Fpa, dialogare è un obbligo
Non è nelle mie intenzioni fare la cronistoria (peraltro conosciuta ai più) dell'ex Cassa Pensione - oggi Fpa degli agenti italiani - fortemente voluta nel lontano 1975 (con obbligo di iscrizione dal 1974), dopo lunghi confronti con l'Associazione delle imprese, per garantire una previdenza integrativa a tutti.
Un obiettivo che è stato raggiunto grazie all'impegno estenuante, durato mesi, di tutti quei colleghi che lo hanno fortemente desiderato; intere nottate, trascorse in Ania, per arrivare a concludere positivamente la trattativa. Un'Ania che, seppur riluttante, alla fine si rese disponibile ad accettare condizioni e co-gestione della stessa Cassa Pensione.
Non desidero creare ulteriori guerre fratricide che, peraltro, non conducono da nessuna parte e restano solo parole amare al vento e i cui risultati sono sotto gli occhi di tutti. Tuttavia, vorrei esprimere il mio pensiero.
La situazione è cambiata da diverso tempo. Una volta i titoli di Stato (solo per dirne una) avevano interessi a due cifre e la vita media era inferiore a quella odierna così come a quella prevista per il 2040.
Questa, una delle ragioni (al di là della legge Fornero). Le imprese si ammantano di immenso sugli incrementi dei loro Fondi/Pip (che hanno sempre un segno + davanti), dimenticando, però, di tendere concretamente una mano alle loro reti di vendita e lasciando la situazione nelle mani di Covip, con conseguenti gravosi tagli alle pensioni degli agenti in quiescenza.
Nessun intervento - ovviamente – per gli intermediari in attività, che sono quelli che dovrebbero garantire, con i loro contributi, le pensioni. Chi penserà al loro futuro?
Gli sforzi dimenticati
Trovo doveroso riflettere sulle migliaia di agenti, oggi pensionati, penalizzati pesantemente i quali, illo tempore, hanno aiutato, con il loro lavoro e l'alta competenza tecnica e gestionale, a ricostruire, in pieno dopoguerra, le sorti di un comparto assicurativo, anch'esso disastrato. E' facile, per molti, rimuovere pezzi di storia di questo settore. Ancora più assurda e grave è la situazione odierna, che sembrerebbe dovuta ad impuntature ideologiche delle singole parti in causa, le quali avrebbero dovuto e potuto, anche per rispetto ai patti pregressi, trovare risultati accettabili per tutti.
Una debacle inaspettata
Gli intermediari interessati all'argomento, e coloro che già godevano della pensione, non sono mai stati informati sui futuri reali pericoli del Fpa: nei congressi e comitati centrali venivano illustrati gli strepitosi risultati di bilancio e i lucrosi redditi delle proprietà immobiliari, ma mai è stato fatto cenno ad un sistema sbagliato, che non poteva reggere di fronte ad una vita media che, costantemente, si allungava in un mondo in piena trasformazione, con incorporazioni tra compagnie all'ordine del giorno, così come l'ovvio calo dei punti di vendita e del numero degli agenti paganti.
La categoria non comprende chiaramente come sia stato possibile, dopo gli enunciati successi, questa debacle: il Fpa, da Covip, non più di tre anni fa, ha avuto riconoscimenti di altissimo livello, vincendo una sorta di oscar come miglior Fondo. Ci sono state anche lunghe ispezioni, ma nulla è stato mai obiettato, da parte dell'Autority, sulla gestione. Nessun appunto.
Una guerra senza frontiere
A mio parere, è un grave errore respingere l'invito al dialogo e confronto con il Commissario, Ermanno Martinetto, da parte del sindacato, tuttora arroccato in vecchie ideologie e incapace di portare a termine un risultato. Solo guardandosi negli occhi, tra persone per bene, forse, erano possibili soluzioni meno drastiche.
Viceversa, ci sono state solo alcune lettere, indirizzate in risposta al Commissario, da parte del sindacato, a volte scortesi e lontane dalla realtà dei fatti. Non c'è stato il buon senso, l'umiltà e il senso del dovere, di ascoltare le proposte concrete che riguardavano gli interessi dei propri iscritti. Il tutto, poi, pubblicizzato e amplificato sulla stampa specializzata, come se si esponesse un trofeo di guerra.
E' così, tra tutti questi niet, il sindacato è arrivato a respingere quanto proposto dal Commissario nel giugno 2015: un taglio del 40% medio. E alcuni agenti in attività (poche centinaia) hanno condiviso questa guerra senza frontiere.
Se non fosse una tragedia annunciata, mi verrebbe da sorriderne. All'atto pratico, nessuno degli attivi vuole andare in guerra a difesa dei pensionati: tengono famiglia e agenzie e non vogliono esporsi.
L'atteggiamento, mi appare come una pantomima: il sindacato dichiara guerra (solo verbale) alla corazzata Bismarck (Covip) e si arma di fionde e noccioline americane sperando di vincere.
