L’Ivass vuole far luce sulle polizze dormienti
L’Autorità ha annunciato l’avvio di un indagine, auspicando anche l’introduzione di modifiche legislative in materia
09/02/2017
L’Ivass torna ancora una volta a occuparsi delle cosiddette polizze vita dormienti. Lo fa avviando un’apposita indagine, partita dopo un confronto preliminare con le associazioni dei consumatori e con le compagnie assicurative. In particolare, la lente dell’Ivass andrà a investigare quelle polizze che non sono state liquidate ai beneficiari, e che giacciono presso le imprese, già prescritte o in attesa della prescrizione. “Può trattarsi di polizze per il caso di morte dell’assicurato, della cui esistenza i familiari non erano a conoscenza – spiega l’Autorità in una nota – oppure di polizze di risparmio giunte a scadenza e non riscosse per vari motivi”. L’Ivass ricorda che oggi i diritti derivanti dalle polizze vita si prescrivono in dieci anni; oltre tale termine le somme sono devolute dalle compagnie al Fondo rapporti dormienti istituito presso la Consap. “È importante invece assicurare che le somme frutto del risparmio e delle scelte previdenziali dei cittadini – ammonisce l’Autorità – finiscano nelle mani dei beneficiari”. Il fenomeno delle polizze vita dormienti è all’attenzione a livello internazionale: l’indagine Ivass si propone di rilevare primi dati sulla ampiezza del fenomeno e sui processi adottati dalle imprese per accertare l’eventuale decesso degli assicurati e rintracciare i beneficiari. Ma, osserva l’Autorità, “occorrono anche modifiche legislative. Oggi in Italia l’unico strumento (privato) per provare a verificare se un familiare deceduto aveva stipulato una polizza vita è rappresentato dal servizio Ricerca coperture assicurative vita dell’Ania”, scrive l’Ivass, che osserva: “un primo passo da compiere sarebbe prevedere che le imprese di assicurazione abbiano accesso alla istituenda Anagrafe nazionale della popolazione residente (Anpr) e siano tenute a consultarla almeno una volta l’anno per verificare i decessi degli assicurati e attivarsi verso i beneficiari. In Francia – conclude l’Ivass – una legge simile ha consentito di portare alla luce cinque miliardi di euro di somme dormienti”.
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