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Catastrofi, l’Italia alle prese con il protection gap

Nel Bel Paese gran parte del patrimonio abitativo non è resistente all’attività sismica

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L’Italia si trova di fronte ad un deficit di protezione dalle catastrofi naturali, tra cui eruzioni vulcaniche, tsunami, esondazioni, inondazioni, frane e colate di fango. Ciò nonostante la penetrazione assicurativa contro il rischio di calamità naturali nel Bel Paese è tra le più basse tra i paesi industrializzati. E’ quanto emerge dal recente studio pubblicato da Swiss Re dal titolo Il deficit di protezione contro le calamità naturali in Italia: è l’ora di agire.

Il Paese oggi affronta un significativo protection gap con particolare riferimento per il patrimonio abitativo. Storicamente, la gran parte delle perdite provocate dalle calamità naturali è stata coperta dal governo italiano, tramite finanziamenti ex post, spesso rendendo necessari aumenti delle tasse o riallocazione di fondi da altri programmi statali. La recente crisi finanziaria e il prolungato ristagno economico hanno, però, ridotto la capacità del governo di agire come assicuratore di ultima istanza. Al diminuire della capacità di spesa dello stato, i privati e le imprese si trovano sempre di più a gestire autonomamente la loro esposizione al rischio. “Recenti terremoti e disastri idrogeologici hanno causato vittime e notevoli perdite economiche, ancora più rilevanti se si includono i danni ai tesori artistici e culturali, di cui l’Italia è ricchissima – rileva Carlo Coletta, ceo di Swiss Re Italia – La gran parte del patrimonio abitativo non è resistente all’attività sismica e si è continuato a costruire case in aree ad alto rischio d’inondazione”.

In definitiva, il governo è chiamato a fare di più per aumentare la resilienza e promuovere tra la popolazione una cultura di preparazione al rischio, mentre gli assicuratori sono a loro volta chiamati a giocare un ruolo maggiore nello sviluppo di un’efficiente strategia di finanziamento del rischio naturale. Le compagnie assicurative devono sviluppare prodotti che i privati possano comprendere e conseguentemente essere incentivati a comprare, per gestire la loro esposizione ai pericoli naturali.



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