I tanti interrogativi
Responsabili di questa situazione, i CdA che si sono succeduti in questi quarant'anni, nessuno escluso, senza dimenticare che lo stesso è composto da agenti e componenti Ania.
Molte le domande lecite: Le prestazioni erano garantite? Ora non si può più fare? E' mancata la competenza, il coraggio? E soprattutto, erano proprio necessari tutti quei lazzi e frizzi di cui gli intermediari sono stati imbottiti? E ancora, non si poteva avere un congresso vero, aperto a tutti, pensionati compresi, che raccontasse la verità? Evidentemente, era troppo rischioso per il consolidamento dei vari incarichi, poltrone e sgabellini. Meglio interventi roboanti, sogni raccontati, applausi a scena aperta, per poi appurare, in questi giorni, che questa politica di rifiuto a tutto, ha portato a tagli che toccano anche l'80%, con l'aggiunta della richiesta di restituzione di alcuni spiccioli (da 10 a 250 euro bimestrali, in detrazione a quanto erogato adesso), anche sulle pensioni di reversibilità! Ovvero, coinvolgendo i colleghi defunti, che avranno versato i propri contributi nella convinzione di essere saggiamente amministrati!
Questo è proprio un modus operandi inaccettabile e, chi è arrivato a sortire questo risultato, dovrebbe spiegare quale iter mentale ha seguito. I contributi allora versati non erano sufficienti? Perchè non richiederne l'aumento, la revisione? Quanti consulenti hanno visionato la situazione attuariale? E poi, nessuno si è reso conto di come stessero le cose?
A questo punto, non sarebbe male farsi restituire (da loro, sì) le profumate parcelle erogate!
Ania – in quanto parte in causa - lascia affossare quello che dovrebbe essere il fiore all'occhiello della Confindustria assicurativa: la previdenza integrativa dei propri agenti. Ma perchè? Non certo per mancanza di fondi. Si tratta forse di una impuntatura nei confronti di una trattativa nata male e morta malissimo?
L'Assemblea dei delegati nel 2015 è andata deserta, su invito di parte del CdA, giusto per non essere costretti, penso, a dare concrete spiegazioni. Il sindacato ha fatto il giro d'Italia, per raccontare ai propri iscritti che erano forti e che la strategia adottata era stata loro consigliata da importanti professionisti, legali di grido.... (non era meglio un neo laureato?)
Queste mie riflessioni vorrebbero mettere in luce quanto sia grave l'arroganza di alcuni e la mancanza di un vero canovaccio di trattativa. Dialogare è un obbligo, soprattutto quando si agisce in nome e per conto di chi spetta...
Un obiettivo che è stato raggiunto grazie all'impegno estenuante, durato mesi, di tutti quei colleghi che lo hanno fortemente desiderato; intere nottate, trascorse in Ania, per arrivare a concludere positivamente la trattativa. Un'Ania che, seppur riluttante, alla fine si rese disponibile ad accettare condizioni e co-gestione della stessa Cassa Pensione.
Non desidero creare ulteriori guerre fratricide che, peraltro, non conducono da nessuna parte e restano solo parole amare al vento e i cui risultati sono sotto gli occhi di tutti. Tuttavia, vorrei esprimere il mio pensiero.
La situazione è cambiata da diverso tempo. Una volta i titoli di Stato (solo per dirne una) avevano interessi a due cifre e la vita media era inferiore a quella odierna così come a quella prevista per il 2040.
Questa, una delle ragioni (al di là della legge Fornero). Le imprese si ammantano di immenso sugli incrementi dei loro Fondi/Pip (che hanno sempre un segno + davanti), dimenticando, però, di tendere concretamente una mano alle loro reti di vendita e lasciando la situazione nelle mani di Covip, con conseguenti gravosi tagli alle pensioni degli agenti in quiescenza.
Nessun intervento - ovviamente – per gli intermediari in attività, che sono quelli che dovrebbero garantire, con i loro contributi, le pensioni. Chi penserà al loro futuro?
Gli sforzi dimenticati
Trovo doveroso riflettere sulle migliaia di agenti, oggi pensionati, penalizzati pesantemente i quali, illo tempore, hanno aiutato, con il loro lavoro e l'alta competenza tecnica e gestionale, a ricostruire, in pieno dopoguerra, le sorti di un comparto assicurativo, anch'esso disastrato. E' facile, per molti, rimuovere pezzi di storia di questo settore. Ancora più assurda e grave è la situazione odierna, che sembrerebbe dovuta ad impuntature ideologiche delle singole parti in causa, le quali avrebbero dovuto e potuto, anche per rispetto ai patti pregressi, trovare risultati accettabili per tutti.
