La svolta di Solvency II, ora possibili gli investimenti di lungo termine
Con l’accordo trovato dal trilogo europeo, la direttiva è pronta per l’approvazione. La versione definitiva non sarà penalizzante per le imprese italiane, che, secondo quanto ha spiegato Ania, non avranno bisogno di aumenti di capitale
21/11/2013
Le compagnie italiane possono contare su una capitalizzazione più che sufficiente e non avranno, in media, bisogno di nuovo capitale per rispettare le regole contenute in Solvency II. Ma non solo: la paventata disincentivazione agli investimenti di lungo termine, conseguenza delle norme della nuova direttiva europea, è stata scongiurata grazie al volatility adjustment fissato al 65%. Il pacchetto approvato in Europa vale circa otto miliardi di euro. Con questi calcoli, sostanzialmente, si è evitato che i requisiti di capitale, legati alla volatilità dei mercati, potessero da un lato limitare gli investimenti delle compagnie, e quindi anche il disegno dei prodotti, e dall'altro richiedere nuova liquidità per rafforzare il patrimonio delle imprese.
SISTEMA FINANZIARIO IN SICUREZZA
Questo, in sintesi, la portata dell'accordo politico trovato lo scorso 13 novembre dal trilogo, formato da Commissione, Parlamento e Consiglio Europeo. Entro marzo 2015 la direttiva Solvency II dovrà essere recepita dai Paesi membri dell'Unione Europea e il tutto entrerà in vigore il primo gennaio 2016. L'Ania ha definito ieri l'accordo come una svolta epocale che riguarda tutto il sistema finanziario italiano, che, grazie ai correttivi approvati, è messo in sicurezza rispetto alla volatilità dei mercati". Ieri, in una web conference, Dario Focarelli, direttore generale di Ania, ha illustrato nel dettaglio le conseguenze pratiche dell'accordo trovato settimana scorsa, rispondendo alle domande dei giornalisti in modalità telefonica e via web. Si tratta, tra l'altro, del primo evento di questo tipo sperimentato dall'Ania, che ha riscosso un buon successo, dopo i primi minuti di spaesamento e allineamenti tecnici.
LA DIRETTIVA DA PERICOLO A OPPORTUNITÀ
Il testo dell'accordo del trilogo non è ancora noto, ha fatto sapere Focarelli, ma sarà presentato nei prossimi giorni. A quel punto però i tempi saranno strettissimi, "certamente inediti per gli standard delle istituzioni continentali", ha aggiunto, ma il passaggio del 13 novembre è stato essenziale: "la finestra della scorsa settimana - ha spiegato il dg - era l'ultima disponibile, perché ad aprile ci saranno le elezioni per il rinnovo del Parlamento Europeo". Tuttavia, mancano all'appello ancora le misure di secondo e terzo livello, tra cui la calibrazione del Solvency capital requirement (Scr) e le linee guida di applicazione da parte di Eiopa. Ciò che è stato già definito però permette di guardare con ottimismo all'introduzione di Solvency II, che, se prima poteva rappresentare un pericolo, oggi sembra più un'opportunità.
"Il trilogo - ha continuato Focarelli - ha approvato l'Ltga package, cioè le misure che riguardano la stabilizzazione della volatilità sugli investimenti di lungo periodo".
Queste misure sono essenziali perché in periodi di crisi dei mercati finanziari permettono alle imprese di conservare un sufficiente livello di capitalizzazione, evitando aumenti di capitale, o peggio, il default. L'esempio è quello che è accaduto tra novembre e dicembre 2011, quando molti mercati europei erano sprofondati, per effetto delle tensioni sugli spread, a livelli bassissimi di capitale. "Tuttavia - ha sottolineato Focarelli - a valori di mercato certamente migliori, come quelli del dicembre 2012, la stessa capitalizzazione risultava più che sufficiente".
Per evitare questi alti e bassi saranno adottate tre misure: il volatility adjustment (Va), il matching adjustment e le misure transitorie. Gli ultimi due riguardano soprattutto i mercati anglosassoni e del nord Europa, mentre il primo impatta sul mercato italiano e simili. Le tre misure saranno comunque soggette a una disclosure completa da parte delle imprese che le adotteranno.
