Catastrofi, l’Italia alle prese con il protection gap
Nel Bel Paese gran parte del patrimonio abitativo non è resistente all’attività sismica
21/07/2015
L’Italia si trova di fronte ad un deficit di protezione dalle catastrofi naturali, tra cui eruzioni vulcaniche, tsunami, esondazioni, inondazioni, frane e colate di fango. Ciò nonostante la penetrazione assicurativa contro il rischio di calamità naturali nel Bel Paese è tra le più basse tra i paesi industrializzati. E’ quanto emerge dal recente studio pubblicato da Swiss Re dal titolo Il deficit di protezione contro le calamità naturali in Italia: è l’ora di agire.
Il Paese oggi affronta un significativo protection gap con particolare riferimento per il patrimonio abitativo. Storicamente, la gran parte delle perdite provocate dalle calamità naturali è stata coperta dal governo italiano, tramite finanziamenti ex post, spesso rendendo necessari aumenti delle tasse o riallocazione di fondi da altri programmi statali. La recente crisi finanziaria e il prolungato ristagno economico hanno, però, ridotto la capacità del governo di agire come assicuratore di ultima istanza. Al diminuire della capacità di spesa dello stato, i privati e le imprese si trovano sempre di più a gestire autonomamente la loro esposizione al rischio. “Recenti terremoti e disastri idrogeologici hanno causato vittime e notevoli perdite economiche, ancora più rilevanti se si includono i danni ai tesori artistici e culturali, di cui l’Italia è ricchissima – rileva Carlo Coletta, ceo di Swiss Re Italia – La gran parte del patrimonio abitativo non è resistente all’attività sismica e si è continuato a costruire case in aree ad alto rischio d’inondazione”.
In definitiva, il governo è chiamato a fare di più per aumentare la resilienza e promuovere tra la popolazione una cultura di preparazione al rischio, mentre gli assicuratori sono a loro volta chiamati a giocare un ruolo maggiore nello sviluppo di un’efficiente strategia di finanziamento del rischio naturale. Le compagnie assicurative devono sviluppare prodotti che i privati possano comprendere e conseguentemente essere incentivati a comprare, per gestire la loro esposizione ai pericoli naturali.
Il Paese oggi affronta un significativo protection gap con particolare riferimento per il patrimonio abitativo. Storicamente, la gran parte delle perdite provocate dalle calamità naturali è stata coperta dal governo italiano, tramite finanziamenti ex post, spesso rendendo necessari aumenti delle tasse o riallocazione di fondi da altri programmi statali. La recente crisi finanziaria e il prolungato ristagno economico hanno, però, ridotto la capacità del governo di agire come assicuratore di ultima istanza. Al diminuire della capacità di spesa dello stato, i privati e le imprese si trovano sempre di più a gestire autonomamente la loro esposizione al rischio. “Recenti terremoti e disastri idrogeologici hanno causato vittime e notevoli perdite economiche, ancora più rilevanti se si includono i danni ai tesori artistici e culturali, di cui l’Italia è ricchissima – rileva Carlo Coletta, ceo di Swiss Re Italia – La gran parte del patrimonio abitativo non è resistente all’attività sismica e si è continuato a costruire case in aree ad alto rischio d’inondazione”.
In definitiva, il governo è chiamato a fare di più per aumentare la resilienza e promuovere tra la popolazione una cultura di preparazione al rischio, mentre gli assicuratori sono a loro volta chiamati a giocare un ruolo maggiore nello sviluppo di un’efficiente strategia di finanziamento del rischio naturale. Le compagnie assicurative devono sviluppare prodotti che i privati possano comprendere e conseguentemente essere incentivati a comprare, per gestire la loro esposizione ai pericoli naturali.
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