Una debacle inaspettata
Gli intermediari interessati all'argomento, e coloro che già godevano della pensione, non sono mai stati informati sui futuri reali pericoli del Fpa: nei congressi e comitati centrali venivano illustrati gli strepitosi risultati di bilancio e i lucrosi redditi delle proprietà immobiliari, ma mai è stato fatto cenno ad un sistema sbagliato, che non poteva reggere di fronte ad una vita media che, costantemente, si allungava in un mondo in piena trasformazione, con incorporazioni tra compagnie all'ordine del giorno, così come l'ovvio calo dei punti di vendita e del numero degli agenti paganti.
La categoria non comprende chiaramente come sia stato possibile, dopo gli enunciati successi, questa debacle: il Fpa, da Covip, non più di tre anni fa, ha avuto riconoscimenti di altissimo livello, vincendo una sorta di oscar come miglior Fondo. Ci sono state anche lunghe ispezioni, ma nulla è stato mai obiettato, da parte dell'Autority, sulla gestione. Nessun appunto.
Una guerra senza frontiere
A mio parere, è un grave errore respingere l'invito al dialogo e confronto con il Commissario, Ermanno Martinetto, da parte del sindacato, tuttora arroccato in vecchie ideologie e incapace di portare a termine un risultato. Solo guardandosi negli occhi, tra persone per bene, forse, erano possibili soluzioni meno drastiche.
Viceversa, ci sono state solo alcune lettere, indirizzate in risposta al Commissario, da parte del sindacato, a volte scortesi e lontane dalla realtà dei fatti. Non c'è stato il buon senso, l'umiltà e il senso del dovere, di ascoltare le proposte concrete che riguardavano gli interessi dei propri iscritti. Il tutto, poi, pubblicizzato e amplificato sulla stampa specializzata, come se si esponesse un trofeo di guerra.
E' così, tra tutti questi niet, il sindacato è arrivato a respingere quanto proposto dal Commissario nel giugno 2015: un taglio del 40% medio. E alcuni agenti in attività (poche centinaia) hanno condiviso questa guerra senza frontiere.
Se non fosse una tragedia annunciata, mi verrebbe da sorriderne. All'atto pratico, nessuno degli attivi vuole andare in guerra a difesa dei pensionati: tengono famiglia e agenzie e non vogliono esporsi.
L'atteggiamento, mi appare come una pantomima: il sindacato dichiara guerra (solo verbale) alla corazzata Bismarck (Covip) e si arma di fionde e noccioline americane sperando di vincere.
I tanti interrogativi
Responsabili di questa situazione, i CdA che si sono succeduti in questi quarant'anni, nessuno escluso, senza dimenticare che lo stesso è composto da agenti e componenti Ania.
Molte le domande lecite: Le prestazioni erano garantite? Ora non si può più fare? E' mancata la competenza, il coraggio? E soprattutto, erano proprio necessari tutti quei lazzi e frizzi di cui gli intermediari sono stati imbottiti? E ancora, non si poteva avere un congresso vero, aperto a tutti, pensionati compresi, che raccontasse la verità? Evidentemente, era troppo rischioso per il consolidamento dei vari incarichi, poltrone e sgabellini. Meglio interventi roboanti, sogni raccontati, applausi a scena aperta, per poi appurare, in questi giorni, che questa politica di rifiuto a tutto, ha portato a tagli che toccano anche l'80%, con l'aggiunta della richiesta di restituzione di alcuni spiccioli (da 10 a 250 euro bimestrali, in detrazione a quanto erogato adesso), anche sulle pensioni di reversibilità! Ovvero, coinvolgendo i colleghi defunti, che avranno versato i propri contributi nella convinzione di essere saggiamente amministrati!
Questo è proprio un modus operandi inaccettabile e, chi è arrivato a sortire questo risultato, dovrebbe spiegare quale iter mentale ha seguito. I contributi allora versati non erano sufficienti? Perchè non richiederne l'aumento, la revisione? Quanti consulenti hanno visionato la situazione attuariale? E poi, nessuno si è reso conto di come stessero le cose?
A questo punto, non sarebbe male farsi restituire (da loro, sì) le profumate parcelle erogate!
Ania – in quanto parte in causa - lascia affossare quello che dovrebbe essere il fiore all'occhiello della Confindustria assicurativa: la previdenza integrativa dei propri agenti. Ma perchè? Non certo per mancanza di fondi. Si tratta forse di una impuntatura nei confronti di una trattativa nata male e morta malissimo?
L'Assemblea dei delegati nel 2015 è andata deserta, su invito di parte del CdA, giusto per non essere costretti, penso, a dare concrete spiegazioni. Il sindacato ha fatto il giro d'Italia, per raccontare ai propri iscritti che erano forti e che la strategia adottata era stata loro consigliata da importanti professionisti, legali di grido.... (non era meglio un neo laureato?)
Queste mie riflessioni vorrebbero mettere in luce quanto sia grave l'arroganza di alcuni e la mancanza di un vero canovaccio di trattativa. Dialogare è un obbligo, soprattutto quando si agisce in nome e per conto di chi spetta...
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