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Ivass: compagnie italiane stabili, ma più esposte

Dati e priorità alla relazione annuale 2017

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Una nuova struttura organizzativa, efficiente nei costi; la piena integrazione delle strutture informatiche con quelle di Banca d’Italia; un sito web rivisto nella grafica e nelle funzionalità, che apre anche al mondo social. Si conclude con queste importanti novità il primo quinquennio dell’Ivass, come ha raccontato il suo presidente, Salvatore Rossi, aprendo, venerdì scorso a Roma, la relazione sull’attività svolta dall’Istituto nel 2016, alla presenza del settore assicurativo e affiancato dal nuovo segretario generale, Stefano De Polis. Una premessa importante, a cui ha fatto seguito una panoramica del comparto. Nello specifico, il 2016 ha visto una riduzione del ramo vita dell’11%, concentrata soprattutto nelle polizze a carattere finanziario che, tuttavia, hanno ricominciato a crescere nei primi mesi di quest’anno. Anche l’auto segna una contrazione (-3%), determinata dalla discesa, per il quinto anno consecutivo, dei prezzi Rca. Qui, in particolare, si è ridotto il divario con i tre gradi grandi Paesi europei (Francia, Germania e Spagna: da 260 euro del 2011, a 140 euro del 2016), come anche quello tra Nord e Sud (di oltre un terzo), nonostante il prezzo medio di Napoli sia ancora 630 euro contro i 300 euro di Aosta. Altro dato interessante riguarda la mobilità degli assicurati Rca, un tempo quasi inesistente, e che, oggi, ha quasi raggiunto il 15%. Cresce, invece, il comparto dei rami danni non auto, spinto dalla tecnologia e da ragioni di mercato.

OCCHIO ALLA CONCENTRAZIONE

Restano stabili gli utili (poco meno di 6 miliardi di euro, con un rendimento di capitale dell’8,6%), anche se, nel confronto internazionale, l’Ocse rileva che le compagnie italiane sono più profittevoli di quelle francesi e tedesche. Un fatto dovuto alla marcata concentrazione degli investimenti (oltre 810 miliardi in totale) nei titoli pubblici nostrani (circa 360 miliardi, pari al 44% del totale), su cui l’Ivass richiama l’attenzione degli assicuratori perché “espone le nostre compagnie al rischio di repentini innalzamenti dei tassi d’interesse sui titoli posseduti, con conseguente abbattimento del loro valore di mercato”, avverte Rossi. Questo, in parte, spiega la richiesta dell’Europa di imporre un requisito di capitale sui titoli pubblici negli attivi delle imprese assicurative, che tenga conto di tale rischiosità. A cui l’Ivass, però, si dichiara contraria perché, spiega il presidente, lo spread deriva dalla paura che l’euro possa non esserci più: un convincimento che non può ricadere sulle compagnie, ma soprattutto “una falsa percezione dei mercati” che “non possiamo avvalorare con norme europee”.

COMPLESSITÀ, VOLATILITÀ, UNIFORMITÀ

Parlando di Europa, l’attenzione va a Solvency II, su cui l’azione dell’Ivass è serrata. Tre i problemi emersi su questo fronte: la grande complessità nella misurazione del requisito minimo di capitale, e qui è emblematico il caso di una compagnia che ha dovuto noleggiare un Tir per inviare al vigilante la documentazione necessaria a descrivere il modello interno; le rapide oscillazioni dell’indice di solvibilità derivanti dal principio del valore di mercato, di per sé molto volatile, su cui si auspica il rafforzamento delle misure anticicliche; l’applicazione difforme delle nuove regole su scala europea ovvero la “mancanza di un campo da gioco livellato”, soprattutto, lamenta Rossi, “per le compagnie estero vestite”. In tema di vigilanza sulla solvibilità, se la fase della compliance alle nuove norme è in gran parte superata, ora è necessaria una strategia sostenibile dove l’Orsa è il caposaldo del nuovo sistema, da rendere coerente con la redditività dell’impresa, ma anche stabile nel tempo.

IL PROBLEMA DELLE POLIZZE DORMIENTI

Riguardo alla vigilanza sui rapporti tra compagnie e singoli clienti, l’Ivass ha irrogato, lo scorso anno, una sanzione senza precedenti a un’impresa che accumulava gravi ritardi nei pagamenti; inoltre, ha richiamato le imprese, nel ramo auto, a rivedere i processi liquidativi e ha pubblicato sul proprio sito le graduatorie delle compagnie che ricevono più reclami. Ora l’attenzione dell’Istituto è sulle polizze cosiddette dormienti: “dalla nostra indagine emerge che circa quattro milioni di polizze vita sono scadute negli ultimi cinque anni, e non sono state liquidate perché le compagnie non sanno che l’assicurato è deceduto, e il beneficiario non sa di esserlo”. Su questo, l’Ivass ha suggerito al Governo, che sta predisponendo lo schema di disegno di legge delega sulla Idd, di ridisegnare l’apparato sanzionatorio assicurativo italiano, ormai obsoleto. Anche sul fronte delle liquidazioni ci si aspettano avanzamenti decisivi da una modifica delle norme regolamentari sui compensi dei liquidatori, che li faccia dipendere dai risultati raggiunti, dalle spese effettuate e dal tempo impiegato.

INFORMATICA: IL RISCHIO DEL FUTURO

Altro tema centrale per l’Ivass è il cyber risk, “un rischio serio, nuovo, pervasivo”. Qui saranno necessarie norme, accorgimenti organizzativi, consapevolezza, e difatti l’Istituto sta studiando interventi sul piano regolamentare, anche favorendo sperimentazioni. “Le assicurazioni fanno ancora poche polizze perché il rischio cyber è poco conosciuto e sono pochi i dati, ma noi abbiamo capito che questo è la minaccia del futuro, e su questo vogliamo essere in primo piano”. A livello europeo, con una task force di Eiopa e, a livello italiano, con un regolamento articolato in cui l’Ivass chiede alle compagnie un sistema di data governance che preveda dettagliati piani di cyber security.

BANCHE E ASSICURAZIONI: CUGINE, NON SORELLE

Infine, sul tema delle crisi delle banche, si sta ancora definendo uno schema regolamentare europeo. La soluzione del problema, secondo l’Istituto, non può essere quella trovata nel mondo bancario europeo, laddove banche e assicurazioni, che Rossi definisce “cugine e non sorelle”, svolgono funzioni diverse nel sistema economico. Le assicurazioni, prendendosi in carico i rischi altrui, sono state paradossalmente più stabili delle banche. “Andiamo verso un mondo in cui certe sicurezze del passato non varranno più. Questo impone a noi regolatori di acuire la nostra vigilanza. Confidiamo di esserne capaci – conclude Rossi – nell’interesse ultimo degli assicurati, e della stabilità finanziaria”.

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