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Colpa medica, ginecologi e ostetriche in agitazione

I medici chiedono una nuova legge sulla responsabilità professionale e tariffe controllate per le assicurazioni. Il ministro Lorenzin: interventi legislativi a breve

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I ginecologi e le ostetriche italiane sono tornati oggi in stato di agitazione, a un anno dal primo sciopero nazionale della ginecologia italiana, che ha bloccato l'attività di sale parto pubbliche e private in tutta Italia. Ad annunciare l'intenzione di scioperare nuovamente sono stati i presidenti delle principali sigle sindacali delle due categorie di specialisti, nel corso di una conferenza stampa convocata a Roma. Le richieste sono la messa in sicurezza dei punti nascita, una nuova legge sulla responsabilità professionale per limitare il contenzioso medico legale e tariffe controllate per le polizze assicurative. Per quanto riguarda la responsabilità professionale, i sindacati di categoria hanno evidenziato il mancato rinnovo, da parte di un crescente numero di aziende sanitarie, delle polizze assicurative per la responsabilità civile.

Durante la conferenza stampa è stato ricordato come sempre più spesso le aziende sanitarie ricorrono allo strumento della auto-assicurazione per i loro medici, limitandosi ad accantonare una somma modesta senza stipulare le polizze, contravvenendo così a quanto previsto dal contratto nazionale di lavoro. Inoltre, hanno denunciato ginecologi e chirurghi, dovendo pagare gli indennizzi ai danneggiati con fondi propri, le stesse aziende cercano di riversare sui medici la responsabilità sanitaria. Così i contenziosi presso la Corte dei Conti aumentano e i medici si trovano a doversi difendere, oltre che dal paziente, anche dalla propria azienda.

I rappresentanti sindacali hanno quindi ricordato che la legge Balduzzi stabiliva che, su proposta del ministro della Salute, entro il 30 giugno 2013, venisse emanato il decreto del presidente della Repubblica finalizzato ad agevolare l'accesso alla copertura assicurativa per chi esercita le professioni sanitarie. Da oltre sette mesi, denunciano i medici, il tavolo tecnico convocato dal ministero della Salute ha concluso i lavori ma il decreto non è ancora stato portato all'approvazione. E intanto ad agosto l'assicurazione diventerà obbligatoria per tutti. Per risolvere questo problema sempre più diffuso il vicepresidente nazionale della Cimo, Sergio Barbieri, ha illustrato il cosiddetto no blame: un sistema in cui sia il medico sia il paziente non sono costretti ad andare in tribunale, evitando così al medico di sostenere rischi legali o economici e al paziente di assumere un legale e sostenere i costi e i rischi di una causa. Questo sistema - ha proseguito Barbieri - strutturato a livello regionale permetterebbe di superare logiche di conflittualità, di garantire la terzietà tra danneggiato e danneggiante, di capitalizzare tutte le informazioni raccolte per migliorare la sicurezza e ridurre la durata del contenzioso. Se il costo complessivo della medicina difensiva - ha sottolineato il vicepresidente Cimo - è stato stimato tra i 10 e i 14 miliardi e i premi pagati dalle assicurazioni ammontano a un miliardo nel 2012 per 12mila sinistri denunciati, basterebbe ridurre il costo della medicina difensiva del 10% per liberare le risorse necessarie a coprire tutti i rischi e i risarcimenti".

Qualcosa, tuttavia, potrebbe smuoversi a breve. Il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, oggi ha infatti rivelato che il governo Letta (ammesso che continui a resistere) sta predisponendo nuove misure che verranno presentate "entro il mese di maggio" per affrontare il problema della colpa medica, fondamentali "per sconfiggere la medicina difensiva. Non è che sulla colpa medica non sia stato fatto nulla fino ad ora - ha sottolineato Lorenzin - ma ho trovato un tavolo deserto, a partire dalle assicurazioni".

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