VOLATILITY BALANCER AL 65%
Ma in cosa consiste quindi il volatility adjustment? "Il meccanismo - ha spiegato Focarelli - agisce sul tasso risk free con il quale sono scontate le riserve assicurative. Si attenua così la distanza tra attivi e passivi delle assicurazioni. Ora, il volatility balancer proposto da Eiopa si fermava al 20%, in situazione critiche, ma l'industria assicurativa e i regolatori nazionali hanno sÚbito proposto di innalzare l'asticella: Ivass, per esempio, propose il 60%. A metà novembre, il livello è stato fissato al 65%: una misura che riteniamo congrua". Il calcolo del Va è molto complesso: dipende dal tasso di sconto risk free, dallo spread europeo e da quello del singolo Paese. Nella relazione dell'Ania si legge inoltre che "in particolari circostanze (forti tensioni, come nel 2011, ndr) scatta anche un aggiustamento di volatilità per i singoli Paesi, a patto, tuttavia, che il country spread (rispetto al tasso risk free euro) sia almeno di 100 basis point e pari ad almeno due volte lo spread del portafoglio di riferimento europeo". Un ulteriore esempio dell'importanza delle misure approvate è quanto dice Ivass, sostenendo che con un volatility balancer al 60% e uno spread italiano a 500 punti, come quello del novembre 2011, il valore della patrimonializzazione del mercato italiano sarebbe stato uguale, e quindi sostenibile, a una situazione con spread a 250 punti. "Un volatility balancer al 65% - ha commentato Focarelli - è quindi ottimo".
I PROSSIMI APPUNTAMENTI
È vero che Solvency II fissa requisiti di capitale pari al doppio degli attuali (50 miliardi contro 25), ma nel calcolo sono inserite poste di bilancio che ora, in regime di Solvency I, non sono ammissibili. "Al 31 dicembre 2012 - ha confermato Focarelli - le imprese italiane nel ramo vita hanno un solvency ratio al 159% con una media di buffer di capitale pari a 75 miliardi". Questo non vuol dire, comunque, che tutte le imprese sono solide, né che con il volatility adjustment nessuna compagnia avrà bisogno di capitale: si tratta sempre di medie di mercato. I prossimi step, che in parte abbiamo già visto, scatteranno il primo gennaio 2014, quando entreranno in vigore le linee guida di Eiopa in fatto di governance, Orsa e pre-application dei modelli interni, sulle quali Ivass si dichiarerà compliant. Sulla governance, infine, l'Istituto nazionale è pronto a rivedere nei prossimi mesi il Regolamento 20.
SISTEMA FINANZIARIO IN SICUREZZA
Questo, in sintesi, la portata dell'accordo politico trovato lo scorso 13 novembre dal trilogo, formato da Commissione, Parlamento e Consiglio Europeo. Entro marzo 2015 la direttiva Solvency II dovrà essere recepita dai Paesi membri dell'Unione Europea e il tutto entrerà in vigore il primo gennaio 2016. L'Ania ha definito ieri l'accordo come una svolta epocale che riguarda tutto il sistema finanziario italiano, che, grazie ai correttivi approvati, è messo in sicurezza rispetto alla volatilità dei mercati". Ieri, in una web conference, Dario Focarelli, direttore generale di Ania, ha illustrato nel dettaglio le conseguenze pratiche dell'accordo trovato settimana scorsa, rispondendo alle domande dei giornalisti in modalità telefonica e via web. Si tratta, tra l'altro, del primo evento di questo tipo sperimentato dall'Ania, che ha riscosso un buon successo, dopo i primi minuti di spaesamento e allineamenti tecnici.
LA DIRETTIVA DA PERICOLO A OPPORTUNITÀ
Il testo dell'accordo del trilogo non è ancora noto, ha fatto sapere Focarelli, ma sarà presentato nei prossimi giorni. A quel punto però i tempi saranno strettissimi, "certamente inediti per gli standard delle istituzioni continentali", ha aggiunto, ma il passaggio del 13 novembre è stato essenziale: "la finestra della scorsa settimana - ha spiegato il dg - era l'ultima disponibile, perché ad aprile ci saranno le elezioni per il rinnovo del Parlamento Europeo". Tuttavia, mancano all'appello ancora le misure di secondo e terzo livello, tra cui la calibrazione del Solvency capital requirement (Scr) e le linee guida di applicazione da parte di Eiopa. Ciò che è stato già definito però permette di guardare con ottimismo all'introduzione di Solvency II, che, se prima poteva rappresentare un pericolo, oggi sembra più un'opportunità.
