Maria Bianca Farina e la forza delle donne
È sempre di grande soddisfazione per me vedere una donna salire al vertice di grandi società: Maria Bianca Farina.
I top manager donne sono nettamente in minoranza e, per giunta, sono remunerate meno: misteri di un mercato ancora troppo misogino, che sconta il timore dei “maschietti” che temono, a mio parere con ragione, di essere surclassati dalle colleghe donne.
Maria Bianca Farina, carriera fulgidissima seppur lenta, proprio perché nella sua vita professionale ha sempre mantenuto, volutamente, un profilo basso: non si è mai atteggiata a prima donna pur avendone le qualità. Ha sempre svolto il suo lavoro con grande determinazione e serietà. Il suo Cv la presenta chiaramente: direttore generale e poi amministratore delegato di Poste Vita, nominata da Papa Francesco membro dell’Autorità antiriciclaggio del Vaticano. Dal primo gennaio 2016, è presidente dell’Ania, in sostituzione di Aldo Minucci.
Oltre a tutti questi importanti incarichi, l’ad Poste Italiana, Francesco Caio, ha pensato bene di affidarle un ulteriore compito, nella certezza di averne un buon successo di ritorno: convincere i cittadini italiani ad affidare a Poste, entro il 2020, circa 70 miliardi di risparmi, grazie alle sue competenze e capacità, ormai ampiamente collaudate. Sappiamo tutti quale appeal hanno le Poste per la collettività e sarei pronta a scommettere per un ottimo risultato. Soprattutto nel clima di grande disagio che aleggia attorno ad alcune banche. Da metà novembre 2015, l’immagine degli istituti di credito si è un po’ appannata, creando diffidenza e disagi ai correntisti e, proprio le Poste, in quanto bailamme, potrebbero apparire come un ricovero tranquillo e sicuro.
Farina vuol far breccia anche nell’ambiente dei fondi gestiti, uno dei pochi settori della finanza che oggi può vantare reali crescite. La sfida sarebbe tra il mercato assicurativo e la finanza: i bassi interessi delle polizze vita orientano il cliente verso i fondi d’investimento, alla ricerca di un vantaggio economico quasi occulto.
Poste, nella sostanza, desidera rincorrere il successo e Francesco Caio, non certo per hobby, ha acquistato oltre il 10/% di Anima, fondo ambitissimo: sono tutti abbastanza certi che una donna come Maria Bianca Farina sia in grado di far crescere questa partecipazione anche nei fondi Anima. Come? Lo vedremo prossimamente.
Farina ha iniziato nel 1963 (a 22 anni) la sua carriera, entrando come dipendente in Ina, allora Ente pubblico. Laureata in Economia con la lode, riservata e discreta, ha solo pensato a lavorare con una volontà ferrea, degna, per la sua determinazione, di Margaret Thatcher. Nessun “salotto buono” l’ha mai attratta, sempre attenta alla tutela della propria privacy.
In un mondo fragile e guasto, che vende solo fumo, questa donna rappresenta il prototipo della discrezione, della riservatezza e della passione per la propria professione.
La leva che ha sbloccato la sua vita manageriale è stato il passaggio dalla “vetusta” Ina al gruppo Generali.
Va rimarcato che sotto la sua guida, Poste Vita ha avuto un’escalation eccezionale. Certo ha avuto dalla sua ben 13 mila sportelli dislocati su tutto il territorio nazionale, in paesini abitati anche da sole 2mila persone.
L’ad Farina ha fatto presente al mondo assicurativo le grandi difficoltà affrontate per la formazione dei dipendenti, che ha risolto alla grande, cercando modi e termini per motivare la rete e far, per prima cosa, intendere quanto importante sia nella vita di ciascuno di noi un contratto vita, grande o piccolo che sia.
Ha formato i dipendenti abituandoli a mettersi sempre alla portata dell’utente. Non va dimenticato, comunque, il grande rapporto fiduciario che lega gli italiani alle Poste, e questo, non v'è dubbio, è parte essenziale dei risultati.
I prodotti vita creati dalla compagnia sono chiari, senza orpelli e sanno mantenere, anche nel tempo, ciò che hanno promesso, anche se con rendimenti bassi.
Il suo mandato scadrà nel 2017.
Sono curiosa di sapere come svolgerà il suo ruolo di presidente di Ania, se saprà “pacificare” questo mercato assicurativo, grazie a quell’intuito e a quel sesto senso che solo le donne (chiedo venia ai signori uomini) posseggono.
Non sarà semplice ricreare la fiducia, che fu il motore trainante del mercato negli ultimi vent’anni; fiducia andata malamente distrutta per varie ragioni che sarebbe troppo lungo elencare. Ragioni, alcune davvero inspiegabili, molte volte anche contro i propri interessi.
Va tenuta in evidenza, ad esempio, la totale demotivazione di un’intera categoria di intermediari, la bagarre non sempre ben celata con il governo, la labile protezione della collettività. Senza dimenticare sanità, previdenza, quella vera, che se le imprese volessero, potrebbero valorizzare.
