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UnipolSai, tensioni tra l'Ivass e la Consob

È quanto emerge dall'inchiesta sui presunti illeciti pre-fusione, secondo le accuse dell'ex commissario Michele Pezzinga

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Dagli atti dell'inchiesta sui presunti illeciti nell'ambito della fusione UnipolSai, in cui risulta indagato per aggiotaggio anche l'ad Carlo Cimbri, spuntano dettagli inediti in merito ad alcune tensioni tra l'Ivass e la Consob. Michele Pezzinga, ex commissario di quest'ultima autorità, sentito lo scorso 28 ottobre come testimone dal pm milanese Luigi Orsi, ha portato a conoscenza della procura di Milano una lettera inviata nel giugno dello scorso anno da Salvatore Rossi, presidente dell'Ivass, a quello della Consob, Giuseppe Vegas, in cui si esprimeva rammarico per il fatto che la Consob non sia in grado di fornire, come più volte preannunciato, informazioni e valutazioni importanti per le decisioni che l'Ivass dovrà assumere, in tempo utile per poter essere considerate. Resto in attesa - continuava Rossi nella missiva - di conoscere quali potranno essere le ulteriori forme di collaborazione fra i nostri rispettivi uffici".
Nell'estate del 2013 l'istruttoria dell'Ivass per autorizzare la fusione a quattro tra Unipol e l'ex galassia Ligresti era alle battute finali, ma il via libera definitivo all'operazione fu poi rilasciato il 25 luglio, un mese dopo la lettera inviata da Rossi a Vegas. Pezzinga ha evidenziato a Orsi che la premessa della lettera del presidente Ivass "era il riassunto di una lunga serie di interlocuzioni attraverso le quali l'Istituto di vigilanza, sin dal febbraio 2013, aveva chiesto di poter acquisire, tra l'altro, le valutazioni svolte sul pricing e la valorizzazione del portafoglio titoli strutturati di Ugf". Nonostante le ripetute rassicurazioni della Consob a fornire i dati non appena disponibili, ricostruite da Rossi nella sua missiva, il 7 giugno 2013 Vegas scrisse al presidente dell'Ivass comunicando che "i dati ad oggi disponibili risultano parziali e non hanno un sufficiente grado di definizione", e rinviando all'autunno "l'esito conclusivo dell'esame". Da qui la lettera di disappunto di Rossi. Secondo Pezzinga, i risultati dell'analisi del portafoglio strutturati da parte dell'Ufficio analisi quantitative della Consob, incaricato di valutarli, "erano già altamente affidabili ai fini di una proiezione di quelli finali", da cui non si discosteranno, all'esito dell'esame, se non per pochi milioni di euro. L'analisi, che non verrà accolta con il voto decisivo di Vegas, evidenzierà un fair value del portafoglio inferiore di una cifra tra i 592 e i 647 milioni rispetto a quanto riportato in bilancio da Unipol. Vegas ha attribuito le lungaggini dell'esame del portafoglio strutturati all'Ufficio analisi quantitative. "Ci mise un anno" ha ricordato lo stesso Vegas in un'intervista, sottolineando che "solo un esame completo poteva garantire l'affidabilità dei risultati". In una nota, tuttavia, la Consob ha respinto al mittente ogni sospetto: "
la ricostruzione della vicenda UnipolSai, così come presentata nelle dichiarazioni di un ex Commissario Consob - si legge nel comunicato - non trova alcun riscontro nella realtà dei fatti, nell'attività di vigilanza degli uffici e negli atti della commissione, assunti sempre nel pieno rispetto della legge e a tutela dell'interesse pubblico".

I sospetti di Pezzinga su papello Nagel-Ligresti


Pezzinga, inoltre, getta ulteriori sospetti sull'operazione, ipotizzando un legame tra la decisione con cui Consob nel maggio 2012 concesse a Unipol l'esenzione dall'opa obbligatoria su Fonsai e il papello siglato tra l'ad di Mediobanca, Alberto Nagel, e l'ex patron di Fondiaria Sai, Salvatore Ligresti, contenente una presunta buonuscita per ammorbidire la famiglia siciliana, ai tempi sempre più restia a passare la mano alla compagnia bolognese. Tra le pesanti accuse mosse da Pezzinga a Vegas, quella di aver suggerito a Unipol, nel gennaio 2012, di rivedere l'operazione su Fonsai, così da evitare l'opa a cascata su tutte le società del gruppo Ligresti. "L'obiezione non riguarda una mera questione stilistica ma di sostanza" ha spiegato al pm evidenziando che le "raccomandazioni di Vegas", accusato da Pezzinga di aver fatto da consulente a Unipol, hanno fatto perdere in una seduta il 22% a Premafin, l'8,23% a Fonsai e il 6,7% a Milano Assicurazioni. Un crollo imputabile, sempre secondo le accuse di Pezzinga, alle "dichiarazioni di Vegas secondo le quali non vi sarebbe stata alcuna opa".

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