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Insolvenze, un’Europa a due velocità

Dall’analisi di Coface, per il 2015, emergono prospettive economiche in miglioramento con un calo delle insolvenze del 6%

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Il termometro dell’economia, tarato sul livello delle insolvenze d’impresa, segna  timidi segnali di miglioramento per le aziende dell’Europa centrale e orientale. Ma la strada è ancora lunga: l’anno scorso, infatti, più di 65 mila imprese erano in liquidazione o risanamento. Ad ogni modo il 2014, dopo la doppia recessione della zona euro, si è caratterizzato anche per una lieve ripresa dell’attività economica. Questo il panorama tracciato da Coface, compagnia internazionale che opera nell’assicurazione dei crediti. Nel dettaglio, il ritmo di crescita del Pil ha subito un’evoluzione passando da 1,3% nel 2013 a 2,5% nel 2014, trainato dalla domanda interna. Questa tendenza si osserva in particolare nei consumi delle famiglie, che beneficiano della diminuzione dei tassi di disoccupazione, dell’aumento degli stipendi e della fiducia ritrovata da parte dei consumatori. L’inflazione bassa, o meglio la deflazione, ha colpito numerose economie nella regione. Tale fenomeno è dovuto principalmente a fattori esterni, per primo il calo dei prezzi delle materie prime. Il miglioramento delle prospettive economiche ha generato una stabilizzazione del numero delle insolvenze (ossia dei fallimenti aziendali, in liquidazione o risanamento) in leggera diminuzione del -0,5% nel 2014 (contro un +7% nel 2013). Tuttavia, l’aumento dei consumi interni non è stato sufficiente per consentire alle insolvenze di ritornare al livello pre-crisi. Anche se in prospettiva, le insolvenze d’impresa nei paesi dell’Europa centrale e orientale continueranno a registrare miglioramenti. E per il 2015, Coface prevede una diminuzione del -6% del numero di insolvenze a livello regionale. 

In linea con la situazione economica, la dinamica delle insolvenze varia nelle economie dell’Europa centrale e orientale. In Slovenia e Ungheria è stato osservato un forte aumento del numero di insolvenze. Sebbene la Slovenia abbia registrato nel 2014 una solida crescita del Pil, pari al 2,5%, nel Paese le imprese non hanno percepito miglioramenti visibili della loro attività. Il numero di insolvenze è aumentato del +44,7%, il livello più alto nella regione. Tra le motivazioni più spesso avanzate per spiegare questo incremento ci sono il carattere inappropriato delle decisioni in materia di investimenti, un adattamento alla crisi economica insufficiente e un alto livello di indebitamento delle imprese. In Ungheria, l’evoluzione del quadro legislativo ha contribuito al forte aumento del numero di insolvenze, che ha subito un’impennata del +29,4% nel 2014. In Serbia e in Romania, il numero di insolvenze si è considerevolmente ridotto rispetto al 2013. In seguito alla revisione della legge serba sui fallimenti ad agosto 2014, il numero di insolvenze è diminuito del 43,8% in un anno. In Romania, la buona tenuta dell’attività economica, supportata dalla crescita dei consumi delle famiglie e dal ricorso crescente ai fondi dell’Unione europea, si è tradotta da parte delle imprese in una ripresa, con un calo del 28% del numero di insolvenze.

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