Speriamo che il background di Maria Bianca Farina sappia rifondare questo comparto.
Auguri presidente.
I top manager donne sono nettamente in minoranza e, per giunta, sono remunerate meno: misteri di un mercato ancora troppo misogino, che sconta il timore dei “maschietti” che temono, a mio parere con ragione, di essere surclassati dalle colleghe donne.
Maria Bianca Farina, carriera fulgidissima seppur lenta, proprio perché nella sua vita professionale ha sempre mantenuto, volutamente, un profilo basso: non si è mai atteggiata a prima donna pur avendone le qualità. Ha sempre svolto il suo lavoro con grande determinazione e serietà. Il suo Cv la presenta chiaramente: direttore generale e poi amministratore delegato di Poste Vita, nominata da Papa Francesco membro dell’Autorità antiriciclaggio del Vaticano. Dal primo gennaio 2016, è presidente dell’Ania, in sostituzione di Aldo Minucci.
Oltre a tutti questi importanti incarichi, l’ad Poste Italiana, Francesco Caio, ha pensato bene di affidarle un ulteriore compito, nella certezza di averne un buon successo di ritorno: convincere i cittadini italiani ad affidare a Poste, entro il 2020, circa 70 miliardi di risparmi, grazie alle sue competenze e capacità, ormai ampiamente collaudate. Sappiamo tutti quale appeal hanno le Poste per la collettività e sarei pronta a scommettere per un ottimo risultato. Soprattutto nel clima di grande disagio che aleggia attorno ad alcune banche. Da metà novembre 2015, l’immagine degli istituti di credito si è un po’ appannata, creando diffidenza e disagi ai correntisti e, proprio le Poste, in quanto bailamme, potrebbero apparire come un ricovero tranquillo e sicuro.
Farina vuol far breccia anche nell’ambiente dei fondi gestiti, uno dei pochi settori della finanza che oggi può vantare reali crescite. La sfida sarebbe tra il mercato assicurativo e la finanza: i bassi interessi delle polizze vita orientano il cliente verso i fondi d’investimento, alla ricerca di un vantaggio economico quasi occulto.
Poste, nella sostanza, desidera rincorrere il successo e Francesco Caio, non certo per hobby, ha acquistato oltre il 10/% di Anima, fondo ambitissimo: sono tutti abbastanza certi che una donna come Maria Bianca Farina sia in grado di far crescere questa partecipazione anche nei fondi Anima. Come? Lo vedremo prossimamente.
Farina ha iniziato nel 1963 (a 22 anni) la sua carriera, entrando come dipendente in Ina, allora Ente pubblico. Laureata in Economia con la lode, riservata e discreta, ha solo pensato a lavorare con una volontà ferrea, degna, per la sua determinazione, di Margaret Thatcher. Nessun “salotto buono” l’ha mai attratta, sempre attenta alla tutela della propria privacy.
In un mondo fragile e guasto, che vende solo fumo, questa donna rappresenta il prototipo della discrezione, della riservatezza e della passione per la propria professione.
La leva che ha sbloccato la sua vita manageriale è stato il passaggio dalla “vetusta” Ina al gruppo Generali.
Va rimarcato che sotto la sua guida, Poste Vita ha avuto un’escalation eccezionale. Certo ha avuto dalla sua ben 13 mila sportelli dislocati su tutto il territorio nazionale, in paesini abitati anche da sole 2mila persone.
L’ad Farina ha fatto presente al mondo assicurativo le grandi difficoltà affrontate per la formazione dei dipendenti, che ha risolto alla grande, cercando modi e termini per motivare la rete e far, per prima cosa, intendere quanto importante sia nella vita di ciascuno di noi un contratto vita, grande o piccolo che sia.
Ha formato i dipendenti abituandoli a mettersi sempre alla portata dell’utente. Non va dimenticato, comunque, il grande rapporto fiduciario che lega gli italiani alle Poste, e questo, non v'è dubbio, è parte essenziale dei risultati.
I prodotti vita creati dalla compagnia sono chiari, senza orpelli e sanno mantenere, anche nel tempo, ciò che hanno promesso, anche se con rendimenti bassi.
Il suo mandato scadrà nel 2017.
Sono curiosa di sapere come svolgerà il suo ruolo di presidente di Ania, se saprà “pacificare” questo mercato assicurativo, grazie a quell’intuito e a quel sesto senso che solo le donne (chiedo venia ai signori uomini) posseggono.
Non sarà semplice ricreare la fiducia, che fu il motore trainante del mercato negli ultimi vent’anni; fiducia andata malamente distrutta per varie ragioni che sarebbe troppo lungo elencare. Ragioni, alcune davvero inspiegabili, molte volte anche contro i propri interessi.
Va tenuta in evidenza, ad esempio, la totale demotivazione di un’intera categoria di intermediari, la bagarre non sempre ben celata con il governo, la labile protezione della collettività. Senza dimenticare sanità, previdenza, quella vera, che se le imprese volessero, potrebbero valorizzare.
Speriamo che il background di Maria Bianca Farina sappia rifondare questo comparto.
Auguri presidente.
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