese ci chiede di dare questo dictat alle assicurazioni, pur nella libertà di poterli accettare; non credo che incideranno molto negativamente sull'attività delle imprese, anche se non porteranno al risultato che avevamo immaginato. In ogni caso, il Paese si aspetta questo".
Un albo per i riparatori
Infine, tra i punti controversi del decreto, il risarcimento in forma specifica per i danni a cose, con la facoltà, per l'assicuratore, di ricorrere a questo strumento previa comunicazione all'Ivass. "Il risarcimento in forma specifica - spiega Marino Bin dell'Università di Torino - presuppone l'esistenza di una rete di riparatori convenzionati che taglia fuori i carrozzieri che non aderiscono, che risultano fortemente svantaggiati, imponendo, al tempo stesso, all'assicurato di ricorrere al manutentore scelto dalla compagnia. E' vero che il danneggiato può rifiutare il risarcimento in forma specifica, ma se lo fa, dovrà pagare un conguaglio, in quanto la somma pagata dall'assicuratore non può superare ciò che questi avrebbe ottenuto dal suo riparatore convenzionato. Questa norma, quindi, crea una posizione di lesione delle norme di tutela della concorrenza verso i riparatori e del diritto all'integrale risarcimento per il consumatore. In definitiva, Il risarcimento in forma specifica può essere uno strumento di riduzione dei costi, ma deve essere fatto nel rispetto dei principi fondamentali dell'ordinamento, prevedendo l'obbligo e non la facoltà, la creazione di una rete di riparatori convenzionati che siano certificati da un albo che ne attesti le capacità e la qualità della riparazione, in una situazione di non abuso di una posizione anticoncorrenziale".
Al di là delle critiche e dei dissensi, vi è un generale interesse a che il decreto veda la luce. "Fallire la strada della conversione - conferma Pitruzzella - sarebbe grave, perché anche se le soluzioni proposte non sono la panacea, il provvedimento affronta temi importanti". Ma, in definitiva, ciò che viene richiamato a gran voce è la forza del legislatore. La latitanza della politica -ha concluso Aurelio Anselmi, consigliere nazionale Aida- permette, in assenza di tabelle certe e norme chiare, l'invadenza della giurisprudenza lasciando spazio libero all'inventiva dei giudici".
Esiste - spiega Simona Vicari, sottosegretario al ministero dello Sviluppo Economico - la volontà di alcune lobby di salvaguardare interessi specifici: lo scorso giugno, la commissione di merito ha bloccato, con una risoluzione, la pubblicazione delle tabelle sulle macropermanenti dimostrando che vi sono gruppi di interesse in Parlamento che vogliono mantenere le cose come sono attualmente".
Sulle tabelle insiste l'Ania. "Il decreto legge -conferma Vittorio Verdone, direttore centrale auto, distribuzione e consumatori Ania - contiene molti punti importanti, anche se non tutte le soluzioni sono condivisibili, ma manca un intervento: la tabella per il risarcimento dei danni gravi, una voce che pesa per 5,6 miliardi. Siamo in presenza di un vuoto normativo che, negli ultimi sei anni, ha prodotto un aumento del 31% del costo medio dei sinistri. E, ora, la Cassazione ha introdotto una nuova figura di danno, quella riferita alla perdita del bene vita, con il rischio che si raddoppino i risarcimenti. Non è più procrastinabile l'emanazione della tabella unica nazionale e sui danni mortali va introdotta una disciplina normativa sugli aventi diritto al risarcimento".
Il costo dei diritti
In tema di diritti e risarcimenti interviene anche Giovanni Pitruzzella, presidente dell'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato. "I diritti - conferma - costano e qualcuno questo costo lo deve sostenere. Se si mantiene un livello elevato di risarcimenti nelle lesioni per danni permanenti, ci saranno inevitabilmente dei costi maggiori nelle polizze. Dobbiamo avere consapevolezza di ciò che vogliamo, seguendo una strategia e definendo norme chiare e comportamenti che non cambino a seconda dell'organo giurisdizionale interessato: cosa che lede il fondamentale valore dell'uguaglianza. La riscrittura delle regole e del sistema della responsabilità civile deve andare avanti, senza cedere alla pressione delle lobby".