"Il trilogo - ha continuato Focarelli - ha approvato l'Ltga package, cioè le misure che riguardano la stabilizzazione della volatilità sugli investimenti di lungo periodo".
Queste misure sono essenziali perché in periodi di crisi dei mercati finanziari permettono alle imprese di conservare un sufficiente livello di capitalizzazione, evitando aumenti di capitale, o peggio, il default. L'esempio è quello che è accaduto tra novembre e dicembre 2011, quando molti mercati europei erano sprofondati, per effetto delle tensioni sugli spread, a livelli bassissimi di capitale. "Tuttavia - ha sottolineato Focarelli - a valori di mercato certamente migliori, come quelli del dicembre 2012, la stessa capitalizzazione risultava più che sufficiente".
Per evitare questi alti e bassi saranno adottate tre misure: il volatility adjustment (Va), il matching adjustment e le misure transitorie. Gli ultimi due riguardano soprattutto i mercati anglosassoni e del nord Europa, mentre il primo impatta sul mercato italiano e simili. Le tre misure saranno comunque soggette a una disclosure completa da parte delle imprese che le adotteranno.
VOLATILITY BALANCER AL 65%
Ma in cosa consiste quindi il volatility adjustment? "Il meccanismo - ha spiegato Focarelli - agisce sul tasso risk free con il quale sono scontate le riserve assicurative. Si attenua così la distanza tra attivi e passivi delle assicurazioni. Ora, il volatility balancer proposto da Eiopa si fermava al 20%, in situazione critiche, ma l'industria assicurativa e i regolatori nazionali hanno sÚbito proposto di innalzare l'asticella: Ivass, per esempio, propose il 60%. A metà novembre, il livello è stato fissato al 65%: una misura che riteniamo congrua". Il calcolo del Va è molto complesso: dipende dal tasso di sconto risk free, dallo spread europeo e da quello del singolo Paese. Nella relazione dell'Ania si legge inoltre che "in particolari circostanze (forti tensioni, come nel 2011, ndr) scatta anche un aggiustamento di volatilità per i singoli Paesi, a patto, tuttavia, che il country spread (rispetto al tasso risk free euro) sia almeno di 100 basis point e pari ad almeno due volte lo spread del portafoglio di riferimento europeo". Un ulteriore esempio dell'importanza delle misure approvate è quanto dice Ivass, sostenendo che con un volatility balancer al 60% e uno spread italiano a 500 punti, come quello del novembre 2011, il valore della patrimonializzazione del mercato italiano sarebbe stato uguale, e quindi sostenibile, a una situazione con spread a 250 punti. "Un volatility balancer al 65% - ha commentato Focarelli - è quindi ottimo".
I PROSSIMI APPUNTAMENTI
È vero che Solvency II fissa requisiti di capitale pari al doppio degli attuali (50 miliardi contro 25), ma nel calcolo sono inserite poste di bilancio che ora, in regime di Solvency I, non sono ammissibili. "Al 31 dicembre 2012 - ha confermato Focarelli - le imprese italiane nel ramo vita hanno un solvency ratio al 159% con una media di buffer di capitale pari a 75 miliardi". Questo non vuol dire, comunque, che tutte le imprese sono solide, né che con il volatility adjustment nessuna compagnia avrà bisogno di capitale: si tratta sempre di medie di mercato. I prossimi step, che in parte abbiamo già visto, scatteranno il primo gennaio 2014, quando entreranno in vigore le linee guida di Eiopa in fatto di governance, Orsa e pre-application dei modelli interni, sulle quali Ivass si dichiarerà compliant. Sulla governance, infine, l'Istituto nazionale è pronto a rivedere nei prossimi mesi il Regolamento 20.
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