Gli obiettivi del governo restano
L'alternativa, secondo Vicari, è quella della legge delega al governo "per attuare con grande forza le scelte che vanno fatte. Siamo in Italia e bisogna fare i conti con gli italiani: o si ha la forza politica di dare al governo la legge delega o dobbiamo confrontarci con il parlamento, dove si insidiano sia posizioni pulite che interessi di parte che bloccano la pubblicazione delle tabelle o che auspicano l'adozione di quelle di Milano. Da parte del governo - spiega - esiste massima disponibilità a modificare i metodi, ma assoluta indisponibilità a toccare gli obiettivi. Si tratta di piccole cose, ma il nostro intento non era quello di cambiare tutto, ma solo di intervenire sul fenomeno delle frodi e su questo serve più forza per denunciare certi comportamenti".
Gli sconti imposti
Tra le critiche espresse dall'associazione delle imprese assicuratrici, quella sugli sconti imposti. "Vi sono - spiega Verdone - una serie di disposizioni - in alcuni casi facoltative, in altri obbligatorie - che incidono sull'offerta delle imprese di clausole e servizi con riduzioni di premio obbligatorie nel minimo. Riteniamo questi obblighi di proposta illegittimi e anticoncorrenziali: non si può imporre a una compagnia di proporre condizioni contrattuali sulla base di un obbligo, tra l'altro non foriero di effetti: la stimata riduzione dei prezzi dal 23 al 28% non è fattibile. Nello specifico, se io stimo che una norma può comportare una riduzione del 10% del costo dei danni materiali, devo considerare che il costo dei danni materiali è il 31% del costo di tutti i sinistri, quindi l'effetto sul costo complessivo dei risarcimento non è più del 10%, ma è 3% e l'effetto sulle tariffe è del 2%".
Fermo il governo sul sistema degli sconti: "si tratta - spiega Vicari - di una facoltà per l'assicurazione: i costi della scatola nera sono a carico dell'assicurazione, ma questa non è costretta ad accettare questa strada, così come lo sconto del 7%". Gli sconti non piacciono, ma oggi il Paese ci chiede di dare questo dictat alle assicurazioni, pur nella libertà di poterli accettare; non credo che incideranno molto negativamente sull'attività delle imprese, anche se non porteranno al risultato che avevamo immaginato. In ogni caso, il Paese si aspetta questo".
Un albo per i riparatori
Infine, tra i punti controversi del decreto, il risarcimento in forma specifica per i danni a cose, con la facoltà, per l'assicuratore, di ricorrere a questo strumento previa comunicazione all'Ivass. "Il risarcimento in forma specifica - spiega Marino Bin dell'Università di Torino - presuppone l'esistenza di una rete di riparatori convenzionati che taglia fuori i carrozzieri che non aderiscono, che risultano fortemente svantaggiati, imponendo, al tempo stesso, all'assicurato di ricorrere al manutentore scelto dalla compagnia. E' vero che il danneggiato può rifiutare il risarcimento in forma specifica, ma se lo fa, dovrà pagare un conguaglio, in quanto la somma pagata dall'assicuratore non può superare ciò che questi avrebbe ottenuto dal suo riparatore convenzionato. Questa norma, quindi, crea una posizione di lesione delle norme di tutela della concorrenza verso i riparatori e del diritto all'integrale risarcimento per il consumatore. In definitiva, Il risarcimento in forma specifica può essere uno strumento di riduzione dei costi, ma deve essere fatto nel rispetto dei principi fondamentali dell'ordinamento, prevedendo l'obbligo e non la facoltà, la creazione di una rete di riparatori convenzionati che siano certificati da un albo che ne attesti le capacità e la qualità della riparazione, in una situazione di non abuso di una posizione anticoncorrenziale".
Al di là delle critiche e dei dissensi, vi è un generale interesse a che il decreto veda la luce. "Fallire la strada della conversione - conferma Pitruzzella - sarebbe grave, perché anche se le soluzioni proposte non sono la panacea, il provvedimento affronta temi importanti". Ma, in definitiva, ciò che viene richiamato a gran voce è la forza del legislatore. La latitanza della politica -ha concluso Aurelio Anselmi, consigliere nazionale Aida- permette, in assenza di tabelle certe e norme chiare, l'invadenza della giurisprudenza lasciando spazio libero all'inventiva dei giudici".
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